La cultura tossica dell’elitismo thailandese e la figlia cattiva

Ma con le proteste continue contro il governo la cultura tossica dell’elitismo in Thailandia rialza la sua brutta testa.

boicottaggio delle elezioni Abhisit

Ho diciotto anni e, quando ne avevo sei, Abhisit Vejjajiva divenne primo ministro della Thailandia.

I miei genitori cantavano lodi di gioia per questo studente uscito da Eton con una brillante laurea da Oxford.

Non sarebbe stato bello se le loro figlie avessero potuto laurearsi con una laurea prestigiosa ad Oxford e alla fine diventare figure influenti della società thai?

La mia famiglia appartiene alla categoria sociale di classe superiore che molti definiscono come elite, la cui misura è semplicemente la sua affluenza.

Come in molte altre famiglie della stessa classe sociale, le parole e le condizioni mai espresse che i miei genitori avevano posto per me erano chiare sin dall’inizio.

Avrebbero investito una somma oscena di soldi per la mia istruzione, e in cambio mi sarei alla fine laureata da una rispettabile università estera anche se non da elite.

Dopo che il nostro contratto è completato, ero presumibilmente destinata … per la mia vita.

Comunque il nostro contratto così semplice all’apparenza giungeva con la complessità di varie sottosezioni.

Per esempio, sin da quando avevo sette anni, frequentavo dieci ore di scuola privata al giorno nei fine settimana e durante le vacanze scolastiche. Quando mi sentivo stanca, mia madre mi incoraggiava dicendomi che finendo le equazioni matematiche e recitando poesia “era la forma più elitaria di gioia”

Aveva una grande forza di persuasione perché continuai a partecipare alla “gioia elitaria” per anni. Nella famiglia il successo a scuola era la sola possibilità.

Si aspettano da me di essere all’altezza della storia familiare e che rafforzi il nome della famiglia.

Fin qui, riesco ad essere all’altezza della eredità con diplomi ed corsi extracurricolari ottimi e l’accettazione all’Università di Stanford. Mi fu persino detto nel modo più franco possibile dai miei genitori che una grande parte dell’orgoglio che provavano per me derivava da quello che avevo fatto a scuola.

Per un po’, fui la figlia prediletta, e lo dico al tempo passato perché alla fine sono cresciuta. Iniziai a legger le notizie coinvolgendomi moltissimo nell’attivismo sociale, ed i miei genitori iniziarono a preoccuparsi.

“Solo non entrare in politica” dissero. La politica è di rado citata in famiglia, e nelle rare occasioni, era sempre “i poveri” o i “giovani” causavano una “agitazione non necessaria”.

L’attività politica è per “gli altri”, la dimostrazione migliore dell’ elitismo è il distacco, direbbero.

Ma con le proteste continue contro il governo la cultura tossica dell’elitismo in Thailandia rialza la sua brutta testa.

Non è solo il distacco ma dare un giudizio e far capire il rifiuto.

Nelle ultime settimane ho letto tantissimi post arrabbiati su Facebook contro le proteste per la democrazia guidate dagli studenti. Provengono dai genitori della classe agiata che credono che i giovani non ne sanno nulla perché hanno vissuto troppo poco per comprendere il mondo e le loro stesse richieste politiche.

Esiste il preconcetto che le loro richieste sono automaticamente irragionevoli e ignoranti. Inoltre credono che dietro tutto questo debba esserci “qualcuno”. Come possono dopo tutto questi ragazzi pensare da soli?

La paura principale dei genitori della elite è che i loro figli possano essere costretti con la forza ad unirsi alle proteste.

Molti genitori della elite si sentono al sicuro perché i loro figli frequentano le scuole internazionali che sono bolle di privilegio non toccate dalla realtà delle sollevazioni politiche e sociali della Thailandia.

Mi rattrista vedere le voci della mia generazione lasciate cadere così. Sono cresciuta con la mentalità di essere il futuro. Dopo tutto sto soddisfacendo ai termini del contratto istituito dai miei genitori.

Ma lì sta il problema. I miei genitori fissano il contratto. Mai ho avuto la possibilità di dire la mia. Posso anche assumere che è un contratto simile nella maggioranza delle famiglie agiate. E’ un contratto previsto per la nostra classe sociale. Dalle elementari alla scuola alle carriere ed ai futuri mariti e mogli, assicurati che il termine elite resti sempre attaccato su tutto perché è ciò che separa “noi” da “loro”.

Il termine elite definisce la mentalità ed i valori che è la ragione per cui l’ex premier Abhisit sarà sempre il privilegiato della nostra classe. Eton, Oxford, il nome di famiglia e sì, quell’accento.

D’altro canto, contadini e lavoratori nelle strade, studenti delle famiglie delle classi medie che gridano “morte alla dittatura, lunga vita alla democrazia” non fanno per noi. La mentalità elitista infatti teme che metterà in pericolo il privilegio e la prosperità delle nostre famiglie e la classe sociale.

La cultura tossica dell’elitismo non riesce a comprendere che la Thailandia appartiene a noi, noi tutti. E’ nostra responsabilità difendere i diritti dell’altro indipendentemente dal costrutto sociale che ci divide in base alla grandezza del nostro portafoglio.

Noi tutti dobbiamo domandare democrazia, un sistema politico basato sulla uguaglianza, trasparenza e responsabilità, non ignoranza e sottomissione.

Karuna Taesopapong, THISRUPT

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