Cooperazione di sicurezza tra Cina e Thailandia per rifugiati Uiguri

Ci sono varie questioni senza risposta sulla cooperazione di sicurezza tra Cina e Thailandia, tra cui le conseguenze sui rifugiati cinesi e uiguri in Thailandia.

Nella recente visita a Pechino della premier thailandese Paetongtarn Shinawatra per incontrare Xi Jinping, uno degli argomenti importanti in discussione è stata la diffusione dei centri delle truffe in Myanmar, Cambogia e Laos vicino alle frontiere thailandesi.

Di recente sotto le pressioni cinesi, la Thailandia ha intrapreso varie misure per combattere gli operatori delle truffe nel Myanmar Orientale, tra cui una restrizione sulle regole dei visti e il taglio della fornitura di elettricità e di carburante.

Cooperazione di sicurezza tra Cina e Thailandia per rifugiati Uiguri

Dopo l’incontro tra la premier e Xi Jingping, Paetongtarn ha accettato di “rafforzare la cooperazione con la Cina per far appiicare la legge” e fare dei passi per affrontare il crimine transfrontaliero quali il gioco d’azzardo online e le frodi.

Comunque accettando ulteriore cooperazione con la Cina per combattere il crimine transfrontaliero c’è del pericolo nel dare il benvenuto ad ulteriore influenza cinese che cresce da anni e che assume questa volta la forma dell’Iniziativa di Sicurezza Globale di Xi Jinping, GSI.

Il GSI che fu creata nel 2022 ha creato un quadro di lavoro per affrontare le questioni di mutuo interesse centrato su sei principi fondamentali, tra cui la non interferenza, la sovranità e un credo in una “sicurezza comune”.

E mentre gli obiettivi comuni del GSI, come la risoluzione dei conflitti e le minacce di sicurezza non tradizionali, appaiono validi, la riorganizzazione della sicurezza regionale lungo le linee cinesi potrebbero essere problematiche per la Thailandia e il Sudest asiatico in generale.

Si sa che Cina e Thailandia hanno espresso una mutua “fratellanza”, linguaggio usato da molti premier thai del passato. L’ex premier Srettha Thavisin chiamò i due paesi “fratelli di sangue”, poi riaffermato da Paetongtarn nel suo viaggio a Pechino.

Da membro della “famiglia”, a novembre 2022 la Thailandia accettò di esplorare la cooperazione con la Cina nel quadro del GSI. E nella dichiarazione congiunta del 8 febbraio, fatta prima della partenza per Pechino della premier, la Cina di nuovo citò il proprio desiderio di mettere in sinergia le proprie strategie di sviluppo tra cui la BRI e il GSI con l’approccio della Thailandia allo sviluppo.

Gli sforzi congiunti di chiudere le operazioni di truffa che proliferano nel Myanmar Orientale offrono un test possibile di questa crescente cooperazione di sicurezza.

Abbastanza stranamente, la proliferazione dei centri di truffa nel Myanmar, operata da gang criminali cinesi, hanno avuto una risposta debole dalla Thailandia, mentre largamente negate dalla giunta militare a Naypyidaw.

E’ stato solo dopo il rapimento dell’attore cinese sul confine con il Myanmar che la questione delle truffe è diventato un argomento di grande preoccupazione sia in Thailandia che in Cina con le conseguenti richieste di intervento da parte dei due paesi.

La paura suscitata da queste truffe ha infatti spinto molti cinesi a non visitare la Thailandia mettendo così in pericolo il vitale settore della economia thai, mentre Xi Jinping resta preoccupato della proliferazione del crimine transfrontaliero sollevando dubbi con Paetongtarn sui collegamenti tra la criminalità e la recente spinta della Thailandia verso i casinò inseriti in “complessi di intrattenimento”.

Ma mentre i due paesi hanno un interesse comune nel vedere la fine delle operazioni di questi sindacati del crimine sulle aree di frontiera, la minaccia di una accresciuta influenza cinese sulle questioni di sicurezza ha i suoi costi.

E considerando la dipendenza economia della Thailandia dalla Cina specie in termini del vitale settore turistico, è più difficile per i capi politici thai dire no ad una più stretta. cooperazione di sicurezza.

A causa degli ultimi eventi almeno diecimila turisti cinesi hanno cancellato i loro viaggi nel regno per il nuovo anno lunare, secondo l’Autorità Turustica Thailandese, mettendo in pericolo l’obiettivo del governo di ospitare almeno 40 milioni di turisti per il 2025.

Questo pericolo per il vitale settore turistico giunge in un momento in cui l’economia Thai è ferma per vari fattori, tra cui gli effetti lunghi della pandemia del Covid e i livelli stratosferici del debito delle famiglie.

Oltre ciò ci sono varie questioni senza risposta sulla addizionale cooperazione di sicurezza tra Cina e Thailandia, le cui implicazioni si estendono ben al di là dei centri della truffa fino in altre aree non tradizionali della sicurezza.

Per esempio qual è il passo successivo nella cooperazione congiunta? Task Force Congiunta delle polizie? Accadde già nel 2023 quando Cina, Thailandia e Myanmar tennero un incontro trilaterale sul traffico umano.

Cosa si dice sui confini dell’estradizione? La Cina tiene già in grande considerazione il trattato di estradizione con la Thailandia, firmato nel 1993. La Cina, attraverso l’intensificazione della cooperazione nell’ambito del GSI, potrebbe avere un’ulteriore influenza sui detenuti uiguri ancora in Thailandia?

Il Laos forse è un esempio estremo, ma si consideri il caso di Lu Siwei, avvocato cinese dei diritti umani. Lu fuggì dalla Cina in Laos per andare a finire nelle mani delle autorità cinesi.

La Thailandia già è un posto poco sicuro per i dissidenti. La situazione potrebbe peggiorare e di molto se ci sarà troppa cooperazione con Pechino allo stesso modo come ha fatto con i suoi vicini.

Sebbene la Cina abbia preoccupazioni legittime per le minacce di sicurezza non tradizionali, usa questo pretesto per fare repressione transnazionale dei critici cinesi all’estero, spesso con la cooperazione attiva o passiva dei governi stranieri.

Una ulteriore cooperazione sotto l’ombrello dell’antiterrorismo e del crimine transfrontaliero potrebbe facilitare future deportazioni su richiesta della Cina, dal momento che la Cina lega sempre la giustificazione di misure dure di sicurezza alla presunta attività terroristica.

Molti dei confini cinesi, compresi quelli con i Paesi continentali del Sud-Est asiatico, sono porosi e difficili da gestire. Pechino ha già fatto molti riferimenti alle minacce “interconnesse” alla sua sicurezza e il Partito Comunista Cinese ha iniziato ad attribuire “pari importanza alla sicurezza interna ed esterna” già nel 2014.

Da allora, la cooperazione con gli Stati del Sud-Est asiatico, in particolare con quelli della regione del Mekong inferiore, è cresciuta in modo significativo.

Ora, in circostanze tutt’altro che ideali, la Cina punta a espandere il suo ombrello di sicurezza in Thailandia, con conseguenze prevedibili.

Se la sua storia nella regione è indicativa, una maggiore cooperazione in materia di sicurezza è un segnale inquietante per chi è in fuga.

Mark S. Cogan, TheDiplomat

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