La richiesta di lavoratori poco pagati in Malesia sarebbe alla base dell’incremento notevole del traffico di schiavi tra Malesia e Birmania lungo le rotte classiche che nel 2015 fecero scoprire le fosse comuni sulla frontiera del meridione thailandese.
E’ quanto scoperto dalla polizia thailandese ed anche quanto denunciato dal rapporto dell’ONU sulle attività del crimine organizzato transnazionale.
La polizia thai ha salvato finora 974 vittime del traffico di schiavi a maggioranza birmana contro i 622 di tutto il 2018 ed i 982 del periodo del 2015 stando ai dati della divisione della polizia thailandese dedicata al traffico umano.
E’ qualche anno che la Thailandia è al centro di inchieste e dei rapporti sul traffico umano e schiavitù nel campo dell’industria della pesca e della prostituzione.
La Thailandia stessa ospita quasi 5 milioni di emigrati che rappresentano il 10% della forza lavoro del paese provenienti dai paesi limitrofi come Birmania, Cambogia, Laos e Vietnam.
Delle 974 persone salvate dal traffico, la maggioranza è stata reclutata da agenzie e procacciatori per lavorare nelle industrie in Malesia per salari che vanno da 20 mila a 30 mila Baht. E’ stata recuperata lungo la solita rotta che passa dal meridione thailandese.
“Quello che abbiamo trovato è che queste persone erano tenute in cattive condizioni in foreste e capanne lontane dalla comunità” ha detto il colonnello di polizia Mana Kleebsattabudh alla Reuters.
“Le vittime non sembrano considerarsi sfruttate o ingannate e soffrono tanta durezza pur di arrivare alla loro destinazione.”
Di recente era stata trovata una barca con 70 Rohingya che si era arenata sulle coste dell’isola thailandese di Koh Lipe.
Come dire che il traffico lungo le coste thai è ripreso come prima lungo le stesse rotte che dalla Birmania portano in Malesia ed Indonesia.
La barca con i 70 Rohingya era partita dal Bangladesh ed era in mare da alcuni giorni prima di aver esaurito il carburante ed essere finita sull’isola di Koh Lipe.
Nel suo rapporto annuale sul crimine organizzato transnazionale ha individuato nel Sudestasiatico alcuni punti notevoli tra cui il traffico umano e la schiavitù a fine di sfruttamento sessuale o di lavoro. Ne scrive molto dettagliatamente in un suo articolo dello ST, Nirmal Ghosh.
In espansione al di là dello stesso Sudestasiatico il crimine organizzato transnazionale
Quasi il 70% delle vittime trafficate al fine dello sfruttamento sessuale nel Sudestasiatico nel periodo 2016-2018 è costituito da ragazzine minorenni.
Insieme ad un vasto campo di attività criminali transnazionali, come il traffico di stupefacenti e fauna selvatica, è quanto denunciato nel rapporto sul crimine organizzato transnazionale dalla UNODC per il Sudestasiatico.
Facendo affidamento su problemi nell’applicazione delle leggi e nella condivisione di informazioni, usando la corruzione, il crimine organizzato transnazionale si è espanso in modo aggressivo nella regione fino a raggiungere uno status globale, secondo il rapporto di 184 pagine.
“Il fatto è che mentre l’applicazione della legge e la gestione delle frontiere sono robusti in alcuni casi, non funzionano in altri e sono seri problemi la limitata la collaborazione alle frontiere e la corruzione” si legge sul rapporto Crimine Organizzato Transnazionale nel Sudestasiatico: Evoluzione, Crescita ed Impatto.
“Le reti criminali operanti nel Sudestasiatico hanno raggiunto una dimensione globale nel traffico di quantità incredibili di metamfetamina di alto profitto, consegne massicce di fauna selvatica e prodotti di foreste, ed un campo sempre crescente di beni industriali e di consumo contraffatti. Continuano a trafficare in migranti ed in schiavi a scopi sessuali e di sfruttamento del lavoro”.
“Mentre i sindacati criminali usano le leve finanziarie per corrompere e minare il governo della legge, distruggono anche le vite di innumerevoli persone nella regione”
Ci sarebbe bisogno di sviluppare una strategia funzionale ad affrontare il crimine transnazionale con il rafforzamento di raccolte di dati nazionali e regionali e con la cooperazione tra paesi.
“E’ anche necessario un maggior grado di raccolta e scambio di informazioni tra le intelligence tra stati e tra gli stati del ASEAN” raccomanda il rapporto. “E’ importante che i paesi facciano passi per aumentare la raccolta collaborativa delle intelligence, per operazioni di polizia e risposte di giustizia penale. Si devono includere iniziative di sostegno delle reti regionali di polizia e unità di intelligence finanziaria”.
La minaccia del crimine organizzato transnazionale è più chiara dalla crescita senza precedenti della produzione e traffico di anfetamine. Il mercato illecito delle metamfetamine del Sudestasiatico e quello dell’Asia Orientale, Australia, Nuova Zelanda e Bangladesh sono “interconnessi e si stima valgano qualcosa tra 30 e 60 miliardi di dollari all’anno”.
Il rapporto nota che Australia, Giappone, Nuova Zelanda e Corea del Sud detengono un terzo del valore totale del mercato delle anfetamine di fascia alta come conseguenza del grande mercato all’ingrosso e dei prezzi di smercio per le metamfetamine.
Il traffico umano per lo sfruttamento sessuale rappresenta circa il 79% del numero totale di casi in Thailandia dal 2014 al 2017 dove sono coinvolte donne vittime della regione del Mekong e di paesi come Africa, Medio Oriente, Asia Centrale, Russia e Sri Lanka, mentre d tutte le donne trafficate il 70% sono ragazzine minorenni.
“La maggioranza dei casi di traffico in Malesia sono legati allo sfruttamento sessuale e rappresentano tra il 60 ed il 73% dei casi tra 2016 e 2018, la cui grande maggioranza sono donne e ragazze”
Sono rampanti il furto di legname pregiato e fauna selvatica. “Sequestri di varie tonnellate di avorio, insieme a piccole quantità di corno di rinoceronte, si ritrovano in Vietnam ed Hong Kong, Cina, Cambogia, Laos, Malesia, Filippine, Singapore e Thailandia” scrive il rapporto.
“E’ emerso come un grande problema il traffico di pangolini africani e delle loro squame nei mercati dell’Asia Orientale e del sudest, che ha seguito la decimazione delle popolazioni di pangolino asiatico”.
In un altro aspetto del crimine organizzato transnazionale il rapporto giunge alla conclusione che la quantità di soldi spesi dai consumatori nella regione per i falsi medicinali si aggira tra i 520 milioni e i 2.6 miliardi di dollari l’anno.
I rapporti dell’intelligence indicano che i grandi sindacati criminali e i finanzieri di Macao, Hong Kong e Thailandia, insieme con le reti criminali ed i chimici di Taiwan, sono diventati gli attori principali nella produzione e traffico di metamfetamine e droghe sintetiche.
“Le reti criminali organizzate entrano nelle agenzie pubbliche ed organizzazioni private affidandosi alla corruzione, al conflitto di interessi, allo scambio di influenze e la collusione per facilitare le loro attività criminali”
Il contrabbando di precursori chimici delle metamfetamine, di fauna selvatica e legname, di bene contraffatti, si basa sulla corruzione e sulla frode di documento per falsificare il contenuto e l’orgine dei cargo illegali. I documento sono spesso falsi o approvati da dogane e agenti corrotti.
E una grande somma di denaro trova un pronto lavaggio nel numero sempre maggiori di casinò nella regione, come la Cambogia, uno dei paesi più poveri della regione, che a gennaio 2019 aveva 150 casinò licenziati contro i 57 del 2014.
Il rapporto nota che nello stesso gennaio 2019 c’erano 69 casinò nelle Filippine e cinque in Laos e Birmania.
“Molti di questi casinò sono emersi dopo la repressione sulle attività di riciclaggio a Macao nel 2014 facendo sorgere le paure che si sia avuto uno spostamento delle attività criminali associate con i casinò verso il Sudestasiatico particolarmente nelle giurisdizioni della regione del Mekong che manca di una supervisione di controllo e capacità di polizia”.
Nirmal Ghosh ST,.