Depositi di potassa in Laos e le implicazioni geostrategiche

La grande notizia che giunge dal Laos è che ospita depositi di potassa per 10 miliardi di tonnellate, uno dei tre principali fertilizzanti usati nell’agricoltura di tutto il mondo.

Nel 2022 una società sussidiaria della compagnia cinese Asia Potash International annunciava l’investimento di 4,3 miliardi di dollari in depositi di potassa nella provincia di Khammouane per garantirsi i diritti di esplorazione ed estrazione in 48 chilometri quadri.

sviluppo ambiente depositi di potassa

Le stime della compagnia sono di iniziare con una produzione di 1 milione di tonnellate annue di potassa da far arrivare a 5 milioni entro il 2025 e raggiungere alla fine dai 7 ai 10 milioni. In confronto il maggior produttore mondiale, il Canada, esporta circa 23 milioni di tonnellate annue del valore di 6,6 miliardi di dollari nel 2023.

Nel 2022 le esportazioni laotiane di potassa sono state di circa 580 milioni di dollari, che rappresenta circa 1,7% della fornitura mondiale, e potrebbe proiettare il Laos a diventare un attore globale della potassa.

La localizzazione dei depositi di potassa aiuta il Laos

La geografia è fondamentale dato che si trova sul confine con la Cina, il più grande importatore al mondo di alimenti e fattori produttivi alimentari e il terzo acquirente mondiale di potassa. Essa importa circa 8 milioni di tonnellate metriche all’anno, circa la metà della sua domanda, anche se in crescita.

La Cina è il maggior produttore al mondo di patate che necessitano tanta potassa. Le province cinesi delle patate, Yunnan, Guizhou e Sichuan, confinano con il Laos. La provincia di Guandong, il principale produttore cinese di banane, non è molto lontana.

C’è inoltre spazio ampio per espandere le esportazioni di potassa nel Sudest Asiatico. L’Indonesia, il quarto importatore al mondo di potassa, ha comprato nel 2022 potassa per un valore di 2,1 miliardi di dollari, mentre il Laos detiene una quota di mercato del 6%.

La Malesia, il sesto importatore al mondo, ha speso 1 miliardo di dollari in potassa e il Laos ha il 2% di quota di mercato. Con esportazioni dal valore di 82 milioni di dollari nel 2022, il Laos già è il maggior fornitore di potassa per il Vietnam.

Se per esempio il Laos dovesse sostituire fornitori come Giordania e Israele e prendere il 20% della quota di mercato cinese della potassa, le sue esportazioni potrebbero arrivare a circa 800 milioni portando il Laos al secondo maggior esportatore di potassa dopo l’energia.

Il prezzo a pronti del Potassio Cloruro è di 307 dollari a tonnellata e le 10 milioni di tonnellate esportate all’anno porterebbero 3 miliardi di dollari.

Ma le aspettative non dovrebbero però essere troppo alte, perché le promesse degli investitori cinesi, come spesso accade, di produrre 10 milioni di tonnellate annue possono differire di molto dalla realtà.

E poiché è un’azienda cinese a vendere le merci, la maggior parte del denaro non resterà in Laos. E ci sono già le stesse lamentele di ogni investimento cinese: Asia-Potash International non assume lavoratori locali.

Geopolitica dei depositi di potassa

Tuttavia, le stime variano, ma le entrate annuali per lo Stato laotiano potrebbero essere comprese tra i 30 e i 300 milioni di dollari. Quasi certamente si tratterà di una cifra inferiore, ma non è certo una cifra da prendere sotto gamba per un governo gravemente indebitato.

Tuttavia, si devono considerare le implicazioni geostrategiche.

Finora la Cina non ha avuto bisogno del Laos. Non ha l’importanza strategica della Cambogia per la sua base navale sul Golfo di Thailandia, né ha le rotte commerciali offerte dal Myanmar, dove la Cina sta sviluppando un porto da 7 miliardi di dollari per accedere all’Oceano Indiano e importare petrolio e GNL dal Golfo.

Nel 2022, il Laos rappresentava appena lo 0,1% delle importazioni totali della Cina; i prodotti alimentari ne costituiscono meno di un decimo, quindi il Laos non è una soluzione alla futura insicurezza alimentare della Cina.

La principale importazione cinese dal Laos è la pasta di carta, non l’energia. La Cina costruisce invece dighe idroelettriche e centrali a carbone in Laos, che generano elettricità venduta a Thailandia e Vietnam.

Sul punto di vista geostrategico il Laos è un alleato utile di Pechino per la sua appartenenza all’ASEAN anche se Vientiane ha un peso scarso nel blocco regionale.

Se dovesse accadere qualcosa di drastico nel Laos, come potrebbe essere la caduta del partito comunista o l’emergere di sentimenti anticinesi, Pechino non l’apprezzerebbe e gli investimenti cinesi sarebbero a rischio, ma la sicurezza nazionale della Cina non sarebbe toccata.

La situazione cambierebbe se il Laos diventasse un importante fornitore di potassa. Se le proiezioni sono corrette e il Laos è in grado di produrre tra i 7 e i 10 milioni di tonnellate di potassio all’anno, potrebbe teoricamente più che soddisfare l’intera domanda di importazioni della Cina.

Ciò renderebbe il Laos un interesse per la sicurezza nazionale di Pechino.

Sicurezza alimentare

Il governo cinese si sta preparando a un conflitto militare. Sa che nel caso in cui lanciasse un’invasione di Taiwan o attaccasse uno Stato rivale nel Mar Cinese Meridionale, l’Occidente lo colpirebbe con sanzioni economiche così dannose da far sembrare la punizione inflitta alla Russia un semplice schiaffo.

Autosufficienza e diversificazione sono le parole d’ordine. Ma non è certo che la Cina, forse il Paese più dipendente dal commercio mondiale e dalla protezione delle rotte marittime da parte degli Stati Uniti, possa sopravvivere a tali sanzioni.

Anche in assenza di una guerra, la sicurezza alimentare è da tempo una delle principali preoccupazioni della Cina, per ragioni troppo lunghe da spiegare. Secondo il leader supremo Xi Jinping, la sicurezza alimentare è il “fondamento della sicurezza nazionale”.

Pechino teme inoltre che la sua dipendenza dalle importazioni di fertilizzanti “possa rappresentare una grave minaccia per la sua sicurezza alimentare”. Non c’è modo che la Cina possa raggiungere l’autosufficienza alimentare auspicata da Xi, come è stato sottolineato in uno studio dettagliato del Center for Strategic and International Studies, un thinktank statunitense.

La Cina è in grado di produrre internamente una quantità sufficiente di fertilizzanti a base di azoto e fosfato, quest’ultimo essenziale per il riso affamato di fosfati. Ma quasi tutto il fosfato cinese viene prodotto nello Xinjiang e in Tibet, lontano dal cuore della coltivazione Han del riso e dove la popolazione locale è in gran parte ostile al governo di Pechino.

La Cina continuerà a dipendere dalle importazioni di potassa, che rappresenta più di quattro quinti di tutte le importazioni di fertilizzanti. Per questo motivo ha cercato di diversificare le importazioni dal Canada verso Paesi come la Russia, la Bielorussia, il Kazakistan e ora il Laos.

In caso di conflitto e di sanzioni occidentali, la Cina perderebbe immediatamente l’accesso alla potassa proveniente da Canada, USA, Israele e Giordania, Paesi che nel 2022 rappresentavano oltre la metà delle importazioni cinesi.

L’approvvigionamento delle forniture bielorusse e russe è diventato più inaffidabile con lo scoppio della guerra in Ucraina, ed entrambe sono in competizione in questo campo. Rimarrebbe il Laos.

Eventualmente, questo potrebbe dare a Vientiane una leva con Pechino. Sapendo quanto sarebbero importanti gli input alimentari per la Cina in caso di sanzioni globali, Vientiane potrebbe spingere per ottenere una cancellazione di parte del suo elevato debito nazionale, pari al 130% del PIL, la maggior parte del quale è dovuto alla Cina.

Più probabilmente, questo incentiverebbe Pechino a esercitare una mano più forte sul Laos; significa che Pechino non potrebbe tollerare nulla che possa influire sul flusso di potassa. Questo rende la relazione molto più imperiale.

David Hutt, RFA

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