Chiudere un occhio sui legami tra corruzione e traffico di schiavi costa tante vite.
In Malesia la corruzione uccide. Tra le recenti vittime ci sono quelle del traffico di schiavi condotto attraverso la frontiera thailandese.
A maggio di questo anno le autorità thai scoprivano campi della morte del traffico di schiavi nelle giungle del meridione thai. Negli articoli si citava spesso l’esistenza di simili campi sulla parte malese della frontiera.
Il ministro degli interni il dieci di maggio screditava questi rapporti dicendo che le loro indagini non avevano trovato né campi né fosse comuni. Ma due coraggiosi giornalisti del Malay Mail, S Arulldas and Sayuti Zainuddin, misero a rischio la loro vita per cercare i campi della morte e dimostrarono che il ministro si sbagliava. Dopo aver girato per zone impervie, giunsero ad una radura che li scioccò con 40 montagnette di suolo con fosse scavate da poco. Trovarono anche un campo abbandonato che poteva contenere un migliaio di persone.
Il 16 maggio il Malay Mail ruppe il silenzio svegliando i malesi alle notizie disturbanti che questi omicidi odiosi erano accaduti sul nostro suolo. La Polizia malese dopo confermò che avevano scoperto i campi della morte in un villaggio conosciuto come Wang Kelian.
Il 25 maggio il ministro annunciava la scoperta di 30 fosse comuni con cento cadaveri. Poi giungeva la conferma dell’Ispettore generale della polizia IGP che parlava di 139 fosse e 28 campi di morte ritrovati.
Sia il ministro che la polizia espressero il proprio choc negando di essere a conoscenza dell’esistenza di questi campi, sebbene avessero ammesso che si trovavano lì da qualche tempo.
La gente che viveva lì vicino non erano affatto colpiti ed affermano che per anni avevano visti visi emaciati, violentati e migranti affamati emergere dalla giungla dove furono trovati i campi. La gente dava loro da mangiare, li consegnava alla polizia e non li si vedeva più.
Il Malay Mail aveva anche denunciato che gli abitanti dei villaggi parlavano di sindacati criminali che portavano le vittime in furgoncini dopo mezzanotte in un’operazione del traffico ben stabilito.
Una ONG che lavora sul traffico di schiavi, Tenaganita, affermò che la polizia sapeva da anni del tragitto del traffico della Malesia del Nord e dell’esistenza dei campi.
I gruppi di diritti umani internazionali e locali hanno messo in guardia la Malesia dell’esteso traffico di schiavi che operava in connivenza con le autorità. Nel 2009 il comitato del senato americano metteva in luce la dura situazione del traffico di schiavi in Malesia, includendo prove che rivelavano una operazion grossa che coinvolgeva rappresentati malesi.
Nel 2010 Equal Rights Trust pubblicava un lavoro dal titolo Trapped in a Cycle of Flight: Stateless Rohingya in Malaysia. Scopriva l’esistenza di alti livelli di corruzione presso i centri di detenzione malesi e che gli accordi legati alle attività del traffico alla frontiera thai erano talcolta iniziati lì, accordi che erano messi insieme dalle autorità dell’immigrazione.
I migranti birmani erano spesso trasportati alla frontiera in mezzi di trasporto del dipartimento e consegnati ai trafficanti di schiavi thailandesi. I trafficanti allora facilitavano il contatto con i parenti in Malesia e si chiedevano i soldi. Se non arrivavano le vittime erano spesso torturate e abusate e forse venduto al lavoro forzato.
Nel 2014 il rapporto TIP degli USA criticava gli sforzi della polizia malese denunciando i racconti di coinvolgimento di ufficiali nella facilitazione del traffico. Trovava che il governo malese non si adeguava agli standard minimi per eliminare il traffico. Di conseguenza la Malesia fu posta allo status del livello 3, quello riservato ai paesi i cui governi non si adattano agli standard mini di lotta al traffico umano.
Nonostante fossero stati informati completamente dell’estensione del problema, il governo decise di girare lo sguardo dall’altra parte.
Vero che questo maggio il governo ha espresso la preoccupazione per le fosse couni e ha assicurato che troveranno i responsabili. Sfortunatamente, stando alle esperienze passate, queste parole non significheranno granché.
Le autorità iniziarono con la promessa di indagini complete alla scoperte delle prime fosse comuni. Ma ogni giorno le informazioni si fanno sempre più rade se non contraddittorie.
Sono passati due mesi e manca chiarezza in quello che è accaduto. Sappiamo solo che sono stati ritrovati 99 corpi, nonostante i primi rapporti che parlavano di tre o quattro corpi per fossa comune.
Un traffico di schiavi di questo livello è un commercio che non fiorisce senza il coinvolgimento delle agenzie e del personale della sicurezza incaricate di fare attività contro questi traffici….
Transparency International lamenta che non si dà attenzione alle connessioni tra corruzione e traffico di schiavi affermando giustamente che:
“La corruzione facilita e alimenta il flusso di di persone destabilizzando democrazie, indebolendo il governo della legge di un paese bloccandone lo sviluppo stesso.
Il 3 giugno la stampa malese portava un rapporto di dieci anni della sorveglianza da parte dell’unità speciale della polizia malese che raccoglie informazioni di sicurezza. Trovava che 80% dei poliziotti della frontiera erano dentro la corruzione on alcuni di loro che dirigevano i pagamenti da parte del sindacato del traffico, tra i quali c’era la malavita legata al traffico delle droghe delle armi.
Nonostante che il servizio segreto avesse condiviso tutto questo con le opportune agenzie, non ci sono state conseguenze. Il ministero degli interni, in merito, avrebbe detto che questa corruzione istituzionalizzata deve essere fermata per sempre.
I malesi hanno sentito già tutto questo, emesso da una guida politica che sulla carta agisce come se sia contro la corruzione, quando la realtà è alquanto il contrario.
La Commissione Malese contro la Corruzione sembra fare la propria parte, ma i suoi sforzi sono spesso frustrati dalla riluttanza a procedere dalla Magistratura di Stato. Sembrano impossibilitati a procedere contro figure importanti. Si è fatto qualcosa contro pochi ufficiali coinvolti nei centri di detenzione dell’immigrazione, ma la questione resta perché questo non lo si può fare subito e su vasta scala. Inseguono forse solo quelli che si trovano in basso nella scala mentre quelli in alto la fanno franca?
Un’indagine di Ernst e Young del 2013 dimostrava che la Malesia era una delle nazioni più corrotte in Asia nonostante le affermazioni del governo secondo cui erano in atto misure contro la corruzione.
E qui è il problema. Sulla carte sembra che ci sono meccanismi per la lotta al traffico e alla corruzione, ma c’è una totale mancanza di volontà politica ad applicarli.
La corruzione in malesia è endemica, pervade ogni aspetto della vita come un cancro. Da una parte nasce e dall’altra comporta un governo cattivo, una mancanza di trasparenza e di responsabilità politica.
Nella critica alla Malesia per la sua storia del traffico ci deve essere la critica al nostro sistema di governo. La questione dei campi di morte entra nel cuore della nostra nazione. Le nostre autorità e istituzioni devono essere spinte a comprendere di aver permesso alla Malesia di sprofondare ad un livello che permette l’omicidio di gente innocente per fare posto all’impunità.
Nel 2012 e 2013, il TIP americano dava alla Malesia delle sospensioni consecutive della retrocessione al livello 3 sulla base di una piano scritto di riportaris in uno stato in cui si adoperano gli standard minimi per eliminare il traffico. La commissione TVPA autorizza un massimo di due consecutive esenzioni e nel 2014 fu automaticamente degradata al livello 3 la Malesia.
Dati gli orrori di questo anno, è uno choc sapere che nonostante la posizione presa dal TIP in passato, ci può essere la possibilità che la Malesia sia ora promossa al livello 2. La spiegazione sembra essere che la scoperta dei campi è giunta dopo il periodo di sservazione.
E’ una cosa inaccettabile. Non ci sono prove credibili che mostrino che la relazione tra traffico e corruzione sia staa affrontata, né ci sono cose che segnalino un miglioramento nella protezione o nella applicazione della legge. La realtà sembra quasi l’opposto.
A seguire le linee guida del TIP, la Malesia può essere promossa al livello 2 solo se sono mostrati sforzi credibili nel periodo di osservazione per il traffico di schiavi. Cosa possono essere questi sforzi che hanno comportato così tanti morti?
Se Obama promuove la Malesia al livello 2 perderà di credibilità. Sembrerebbe peggio se gli USA che dicono di dar valore ai diritti umani, si preparino a contrabbandare la nostra uscita a proprio beneficio.
Dato’ Ambiga Sreenevasan, Presidente di the Human Rights Society of Malaysia (HAKAM) e di Bersih2.0 , NEW MANDALA