Si vede la fine dell’era di questo uomo forte, per quanto non in modo deciso, con un compromesso legale in stile thai nella corte costituzionale
Il primo ministro thai Prayuth Chanocha continuerà a governare ancora per un po’ vista la decisione dell’alta corte thailandese che si è espressa sulla legalità del suo mandato che, secondo la costituzione del 2017, deve durare otto anni. Ma si vede la fine dell’era di questo uomo forte, per quanto non in modo deciso.

Con le forze di sicurezza spiegate, le proteste dell’opposizione e le paure di nuove violenze, i nove giudici della corte hanno deciso che il mandato legale dell’ex comandante dell’esercito iniziò ad aprile 2017 con la promulgazione dell’odierna costituzione e non quando prese il potere con il golpe del 2014 o quando fu eletto dopo le elezioni generali del 2019.
La petizione dei partiti di opposizione all’alta corte sosteneva che si dovesse contare il premierato a partire da agosto 2014 quando fu nominato formalmente primo ministro del regime del golpe, dopo aver estromesso un governo eletto democraticamente a maggio dello stesso anno.
I sostenitori del premier invece sostenevano in modo diverso il 2017 o il 2019.
Questa decisione della corte deve perciò essere percepita come un compromesso legale in stile thai per limitare le tensioni politiche nella corsa alle elezioni del prossimo anno.
La sentenza permetterà a Prayuth, che fa anche da ministro della difesa, di riprendere i doveri del suo premierato dopo la sospensione di cinque settimane imposte mentre la corte valutava il caso. Egli potrà quindi presiedere il summit dell’APEC, cooperazione economica dell’Asia Pacifico, che si avrà a metà novembre a Bangkok a cui parteciperanno molti capi di stato mondiali, che potrebbe essere il coronamento al suo governo.
Le fasi di preparazione all’evento forse serviranno a coprire il rumore politico nelle settimane precedenti. Ma le conseguenze sottaciute sulla stabilità e instabilità nella corsa alle elezioni dipenderanno da come il soldato monarchico considera questa decisione, se crede che la decisione sia in qualche modo fatta da una fazione dell’elite conservatrice tradizionale che vorrebbe un volto nuovo per i propri interessi nelle prossime elezioni.

Un gruppo delle elite conservatrici vecchie, più legate al re precedente che all’attuale, avevano chiesto per iscritto a Prayuth, prima della sua sospensione, di anteporre la nazione a se stesso evitando di partecipare alle prossime elezioni generali facendo strada così ad un candidato civile più eleggibile per sostenere il campo conservatore.
Non è chiaro se quel gruppo a cui partecipavano un ex-premier, un ministro degli esteri e forse alcuni rappresentanti dei grandi conglomerati, abbia avuto un peso sulla corte costituzionale, un bastione del potere indipendente monarchico conservatore allineato però al potere militare.
Un diplomatico con conoscenze ha detto che Prayuth aveva minacciato la dissoluzione del parlamento in risposta alla vergognosa sospensione, ma che “gli era stato detto dall’alto” che non era una cosa fattibile. Ora girano dicerie di golpe tra i diplomatici sebbene ora non sia chiaro chi possa essere tentato di fare il golpe contro chi.
La sospensione di cinque settimane è stata coperta dal vice premier Prawit Wongsuwan, suo fidato collega ed ex-suo superiore nella gerarchia militare. Prawit non ha occupato l’ufficio personale di Prayuth nel periodo di tempo limitato, ma la sua cerchia e i suoi aiutanti si sono aggirati compiaciuti nella Casa del Governo in stile veneziano.
I critici dicono che la designazione di primo ministro facente funzione di Prawit è un termine improprio viste le tante sue immagini circolate in cui dorme sulla sedia durante un evento ufficiale nella provincia meridionale di Krabi, e visti allo stesso tempo i suoi commenti che hanno fatto suonare gli allarmi perché parevano indicare che faceva pressioni sulla Banca della Thailandia che sostenesse la caduta della moneta thailandese.
La decisione della Corte Costituzionale, che ha posto al 6 aprile 2025 il limite definitivo per l’eleggibilità di Prayuth a primo ministro, meno della metà dei quattro anni del prossimo governo eletto, approfondisce il dilemma elettorale del partito dei militari Palang Pracharat Party’s (PPRP) che vede scemare decisamente la propria popolarità tra sondaggi ed elezioni suppletive.
Tutto ciò fa il gioco del Pheu Thai Party, il principale partito di opposizione guidato dall’ex premier Thaksin Shinawatra e dal suo clan familiare.
Un’indagine demoscopica molto citata localmente e a livello internazionale, ma definita fallace dal premier, vede la figlia di Thaksin, da poco approdata alla politica Paetongtarn Shinawatra, superare nelle preferenze Prayuth con un margine del 50%, 25.28% contro 11.68%.

Paetongtarn Shinawatra ha predetto una vittoria a valanga per il suo partito alle prossime elezioni e ha indicato anche che avrebbe cercato, qualora eletta, di riportare il padre già condannato in patria dall’esilio, proposta già sostenuta dall’ex premier Yingluck Shinawatra che diede inizio ad una catena di eventi che portò al golpe del 2014.
Diplomatici che hanno di recente parlato con membri del Pheu Thai Party dicono che il partito potrebbe schierare alla fine il magnate delle proprietà Sansiri, Srettha Thavisin, che ha legami stretti con Yingluck, uno scenario a cui avrebbe fatto cenno Thaksin quando disse che deciderà alla fine la madre di Paetongtarn se potrà correre per il premierato.
Da parte sua il partito PPRP forse già valuta un mandato di due anni a Prayuth e di due anni a Prawit in una coalizione guidata dal PPRP. Non è chiaro se questa formula del vecchio soldato riuscirà a catturare l’immaginario dell’elettorato, sebbene il PPRP avesse superato tutte le attese vincendo la maggioranza dei voti, ma non dei seggi, con Prayuth come suo volto da uomo forte nelle elezioni del 2019.
Allo stesso tempo ci sono i primi indizi che il PPRP abbia già un altro candidato in mente, uno più legato agli affari. Gli osservatori notano che il consigliere d’amministrazione della Gulf Energy Sarath Ratanavadi, la seconda personalità più ricca del paese con legami personali con Re Vajiralongkorn e noto finanziatore del PPRP, si è fatto notare per la prima volta dando interviste a Bloomberg anche su questioni scottanti come il crollo della valuta Thai, durante la sospensione di Prayuth.
Altri prevedono un ricco accordo potenziale con Anutin Charnvirakul, capo del BhumJaithai Party e ministro della salute, colui che è dietro al boom della mariujana del Regno, per tenere lontano il Pheu Thai. Il Bhumjaithai sta già lavorando e facendo pesante campagna elettorale nelle province offendo future posizioni importanti a politici, sia del PPRP che del Pheu Thai, disposti a cambiare schieramento.
Tuttavia altri prevedono uno scenario di fine elezioni del 2023 in cui il voto è tanto ben distribuito tra PPRP, Pheu Thai e Bhumjaithai che il voto parlamentare per il primo ministro, in cui il senato di 250 membri nominato dai militari è decisivo, comporta un parlamento bloccato che apre la via legale ad un premier esterno nominato dal re.
Uno scenario così ricco di speculazioni favorisce il popolare governatore di Bangkok Chadchart Sittipunt che molti vedono ideale per unire la divisione politica del regno per i suoi legami al partito di Thaksin e il suo retroterra familiare fortemente conservatore ed una parentela che fino al 2016 fu nel corpo consultivo del Consiglio della Corona.
Una prima lettura inconcludente della sentenza è che essa apre la strada al ritiro dalla politica da parte di Prayuth quando finirà il suo mandato l’anno prossimo per dedicarsi meglio a proteggere la corona come presidente del Consiglio della Corona di Re Vajiralongkorn, una posizione somma a cui secondo molti osservatori Prayuth aspirerebbe.
Gli osservatori notano che l’ora deceduto ex comandante dell’esercito Prem Tinsulanonda giocò le proprie carte politiche dopo essersi dimesso dopo otto anni di premierato. Prem, sotto il regno di Bhumibol, trasformò il corpo di nominati in un fortissimo centro di potere in modo analogo all’antica tradizione di palazzo del vice re, upatham.
Il corpo consultivo ha perso molto di quel potere e dell’autonomia con la caduta di Prem e l’ascesa di Vajiralongkorn, mentre alcuni si riferiscono ad esso come ad una stanza fredda sotto l’attuale presidenza e ex capo delle forze armate Surayud Chulanont.
A definire la scelta di Prayuth se partecipare alle elezioni oppure ritirarsi sarà la percezione di Prayuth nel poter riaffermare il potere ed il prestigio del consiglio della Corona nella nuova conformazione di palazzo.
Shawn Crispin, Asiatimes