Cambogia, Laos, Malesia, Myanmar e Thailandia non hanno sottoscritto il patto globale del COP26 per porre fine ed invertire la scomparsa delle foreste entro il 2030, proprio quando il Sudestasiatico che ospita il 15% delle foreste tropicali mondiali è tra i più grandi centri di deforestazione.
Il paese più popoloso ed espanso della regione, Indonesia, è stato tra le 133 nazioni che hanno sottoscritto il patto globale al summit GOP26 di Glasgow, ma si scontrata con alcuni paesi che leggono troppo alla lettera l’accordo.

“Ci impegniamo perciò a lavorare insieme per fermare ed invertire la perdita di copertura a foresta e il degrado del suolo entro il 2030 mentre garantiamo lo sviluppo sostenibile e promuoviamo una trasformazione rurale inclusiva” dice il patto globale conosciuto come Dichiarazione sulle foreste e la terra dei Leader di Glasgow.
Il ministro dell’ambiente indonesiano Siti Nurbaya Bakar ha sollevato un problema con l’aspettativa per cui porre fine alla deforestazione significhi Zero Deforestazione ed ha detto che non era giusto chiedere una cosa così all’Indonesia.
La cosa ha spinto molti ambientalisti a domandarsi se questo significasse che Giacarta avrebbe rinnegato la promessa fatta il martedì.
Dopo tutto l’accordo fu salutato come epocale perché Indonesia, Brasile e Repubblica Democratica del Congo, che detengono l’85% delle foreste del mondo, hanno firmato per proteggere le proprie foreste.
Il Sudestasiatico ha perso circa 80 milioni di ettari di foreste tra il 2005 e il 2015 secondo un articolo di Nature del 2019.
Eppure solo l’Indonesia ha firmato il patto globale per preservare le foreste e chiaramente con dei distinguo.
Ecco uno sguardo su come governi del Sudestasiatico ed esperti considerano l’accordo epocale del COP26 per fermare la perdita delle foreste.
Indonesia e COP26
Il giorno dopo che il presidente indonesiano Joko Widodo firma il patto globale in Scozia per la protezione delle foreste, il ministro dell’ambiente dice che il paese non si poteva impegnare nella deforestazione zero perché il suo sviluppo sarebbe compromesso.
“Costringere l’Indonesia ad impegnarsi nella deforestazione zero per il 2030 non è né giusto né equo, perché ogni paese ha i suoi problemi fondamentali ed è obbligato dalla costituzione a proteggere la propria gente” ha scritto la ministra Siti Nurbaya su Twitter dopo aver parlato agli studenti indonesiani all’Università di Glasgow.
La ministra ha detto che l’Indonesia si impegna a controllare le emissioni del settore forestale ma non significa che il paese eliminerà completamente la deforestazione.
“Se il concetto è che non ci sarà deforestazione, significa che non dovranno essere strade, e poi la gente dovrebbe restare isolata?” ha scritto la ministra su Facebook.
Questi commenti hanno attirato le critiche dai militanti ambientalisti.
Secondo Greenpeace, la ripulitura dei suoli forestati col fuoco per fare spazio alle piantagioni ha generato quasi 104 milioni di tonnellate di emissioni di carbonio nei 19 anni passati che equivalgono alle emissioni annuali derivanti dall’alimentazione delle case di Giacarta per 33 anni.
Ma secondo il ministro dell’ambiente l’Indonesia ha già fatto passi nell’arginare la deforestazione perché il paese ha perso 115459 ettaro di copertura a foresta nel 2020 che sono il 75% dal 2019.
Qualche giorno dopo la ministra sembra aver chiarito la sua forte dichiarazione in un Twit che dice:
“La direttiva del presidente è chiara, che lo sviluppo che il governo promuove deve essere in linea con la politica di ridurre la deforestazione e le emissioni. Deve esserci un bilancio”
Laos
Anche il Laos al pari dell’Indonesia ha delle riserve legate allo stato di nazione in via di sviluppo, ha detto un rappresentante governativo a RFA, affiliata a BenarNews.
“Il Laos non ha firmato l’accordo perché è ancora un paese in via di sviluppo e ha bisogno delle foreste per sviluppare la sua economia” ha detto un rappresentante del ministero dell’ambiente in forma anonima.
“Dipendiamo ancora dalle foreste e dall’agricoltura per produrre alimenti e ridurre la povertà; comunque il nostro governo ha la politica di usare saggiamente le nostre risorse naturali e proteggere allo stesso tempo l’ambiente”
Il paese, secondo il rappresentante, ha bisogno ancora di ripulire terra e foreste per sviluppare le proprie infrastrutture tra cui strade, ferrovie, scuole ed ospedali.
“Il nostro governo vuole sviluppare il paese per emergere dallo stato di paese meno sviluppato nel 2026. E’ impossibile non distruggere del tutto alcune risorse naturali”
Tuttavia il governo “ ha la politica di usare saggiamente le nostre risorse naturali e proteggere allo stesso tempo l’ambiente”
Cambogia
La Cambogia, che ha perso il 26% della sua copertura arborea dal 2000 secondo dati satellitari, equivalenti a 2,3 milioni di ettari, non ha firmato il patto globale per fermare la deforestazione.
Neth Peaktra, portavoce del ministro dell’ambiente, non ha detto nulla sulle ragioni della mancata firma.
“Il ministero sostiene la dichiarazione del COP26 e riafferma l’impegno del governo a proteggere e preservare le risorse naturali e l’ecosistema, a ristorare e ripiantare le foreste”
Il portavoce ha ricordato che la Cambogia ha circa 8,5 milioni di ettari di foreste ed il 41% è protetto dal ministero.
Secondo San Maly di Cambodian Youth Network il governo non è riuscito a mantenere l’impegno della protezione delle foreste del paese.
Le foreste cambogiane scompaiono a causa del diboscamento illegale ed i reati contro la foresta, ha detto San Maly a RFA.
La Malesia
In Malesia, dove il primo ministro Ismail Sabri Yaakob ha detto che il paese combatte per diventare almeno per il 2050 paese ad emissioni zero, una ONG ambientalista PEKA ha criticato il governo per aver mandato un rappresentante e non il ministro dell’ambiente al COP26.
“Si può solo immaginare che sia stato fatto deliberatamente per non impegnarsi a fermare la deforestazione al COP26 mentre ci si salva un po’ la faccia” ha detto PEKA in una dichiarazione.
Per un paese che vuole mantenere il 50% di copertura a foresta, la Malesia è l’ottavo paese al mondo per emissioni procapite cumulative nel periodo dal 1850 al 2021.
Secondo Shariffa Sabrina Syed Akil la Malesia è a rischio di non diventare paese a zero emissioni per il 2050.
“La Malesia mancherà l’obiettivo alla grande con l’attuale serietà mostrata dal governo … Siamo ancora nella fase di accusare il Cielo dei disastri”.
Filippine
Le Filippine hanno comunicato il proprio impegno a preservare le foreste con la propria firma tra gli oltre 100 paesi firmatari per salvare le foreste del mondo.
Il paese è uno dei paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici al mondo ma contribuisce appena con uno 0,3% alle emissioni di gas serra del mondo. Manila si è impegnata a ridurre del 75% queste emissioni nel prossimo decennio in base al suo NDC all’accordo di Parigi del 2015.
Il paese è colpito ogni anno da circa 20 tifoni, alcuni dei quali con effetti devastanti. Nel 2013 l’arcipelago fu colpito dal supertifone Haiyan, il più potente che ha colpito il paese, che ha cuasato danni devastanti e portato alla morte di 6000 persone.
Il ministro degli esteri filippino Teodoro Locsin che era presente al summit di Glasgow, ha detto che i paesi ricchi devono aprire la strada nel trovare la soluzione ed aiutare i paesi vulnerabili.
“La maggiore ingiustizia è che coloro che soffrono di più sono i responsabili minori per questa crisi di esistenza” ha detto il ministro filippino.
Ronely Bisquera-Sheen, che dirige il gruppo Tanggol Kalikasan (difendi la natura), ha salutato positivamente questo impegno globale ma dice che è troppo presto per rallegrarsi.
“La realtà è che ci vorrà una grande volontà politica per realizzare questo impegno, perché il diavolo si annida nei dettagli”