Corte suprema birmana nega la richiesta di appello di Wa Lone e Kyaw Soe Oo

La corte suprema birmana ha negato la richiesta di appello dei giornalisti birmani Wa Lone e Kyao Soe Oo a rivedere il processo che portò alla sentenza di sette anni di carcere per aver denunciato la pulizia etnica dei Rohingya, distruggendo l’ultima loro speranza di giustizia con un verdetto veloce.

Wa Lone e Kyao Soe Oo sono stati condannati di aver infranto la legge dell’era coloniale britannica e sono in carcere dal dicembre 2017.

“La Corte Suprema sostiene la condanna fatta dalla corte precedente” ha detto il giudice Soe Naing con una sentenza breve senza dettagli sulle ragioni del rigetto.

Il rappresentante legale della Reuters Gail Gove ha detto in una dichiarazione:

“Wa Lone e Kyaw Soe Oo non hanno commesso alcun reato né c’è mai stata una prova che l’hanno fatto. Invece furono le vittime di una trappola della polizia per chiudere ogni giornalismo veritiero. Continueremo a fare tutto il possibile per liberarli al più presto”.

Wa Lone and Kyaw Soe Oo lavoravano, quando furono arrestati, ad un’indagine profonda sulla violenza contro i Rohingya nel Rakhine nel villaggio di Inn Din, ad opera delle forze di sicurezza birmane.

Si ricorderà che nell’agosto 2017 a causa del violento intervento militare birmano, col suo carico di morti, stupri ed incendi, 700 mila Rohingya scapparono in Bangladesh spingendo l’ONU a definire una pulizia etnica l’operazione dei militari birmani e a chiedere l’incriminazione per genocidio per i generali birmani.

Il lungo processo contro Wa Lone e Kyaw Soe Oo fu visto come una farsa per la mancanza di prove, i testimoni debolissimi e la testimonianza di un poliziotto che affermò di aver ricevuto ordini di mettere su un’operazione trappola contro i due.

In un precedente appello rigettato si erano appellati alla mancanza di prove contro di loro e alla prova che si era trattato di un’operazione ad arte della polizia.

La sentenza di condanna suscitò molto clamore tanto da spingere il vicepresidente americano Mike Pence a chiedere l’intervento di Aung San Suu Kyi che però rigetto la richiesta.

Affermò che la sentenza non aveva nulla a che fare con la libertà di espressione e che si trattava solo di un’infrazione contro la legge.

Sulla sentenza ultima della corte suprema birmana Knut Ostby, rappresentante dell’ONU e coordinatore umanitario ha espresso il proprio disappunto per la sentenza.

“ Wa Lone e Kyaw Soe Oo devono poter tornare alle loro famiglie e continuare a lavorare come giornalisti”

Shawn Crispin, rappresentante di CPJ ha detto:

Le autorità birmane hanno commesso una grave ingiustizia verso Wa Lone e Kyaw Soe Oo e le loro famiglie ed hanno criminalizzato il giornalismo indipendente. La loro condanna resterà come una macchia duratura sulla reputazione birmana”

Phil Robertson di HRW ha detto che la sentenza è sintomatica di “come sia errato il percorso verso la democrazia della Birmania sotto Aung San Suu Kyi”

Wa Lone e Kyaw Soe Oo hanno ricevuto vari premi per il loro giornalismo e sono stati insigniti del premio Pulitzer per il giornalismo internazionale per la loro indagine nella crisi Rohinga (Guardian )

Pubblicità
Taggato su:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ottimizzato da Optimole