Il Re Thai Maha Vajiralongkorn è ora il legittimo proprietario delle proprietà dell’ Ufficio della Corona Thailandese, valutata in svariati miliardi di dollari, secondo una legge approvata lo scorso anno.
Questa notizia è apparsa come nota di spiegazione nel sito web del braccio finanziario della Monarchia, Crown Property Bureau (CPB) ed ha qualcosa di straordinario se si considera l’aura di forte segretezza attorno alla famiglia reale.
Re Thailandese Maha Vajiralongkorn ha ereditato una delle fortune più grandi al mondo quando è salito al trono dopo la morte del riverito padre Re Bhumibol dopo sette decenni di regno nell’ottobre 2016.
Per molti analisti la dinastia Chakri è una delle più ricche e la stima della ricchezza della Corona Thailandese si aggiri tra i 30 e i 60 miliardi di dollari, amministrati dal CPB. Si parla di stima perché la monarchia non ha mai fatto conoscere l’estensione delle sue proprietà e partecipazioni.
A luglio scorso la giunta thailandese ha emendato la legge sulle proprietà della Corona Thailandese per dare a Re Thai Maha Vajiralongkorn il pieno controllo sull’opaco ufficio delle proprietà reali, uno dei vari passi che Re Vajiralongkorn ha preso per affermare il suo personale controllo sulla ricchezza e sulla burocrazia del palazzo reale.
Il padre Re Bhumibol preferì, invece, gestire le proprietà mediante manager professionisti e personaggi interni molti dei quali sono stati poi sostituiti dallo stesso Re Thai Maha Vajiralongkorn.
Siam Commercial Bank e Siam Cement Group, che sono due tra i maggiori proprietari di suoli e palazzi a Bangkok, hanno una forte partecipazione azionaria del CPB. Si parla di 7 miliardi di dollari in asset azionari del Re.
Nella dichiarazione pubblica si afferma che tutte le proprietà della corona thailandese devono essere trasferite alla proprietà di sua maestà perché possano essere amministrate e gestite secondo la discrezione di sua maestà.
Il re inoltre intenderebbe “contribuire all’amministrazione delle due grandi imprese per assicurare che continueranno a prosperare e crescere per il beneficio futuro della Thailandia”.
Tutte le azioni saranno tenute a nome di sua maestà, recita la dichiarazione, dove si aggiunge che ora le proprietà saranno soggette alla tassazione secondo i desideri di sua maestà.
Sfogliando le prime pagine dei grandi giornali thailandesi non sembra esserci notizia di ciò, cosa se si può capire perché nessuno vuole incorrere nel rischio di andare sotto processo con l’accusa di lesa maestà e rischiare qualche anno di carcere.
Si dovrà aspettare qualche giorno per leggere i primi commenti provenienti dagli esuli all’estero e forse da qualche commentatore thailandese in patria.