Detto e non detto di Marcos figlio nel suo messaggio alla nazione

Detto e non detto è la caratteristica del primo discorso alle camere riunite nel SONA del presidente filippino Marcos Figlio: i temi che ha affrontato e i temi che ha taciuto.

Nel suo primo SONA davanti alle camere riunite, Marcos ha detto che la sua amministrazione mira ad una crescita del PIL tra il 6,5 e 8% dal 2023 al 2028 prevedendo che il tasso di povertà crollerà nello stesso periodo al 9% dall’attuale 23,7% con un valore dell’entrata media annua di 4256 dollari contro i 3640 della Banca Mondiale per lo scorso anno. Allo stesso tempo prevede un crollo del deficit di bilancio sul PIL al 3% dal 8,6% dello scorso anno.

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Come questo crollo della povertà sarà ottenuto non è stato specificato ma ha fatto sorgere i dubbi in molti, mentre la promessa di una crescita tra 6,5% e il 7,5% sembra più fattibile.

Programmi troppo ambiziosi?

Marcos figlio promette un sussidio al settore agricolo, di “rafforzare la catena di valore dai contadini ai consumatori e di usare l’innovazione come parte delle riforme ambiziose del settore agricoltura” in un paese che come tanti vive sia il problema dell’inflazione dei prodotti alimentari che il rischio di non averne, oltre ad essere un grande importatore di riso.

Sebbene sia da encomiare il suo impegno sul fronte dell’agricoltura, le sue politiche sembrano ricordare quelle poste in essere dal padre che ebbero un successo estemporaneo per poi fallire miseramente.

Non sono ancora certi gli inizi di questi programmi di Marcos Figlio che prevedono aiuti ai contadini a comprare fertilizzanti, pesticidi, benzina e alimenti, e prevedono anche centri che compreranno i loro prodotti da vendere poi a prezzi controllati ai poveri. Non sono stati neanche detti i tempi di questi progetti.

Il presidente filippino ha promesso di non fare altre serrate per il Covid-19, di fare altre campagne di vaccinazione e di voler costruire un proprio centro per il controllo e prevenzione delle malattie, ma deve ancora nominare un proprio ministro alla sanità, affidata per ora alla sottosegretaria del governo Duterte, Maria Rosario Vergeire, dimostratasi migliore del ministro Duque.

Lo sviluppo promesso si dovrebbe reggere anche su uno sviluppo infrastrutturale che comprenda anche il programma di partnership pubblico privato da usare anche nel processo di innovazione per rendere il paese un grande recipiente dell’investimento estero diretto.

Saranno finanziati in qualche modo i progetti ferroviari che in precedenza erano stati attribuiti ad investitori cinesi i quali però non hanno materializzato le offerte, spingendo il governo attuale a ritirare l’offerta.

Il presidente ha riconosciuto che il cambiamento climatico colpisce in modo determinante il paese e che sia necessario il ricorso massiccio a fonti rinnovabili.

“Accresceremo l’uso di fonti di energia rinnovabile come l’idroelettrica, la geotermica, solare ed eolica” ha detto ma ha anche promesso di rivedere una centrale nucleare iniziata dal padre Ferdinando Marcos, costruita su una linea di faglia, ma mai entrata in funzione.

Sulla politica estera ha detto di voler tenere alta la sovranità delle Filippine nelle dispute territoriali con la Cina senza però nominare né Pechino né Mare Cinese Meridionale.

“Nell’area della politica estera non presiederò ad una qualunque azione che abbandonerà anche un pezzettino di territorio della Repubblica Filippina ad una potenza straniera” ha detto il presidente ed ha aggiunto: “Rispetto al nostro posto nella comunità delle nazioni, le Filippine continueranno ad essere un amico di tutti e nemico di nessuno”.

Detto e Non detto

Sono tanti i temi di cui non ha parlato, e non solo perché non sono prioritari per il paese.

Il primo che citiamo sono le tasse che non avrebbe mai pagato allo stato da oltre 30 anni come denunciato dall’agenzia filippina delle tasse. Questo per la semplice ragione che i suoi programmi presidenziali ambiziosi richiedono finanziamenti che giungeranno da una differente tassazione.

“Il nostro sistema di tassazione deve cambiare per stare al passo degli sviluppi rapidi dell’economia digitale tra cui l’imposizione del VAT (la nostra IVA) sui fornitori di servizi digitali. L’impatto delle entrate iniziali sarà di 12 miliardi di peso per il solo 2023”

Lui di tasse non pagate sulle proprietà del padre ne deve sborsare al fisco filippino 203 miliardi.

Ma ci sono altri temi che restano nel Non detto e che riguardano sia le politiche precedenti di Duterte sui diritti umani e sulla guerra alla droga, sia sulle politiche rispetto alle insorgenze, come quella del NPA, che alla Bangsamoro appena formatasi.

Questi sono temi che possono influenzare nettamente le aspettative degli investitori stranieri e tenere lontano investitori che hanno in considerazione sia i diritti umani che l’applicazione della legge che l’impunità.

“Il presidente Marcos ha un’opportunità dorata di riportare le Filippine sul giusto percorso fissando le priorità chiare e le politiche per migliorare i diritti umani nel paese” ha dichiarato HRW e Phil Robertson di HRW lo ha invitato a cogliere “l’opportunità di prendere le distanze dalle chiare violazioni dei diritti e della impunità radicata nel profondo dell’amministrazione Duterte”.

Dubitiamo che Marcos Figlio lo farà mai, stante l’alleanza con Sara Duterte, attuale vicepresidente.

L’avvocato Edre Olalia del NULP ha detto che le prospettive dei diritti umani con Marcos “non appaiono abbastanza candidamente buone”

“Oggettivamente finora ci sono chiare indicazioni, nel suo discorso inaugurale non si citano la pace, la giustizia, i diritti umani, la lotta alla corruzione, questioni da affrontare o prendere posizione. Inoltre Marcos ha citato di voler continuare la NTF-ELCAC, TaskForce Nazionale per Porre Fine al conflitto armato comunista Locale, nonostante la sua nota politica di prendere di mira esponenti della sinistra, gli abusi dei processi.”

Nei giorni precedenti Rommel Banloi, nominato vice segretario al Consiglio della Sicurezza Nazionale insieme alla presidente Clarita Carlos, ha detto che la taskforce anti-insorgenza sosterrà con la nuova amministrazione i diritti umani.

“Una delle richieste della nostra legge è la stretta osservanza dei diritti umani. La presidente Carlos, come me, proviene dall’Università delle Filippine, siamo molto attenti ai diritti umani … Quindi nell’applicazione del ELCAC ci assicureremo che saranno osservati e applicati tutti i principi della legge internazionale dei diritti umani e della legge umanitaria”

Altro argomento lasciato fuori è legato alla nuova entità regionale Bangsamoro e al processo di pace con il MILF su cui il neoeletto presidente non si è mai espresso né prima né dopo la nomina.

Secondo Gus Miclat di International Dialogue (IID) il silenzio di Marcos sul processo di pace sembra essere un segnale “che non è attento o che è l’ultima delle sue priorità”

Il governo di Marcos Figlio ha ereditato il compito di completare il processo di pace con il MILF tra cui la nomina di 80 membri della BTA, autorità di transizione della Bangsamoro, che dovrà completare la legislazione della nuova entità autonoma, BARMM. E’ una decisione critica ed immediata che Marcos deve prendere.

Secondo Bacani dell’Istituto per l’Autonomia e il Governo, Marcos dovrà definire “come eserciterà il potere di presidente di supervisione generale sul BARMM per promuovere la pace inclusiva e l’efficiente consegna dei servizi. Ci sarà maggiore enfasi sul governo della legge e la costituzione oppure continuerà la politica di accomodamento dei fronti ribelli sotto il presidente Duterte”.

Rispetterà Marcos la composizione del BTA dando la maggioranza al MILF come da trattato di pace? Una differente composizione aprirebbe la strada a tantissimi problemi come la ripresa del conflitto e la riapertura di vecchie ferite, sostiene Miclat per il quale Marcos per legge non può che nominare una BTA a maggioranza MILF.

La speranza è che Marcos si impegni come il predecessore nel processo di pace facendo proseguire un periodo di pace relativa evitando i ritardi che possono favorire il reclutamento dei gruppi armati ancora presenti nel Meridione Filippino.

Ferdinando Romualdez Marcos giura da presidente filippino

E le incertezze bisogna vederle nel quadro del decommissionamento di altri 40mila combattenti del MILF, decommissionamento che subisce ritardi dovuti al ritardo dei finanziamenti ai progetti promessi dal MILF alle comunità e dalla confusione sulle armi da decommissionare.

Riuscirà il neoeletto presidente ad affrontare questo impegno verso una comunità che ha vissuto sulla propria pelle la guerra di Marcos Padre a Mindanao?

Per Bacani resta da vedere se Marcos “saprà sollevarsi al di sopra della politica nella presa di decisione sul processo di pace” tenendo anche conto che il MILF aveva appoggiato alle scorse elezioni la Robredo.

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