L’amministrazione Biden deve chiarire che il degrado democratico pone un tetto alla cooperazione della sicurezza e assistenza allo sviluppo che l’amministrazione può dare.

Il Sudestasiatico è sulla prima linea della competizione USA Cina ed è una zona vitale per difendere gli interessi economici e di sicurezza USA e quelli degli alleati più vicini. La regione stessa non ha una opinione univoca quando si tratta di Pechino o Washington, ma generalmente preferisce una maggiore presenza USA.
Eppure la fiducia nella affidabilità USA è stata scossa, e i partner nella regione attendono segnali che dicano che gli USA sono impegnati e pronti a dare alternative all’egemonia cinese.
L’entrante amministrazione Biden si troverà comunque di fronte una chiara contraddizione negli obiettivi USA.
Da un lato è fondamentale espandere l’impegno e la costruzione delle capacità nel Sudestasiatico per rafforzare la resilienza contro la coercizione di Pechino. D’altro canto, il governo democratico in gran parte della regione non sta bene e non lo si affronta dagli ultimi quattro anni.
Governo debole e mancanza di responsabilità del governo permette la coercizione e l’interferenza estera. Ma molti stati autoritario potrebbero allontanarsi dagli USA se Washington porta queste questioni in modo deciso nell’agenda politica bilaterale e regionale.
Troppo Importante da Ignorare
Il Sudestasiatico è politicamente e strategicamente diverso e ciò lo può rendere un luogo frustrante per l’impegno degli USA. Il ASEAN è diviso e spesso inefficace. Ma è la sola struttura che si ha quando si tratta della architettura multilaterale regionale dell’Indopacifico.
Molti paesi ASEAN non vogliono esplicitamente accusare la Cina di cattivo comportamento o sostenere pubblicamente gli sforzi americani di contrasto. Ma quasi senza eccezione, condividono le ansie degli USA sulle intenzioni di lungo termine cinesi e vogliono disperatamente mantenere l’autonomia strategica.
Aiutarli in ciò è chiaramente negli interessi statunitensi.
La proiezione della potenza americana nella regione si basa sull’accesso fornito dalle Filippine, Singapore e per un certo grado la Thailandia. Anche il Vietnam potrebbe emergere come un partner vitale della sicurezza in un certo futuro in considerazione del crescente allineamento strategico contro la Cina. Altri partner forniscono su alcune questioni un sostegno economico e diplomatico importante, e fare che non cadano nell’orbita di Pechino è una cosa positiva di per sé. Ma ciò richiede una strategia economica che possa dare alternative all’influenza e decisioni cinesi, qualcosa che gli USA non fanno da quando hanno abbandonato la Trans-Pacific Partnership. E richiederà una strategia per impegnarsi con stati che in molti casi hanno problemi di agitazioni interne e degrado democratico.
L’opinione pubblica e della elite della regione mostra che in tutti i casi i paesi del Sudestasiatico vogliono l’impegno degli USA, ma molti non sosterranno le politiche che mirano la Cina. Sulla maggior parte della questione, la regione ricade in tre campi. Vietnam e Filippine sono profondamente sospettose della Cina e con un impegno democratico ed economico forte potrebbero sostenere molti se non tutti gli sforzi USA.
Indonesia e Singapore sono peculiari, nervosi di alcune azioni cinesi ma non vogliono rischiare un danno economico serio nel caso di un forte contrasto. Ognuno è fieramente geloso dell’autonomia strategica e sosterranno gli interessi USA quando i loro interessi si allineano a quelli degli USA.
Gli USA devono comunque voler dare loro spazio per ignorare od opporsi a Washington su altre questioni. Il resto della regione, tra cui l’alleato storico thai, non condivide il senso di urgenza degli USA di contrasto alla Cina e rifiuteranno ogni politica USA che li mettesse dal lato sbagliato di Pechino. Ma forse con l’eccezione della Cambogia, nessuno vuole accettare l’egemonia cinese ed essere alla ricerca di impegno.
Necessità di un bilancio
Nonostante le promesse di “Nuovo Bilancio verso l’Asia” e “l’Indopacifico libero ed aperto” il Sudestasiatico in generale vede gli USA distratti e erratici strategicamente. La maggioranza dei governi nella regione vogliono dei segnali che la nuova amministrazione soddisfarà quelle promesse. Il degrado democratico, ed in alcuni casi una svolta apertamente autoritaria, di gran parte della regione renderà più difficile impegnarsi e perseguire una diplomazia basata sui valori. L’amministrazione deve restare impegnata alla promozione della democrazia nella regione ma deve farlo con qualche umiltà date le proprie sfide politiche degli USA.
Su questo fronte una guida la può fornire un’azione del CSIS e di leader e ex-governanti della regione radunati nel Sunnylands Principle su Rafforzare le partnership democratiche nella regione dell’Indopacifico.
Gli USA devono riconoscere la diversità delle tradizioni democratiche e sostenere gli sforzi locali e regionali come Il Forum della Democrazia di Bali anche se essi non rappresentano l’ideale americano. In termini più larghi la sfida per i politici USA sarà di integrare il governo democratico in un vasto campo di politiche regionali e bilaterali sulla difesa, diplomazia e sviluppo.
Per iniziare lungo questo percorso la nuova amministrazione potrebbe:
Iniziare un’azione del congresso unilaterale sui diritti umani facendo sì che rappresentanti di rango dell’amministrazione pongano queste questioni direttamente nei canali ufficiali specie per Filippine e Thailandia. Chiarire che il degrado democratico pone un tetto su quanta cooperazione della sicurezza e assistenza allo sviluppo l’amministrazione può dare. Lavorare ad un sistema per incentivare i miglioramenti democratici dentro una strategia di impegno.
Impegnarsi con paesi donatori fondamentali attenti alla democrazia e al governo nella regione ad allineare gli sforzi compresi i membri come Giappone, Australia, Corea del Sud, Canada ed Europa. Seguire questi impegni organizzando un summit di democrazie.
Indirizzare la U.S. Development Finance Corporation a dedicare almeno il 60% dei suoi finanziamenti a progetti nel Sudestasiatico che puntino sul miglior governo e responsabilità per la finanza dei progetti. Allineare questi sforzi con gli enti analoghi del Giappone e dell’Australia per massimizzare gli effetti.
Dirigere la Millennium Challenge Corporation (MCC) a consultarsi col governo filippino sui passi necessari per riqualificarsi per un secondo prestito MCCC nell’anno finanziario 2022. Le Filippine uscirono dalla lista nel 2020 e 2021 per la loro cattiva capacità di controllare la corruzione.
Nominare nei primi tre mesi dell’amministrazione persone qualificate per tutti i posti liberi di ambasciatore nella regione e le posizioni per l’Asia nel ministero degli esteri e promettere che il presidente, segretario di stato e della difesa parteciperanno a tutti i forum importanti del ASEAN. Assicurare che tutte le dichiarazioni di tutti i nominati siano consistenti sul ruolo della democrazia e buon governo all’interno di una strategia più vasta di reingaggio con la regione.
Offrire la cancellazione delle indagini dell’Ufficio dei Rappresentanti del Commercio USA sulla svalutazione della moneta vietnamita e ritornare alle tariffe recenti del ministero del commercio sui pneumatici in cambio di un nuovo dialogo per affrontare le questioni del commercio e del lavoro.
Intraprendere una larga rivisitazione delle entità cinesi impegnate nelle violazioni correnti di corruzione e diritti umani in Cambogia, Laos e Myanmar allo scopo di imporre le sanzioni della legge Global Magnitsky.
I primi mesi dell’amministrazione presenteranno un’opportunità per calmare le ansie presenti nel Sudestasiatico, dare il segnale che gli USA vogliono restare nella regione e preparare il terreno per competere più efficacemente con la Cina.
I primi segnali però dovranno essere disegnanti per essere consistenti e per la sostenuta implementazione.
Michael J. Green e Gregory B. Poling CSIS. CSIS