Il tempio cinese della Dea del Mare Mazu e lo sviluppo fondiario a Bangkok

Si crede che il luogo sia abitato dalla dea del mare Mazu a cui si riferisce il nome del tempio si riferisce, ma potrebbe non esserlo più per molto tempo ancora.

Tre grandi ideogrammi cinesi dipinti in oro sull’entrata dichiarano che il tempio di Chao Mae Thap Thim nel centro di Bangkok è il “Palazzo della Regina dei Cieli”.

Si crede che il luogo sia abitato dalla dea del mare Mazu a cui si riferisce il nome del tempio si riferisce, ma potrebbe non esserlo più per molto tempo ancora.

dea del mare Mazu
Photo: Tibor Krausz

Conosciuta dalla gente del posto come A-Ma, madre o nonna in Cinese, la dea non appare accettare di buon grado che il suo luogo di culto sia spostato dal luogo attuale in un piano di cemento che fa anche da parcheggio.

“A-Ma non vuole andarsene” dice Wanphen Ploysisuay, una donna thai di origini cinesi la cui famiglia custodisce questo luogo di culto da generazioni. “Ci ha detto che vuole restare”.

La dea comunica attraverso i pezzi di jiaobei di legno a forma di mezza luna usati per la divinazione. Quando le hanno domandato se era d’accordo ad essere posta in altro luogo, Mazu ha risposto in modo enfatico no, dice Wanphen.

Comunque la dea dei cieli forse dovrà comunque andarsene.

Il suo imponente squisito santuario fu costruito dagli emigranti della Cina meridionale in stile Hokkien ed un tempo si trovava in una pittoresca ed antica comunità di commercianti cinesi thai, rinomata per la sua cucina di strada e per i piccoli negozi di riparazione di biciclette.

Ma pochi anni fa furono demoliti interi blocchi di negozi per lo sviluppo della proprietà immobiliare. Resta solo questo storico tempio i cui giorni potrebbero essere anche contati.

“Questo tempio è proprietà di A-Ma” insiste nel dire Wanphen, una minuscola donna che vende assicurazioni. “Appartiene a lei”

Legalmente il pezzo di terra occupato dal tempio nel quartiere di Saphan Luang della capitale thailandese appartiene all’Università Chulalongkorn ch vuole costruire su di esso dei grattacieli.

Quando gli immigrati cinesi iniziarono a sistemarsi qui alla fine del XIX secolo, l’area era ancora un lontano acquitrino. Da allora è diventata una ricca zona di sviluppo edilizio nel cuore di Bangkok al fianco del grande campus universitario.

A maggio l’ufficio di gestione della proprietà dell’istituzione inviò una notifica di sfratto a chi cura il tempio su cui è scritta la data di demolizione fissata per il 15 giugno, offrendo di costruire lì vicino un tempio più piccolo.

Quando Penprapa Suansom ricevette la lettera, perse ogni speranza. Penprapa che era sposata ad uno dei fratelli di Wanphen ora deceduto, è colei che in prima persona cura il tempio. Vive da oltre vent’anni in una piccola casa adiacente al tempio.

“Vivo con A-Ma da tempo. Non so cosa farò senza di lei” dice. “E’ come la nostra nonna ed ha avuto cura di noi”

E lei Penpra a sua volta ha avuto cura della dea. Si alza la mattina presto e passa i giorni spolverando gli oggetti, togliendo i bastoncini di incenso spento, accendendo candele e sistemando le offerte di cibo.

Periodicamente veste le statue di Mazu di chiffon di seta rosa, rossa o dorata decorandola con dei ciondoli.

Sostiene il tempio con le donazioni dei fedeli. Spesso è costretta ad andare a letto tardi. “Se la gente viene dopo la chiusura, apriremo per loro. Possono bussare sulla mia finestra”.

Il giorno del destino è venuto e passato ma il tempio è ancora lì per ora. Lo si deve ad un gruppo di studenti dell’Università Chulalongkorn, o Chula, che hanno lanciato una campagna per salvare il santuario in pericolo.

Sfidando la loro istituzione hanno fatto proteste ed acceso una tempesta sui media sociali.

“La direzione della Chula è preoccupata per la cattiva pubblicità. Hanno paura dei contraccolpi” dice il militante Netiwit Chotiphatphaisal che ha guidato la campagna.

“Per il momento si sono fermati. Se continuano a portare avanti la loro idea accresceremo la nostra campagna”.

Netiwit è un figlio di negozianti Thai cinesi che si sta laureando in Scienze Politiche e da anni è una spina nel fianco dell’amministrazione universitaria. Da matricola ha fatto irretire le autorità nel 2016 rifiutando la tradizione di prostrarsi davanti alla statua in bronzo di Re Chulalongkorn che fondò l’università, e dichiarò la cerimonia come antiquata.

La sua ultima campagna per lo storico tempio gli ha fatto ancora più nemici nell’università.

“La gente dell’ufficio di gestione della proprietà non mi vuole parlare, ma la cosa non mi blocca” dice. “E’ sbagliato distruggere questo tempio. Fa parte del patrimonio culturale di Bangkok e memoria vivente della sua comunità cinese”.

Il tempio da tempo custodisce una statua sacra di Mazu che ha il posto di onore sull’altare nel mezzo di tante altre divinità e guardiani.

Fu un fratello del trisavolo di Wanphen che si imbatté un secolo fa con l’idolo. Un migrante in cerca di prospettive migliore era arrivato a Bangkok via nave dalla Cina. Un giorno, secondo il racconto familiare, intravide un oggetto di legno in un canale che galleggiava contro la corrente. Lo raccolse e capì che era una statua di legno intagliata di Mazu, una dea dei marinai cinesi che aveva la fama di fare miracoli per conto dei suoi devoti.

“Crediamo che A-Ma venne qui dalla Cina” dice Wanphen. “O forse dal cielo”

Comunque sia, la statua andò a finire al suo trisavolo che allevava anatre in quella che era ancora un’area periferica di Bangkok. Gli immigrati cinesi prosperarono ed attribuirono il loro successo alla benevolenza della dea.

Lui costruì una piccolo tempio di legno per la sua effige che divenne un oggetto di venerazione in una piccola comunità di lavoratori, artigiani e manovali.

“La gente poteva andare da lei che esaudiva i loro desideri” dice Wanphen.

Dopo un secolo i fedeli giungono ancora a supplicare ogni giorno la dea. Due volte all’anno i fedeli frati sponsorizzano al tempio le rappresentazioni dell’Opera Cinese per farle compagnia.

Questo non è però il tempio originale. Quello fu distrutto da un incendio, forse appiccato proprio per fare andare via dall’area gli abitanti, che distrusse tutto la baraccopoli. Fu costruito un tempio di legno più grande che poi fu distrutto per fare posto ad una nuova costruzione.

La gente del posto ha fatto grandi donazioni per un terzo tempio che fu costruito in cemento e completato nel 1970.

“Questa costruzione è una capsula del tempo architettonica come imitazione in cemento di un elaborato tempio di legno.” sostiene Vipooh Vonjoy, artigiano che lavora nel campo dell’arte dei templi e viene qui a pregare regolarmente.

“E’ una costruzione speciale” sostiene Ampantep Tharnwanitchakarn, laureato della Chulalongkorn che disegna gioielleria e visita spesso il tempio. “Era un tempo il cuore pulsante di una comunità che non esiste più. E’ l’ultima sua vestigia”

Ampantep, i cui nonni migrarono dalla Cina, ha passato molto tempo in questo antico edificio e non solo per pregare. Studia i suoi elementi artistici e architettonici fino nei piccoli dettagli.

Il tetto sfoggia delle piastrelle verdi a forma di bambù e le figurine di porcellana ai suoi quattro angoli provengono dall’opera cinese. La cornice della porta in cemento è stata fatta per dare l’impressione di essere teak, mentre le otto colonne di sostegno sono ornate con bassorilievo floreale. Quattro pipistrelli stilizzati formano un rettangolo sul pavimento in pietra. I pali di legno dell’altare sono stati intagliati con dragoni striscianti e carpe saltanti.

Tutto è pregno di magia e di simbolismo. Ampantep indica una tigre arancione e gialla dipinta su un muro sopra un piccolo laghetto con tartarughe nere vive. Ha di fronte un dragone verde sul muro opposto ed è perpendicolare a fenici avanzanti dipinte l’un sull’altra.

“E’ la tigre bianca dell’occidente ed una delle quattro bestie di auspicio che rappresentano le direzioni cardinali”.

Durante il lavoro di restauro, gli artigiani del posto ridipinsero le immagini scolorite con i colori errati.

“Si sta perdendo tanta conoscenza antica” dice Ampantep. Per chi ha cura del tempio molte altre ancora si potrebbero perdere.

“Sono cresciuto qui ed ho tanti cari ricordi” dice Wanphen il cui padre era il custode del tempio e lavorava come guida facendo 27 figli con quattro donne.

“Mia madre morì qui anni fa” aggiunge. “Un medium mi disse che il suo spirito è ancora qui. A -Ma la riportò indietro dai cieli.

Tutti i giorni Wanphen e Penprapa si agitano perché potrebbe giungere la gente della demolizione cancellando il loro amato santuario dalla faccia della terra.

Una donna dall’aspetto di matrona giunge al tempio. Jaekeng Seakau che soffre di problemi alle ginocchia con due appoggi in mano si muove lentamente col volto increspato dal dolore.

“Riesco appena a camminare ma sono arrivata, Voglio pregare ad A-Ma e chiederle di restare”.

Tibor Krausz, SCMP

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