L’Indonesia ha finalmente la sua legge contro la violenza sessuale

Il parlamento indonesiano ha approvato una legge epocale contro la violenza sessuale il 12 aprile scorso dopo un dibattito parlamentare che durava da sei anni e da oltre un decennio di lotte e discussioni nella società indonesiana.

La legge nota come TPKS “non è un dono alle donne” come ha detto il presidente del parlamento indonesiano Puan Maharani al momento dell’approvazione. E’ il minimo sindacale che crea le protezioni essenziali e necessarie dei diritti umani ed è il risultato di una dura lotta dentro e fuori il parlamento. E’ un elemento fondamentale per una paese più civile.

manifestazione contro la violenza sessuale in Indonesia
foto di Tunggal Pawestri.

Una prima bozza di legge risale al 2014 e fu redatta dalla Commissione Nazionale sulla violenza contro le donne, Komnas Perempuan, ma la sua origine la si può ritrovare nel 2010 quando la commissione iniziò a discutere del bisogno di una legge simile per rispondere al crescente numero di casi di violenze contro le donne.

Da allora la società civile e i militanti di genere hanno indefessamente sostenuto la legge conducendo incontri regolari con parlamento indonesiani e tenendo innumerevoli discussioni pubbliche, campagne di media sociali e dimostrazioni e marce, a cui hanno contribuito anche le grandi ditte di prodotti di bellezza.

Nelle stesse manifestazioni studentesche del movimento del 2019 di Reformasi Dikorupsi, Riforme Corrotte, era presente la rivendicazione stessa della legge.

La discussione sulla legge ha avuto momenti molto forti con forti opposizioni dei gruppi conservatori. Il partito islamico PKS per esempio ha sostenuto, creando confusione, che la legge non metteva fuori legge il sesso fuori del matrimonio e che avrebbe quindi favorito la promiscuità sessuale ed il “comportamento sessuale deviante”.

La rabbia crescente nella gente per i casi importanti di abusi sessuali, una dichiarazione forte del presidente Joko Widodo di gennaio con cui invitava il parlamento ad approvare quanto prima la legge e la campagna mirata delle militanti dei diritti delle donne sono riusciti a fare approvare la legge che alla fine è stata sostenuta da tutti i partiti politici con l’eccezione del PKS.

Va anche notato, data la storia legislativa recente, che l’ultima fase delle deliberazioni è stata segnata da discussioni aperte e partecipative con la società civile. Suggerimenti e stimoli dei gruppi delle donne sono state accettate dai rappresentanti del governo e del parlamento.

Se tutto il processo di stesura delle leggi fosse così aperto, l’Indonesia avrebbe leggi migliori delle attuali e si troverebbe in una posizioni migliore per chiudere le differenze di uguaglianza di genere.

Ci sono molti elementi di grandi passi in avanti nella legge.

Riconosce per prima cosa nove tipi di violenza sessuale che non si ritrovano nelle leggi attuali espresse nell’articolo 4: abuso sessuale fisico e non fisico, contraccezione forzata, forzata sterilizzazione, matrimonio forzato, tortura sessuale, sfruttamento sessuale, schiavitù sessuale e la violenza sessuale online.

Una bozza precedente descriveva inoltre lo stupro e l’aborto forzato come reato, che però non sono stati inclusi nella legge finale perché già presenti nel codice penale, KUHP.

Comunque la legge TPKS, nello stesso articolo 4, non riconosce lo stupro come una forma di violenza sessuale e riconosce che la violenza sessuale può avvenire dentro la famiglia, un eufemismo per stupro coniugale. Soprattutto la legge riconosce anche che la violenza sessuale spesso deriva da uno sbilancio di poteri che rende le vittime più vulnerabili agli abusi.

La legge afferma inoltre che la polizia, l’accusa ed i giudici che gestiscono i casi di violenza sessuale devono avere integrità e competenza ed un approccio centrato sulle vittime per la gestione del caso in linea con i principi dei diritti umani. Perciò la legge nell’articolo 21 richiede che siano particolarmente preparati nelle tematiche di genere.

Questo è un passo avanti significativo dal momento che polizia, giudici e procuratori hanno una preparazione molto limitata sui temi dell’uguaglianza di genere. Difatti indelicati attitudini di stigma da parte di chi deve applicare la legge sono la causa dei tanti casi di violenza sessuale non denunciati. Quando le vittime di abusi sessuali si trovano davanti scetticismo se non l’accusa da parte di chi deve applicare la legge, vedono ancora di più rafforzato il trauma che hanno vissuto.

La legge affronta questo tema nell’articolo 22 in modo specifico dicendo che il settore della giustizia non deve cercare di giustificare la malefatta, di vittimizzare o dare giudizi sullo stile di vita di una vittima o sulla sua esperienza sessuale. Comunque in realtà ci sarà molto lavoro per invertire queste tendenze ed assicurare che le vittime siano sostenute nel processo di giustizia penale.

La legge espande le forme di prove riconosciute legalmente. Il codice di procedura penale KUHAP riconosce cinque tipi di prove ammissibili: testimonianza di testimone, prova degli esperti, leggere o documenti, indicazioni e la testimonianza dell’accusato. La legge sulla violenza sessuale con l’articolo 24 chiarisce ora che per documenti bisogna includere anche le lettere di psicologi o psichiatri e le cartelle mediche.

Questo è un importante passo in avanti perché chi deve applicare la legge talvolta ha usato la mancanza di prove sufficienti ammissibili come scusa per non fare andare avanti il caso. La dichiarazione della vitta e la storia medica devono ora essere sufficienti per portare avanti il caso e incoraggeranno altre vittime a farsi avanti.

Senza dubbio l’aspetto più importante della legge è la sua forte attenzione alle vittime. La legge nell’articolo 67 afferma chiaramente che le vittime hanno il diritto a vedere il processo del crimine subito, hanno il diritto alla protezione e il diritto al risarcimento e alla riabilitazione.

In modo significativo e nonostante le scorse suggestioni dei più noti uffici legali la legge stabilisce con l’articolo 23 che i casi di violenza sessuale non si possono risolvere con risoluzioni di disputa alternative o approcci di giustizia riparatrice.

La legge stabilisce anche che le vittime devono essere accompagnate in tutte le fasi dell’indagine e del processo da un rappresentante legale, da centri contro la violenza sessuale, da professionisti di salute medica e mentale o rappresentanti dell’agenzia di Protezione delle vittime e dei testimoni LPSK.

E’ importante che anche la persona che accompagna la vittima sia soggetto alla protezione legale ed essa secondo la legge non può essere accusata né con legge penale che civile. Nel passato le vittime che accompagnavano le vittime erano spesso oggetto di minacce legali specie se il presunto colpevole era una persona di potere.

La legge ora dà anche protezione temporanea delle vittime secondo l’articolo 42 che stabilisce che nelle 24 ore dalla ricezione della denuncia la polizia può dare protezione temporanea della vittima fino a 14 giorni con l’allontanamento del presunto colpevole, la sua restrizione di movimento o la limitazione di specifici diritti.

Sotto questa legge TPKS le vittime hanno anche diritto ai servizi sanitari e di salute mentale come al risarcimento o indennizzo. L’indennizzo può essere dato per perdita di entrate o di proprietà, per le sofferenze ed i costi medici o psicologici. Si possono sequestrare proprietà del presunto colpevole per coprire i costi. La legge crea persino un Fondo Fiduciario delle vittime per coprire i costi di indennizzo se le proprietà del colpevole sono insufficienti.

Nel complesso l’approvazione della legge è una conquista importante per il movimento delle donne indonesiane. Vittime, centri antiviolenza e militanti devono sentirsi orgogliosi degli sforzi straordinari fatti in tanti anni per arrivare a questo punto.

Ma la lotta non è ancora terminata. Il movimento delle donne ha bisogno di mantenere la pressione perché tutte i regolamenti da implementare mantengano le promesse della legge. C’è bisogno di assicurare che le autorità ricevano l’addestramento imposto dalla legge e, cosa importantissima, che la legge sia pubblicizzata largamente perché i cittadini ne siano consci di essa e della protezione loro offerta.

E ci sono altre minacce all’orizzonte. I legislatori sono anche determinati ad approvare un codice penale rivisitato RKUHP che contiene alcuni articoli che restringeranno i diritti delle donne e delle minoranze sessuali e di genere. La società civile deve osservare da vicino le revisioni pianificate alle revisioni della legge dell’Informazione e alle transazioni elettroniche usate in precedenza contro le vittime di abuso sessuale.

E’ vero che l’Indonesia ha raggiunto una meta significativa nel progresso verso l’uguaglianza di genere ma siamo solo all’inizio. Ci sono altre battaglie in attesa nella lotta per massimizzare la protezione delle vittime.

Tunggal Pawestri Tim Mann, IAM

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