Il dialogo interreligioso in Malesia resta fiacco a causa delle controversie passate associate a quelle attività.
A marzo del 2023 la Ministra dei Giovani e dello Sport Hannah Yeoh rimase intrappolata nella controversia del Programma Jom Ziarah Gereja, Visitiamo una chiesa, che faceva parte di una iniziativa più vasta per dare forza alla comprensione tra le fedi differenti.

Comunque la ministra fu accusata di fare proselitismo in favore del cristianesimo tra i giovani musulmani, anche se lei in seguito chiarì che non erano coinvolti musulmani. In seguito la ministra dovette rispondere in parlamento e alla polizia e fu costretta a cancellare il programma e a riassegnare gli altri programmi ad altri ministri per evitare analoghi accuse pretestuose.
La controversia illustra le difficoltà più vaste che circondano le attività interreligiose negli ultimi anni. Ci sono stati divieti di fare visita ai luoghi di culto. A settembre 2023 il film “Mentega Terbang”, che parlava di una giovane musulmana che si domandava della propria fede, fu messo al bando per aver violato il credo islamico.
Non sorprende che queste restrizioni giungono nella crescente polarizzazione religiosa specialmente tra i giovani.
I sondaggi di Merdeka Center tra il 2029 e 2024 mostrano che la gioventù malese ha fiducia in individui dei propri gruppi etnico-religiosi più di chi è esterno a loro. Ma il psicologo sociale Ananthi Al Ramiah ha trovato che l’esposizione ad altre religione “riduce” in modo significativo le percezioni negative tra intervistati molto religiosi.
Dato che il 69% dei malesi consideravano nel 2022 “molto importante” la religione, le attività interreligiose, restano fondamentali nel creare la comprensione in un paese multireligioso.
Ciononostante, il dialogo interreligioso ha una storia travagliata negli ultimi cinque decenni.
Le organizzazioni interreligiose formali sono nate intorno agli anni Settanta e la prima conferenza interreligiosa nota, The Role of Religion in Nation Building, Il ruolo della Religione nella costruzione della Nazione, fu organizzata nel 1984 dal MCCBCHST, Consiglio Consultivo Malese del Buddismo, Cristianesimo, Sikhismo e Taoismo.
Si sostiene che questi dialoghi siano stati in gran parte una reazione al “processo di islamizzazione iniziato nei primi anni Settanta” in Malesia. Le organizzazioni non governative islamiche hanno poi costituito il Centro islamico di sensibilizzazione ABIM (IOAC) nel 1987.
Negli anni Novanta ci fu un’espansione degli sforzi interreligiosi, tra cui altre iniziative di dialogo e accademiche.
Ma oggi lo sforzo interreligioso resta fiacchi. La Rete Interreligiosa Malese, MIN, che coordinava i dialoghi di alto profilo per oltre 20 ONG, è inattivo dal 2020. Il Comitato Di Armonia Interreligiosa è stato recentemente attivato dopo anni di inattività.
Le conversazioni con i responsabili delle ONG indicano che le attività interreligiose restano scarse con dati che sono difficili da ritrovare sia a causa delle diverse sensibilità che mancanza di organizzazione.
Il declino delle attività interreligiose si origina dalla storia delle discussioni e dialoghi passati sulle grandi questioni che sono fortemente controverse e confrontazionali.
Per i gruppi interreligiosi, diverse questioni chiave dalle conversioni volontarie e forzate, all’apostasia, all’uso di “Allah” da parte dei non musulmani e la distruzione dei siti religiosi erano troppo esplosive per essere discusse.
Un momento centrale fu nel 2005 quando MBC, Associazione degli Avvocati Malesi, indisse una conferenza nazionale per discutere una legge che stabilisca una commissione nazionale interreligiosa.
Una coalizione di ONG musulmane, ACCIN, boicottò la conferenza sostenendo che le proposte di una MCCBCHST, le cui idee erano simili alla legge della MBC, minacciavano l’Islam, avrebbero facilitato l’apostasia e permesso ai musulmani di rinunciare all’Islam.
In risposta il premier di allora Abdullah Badawi abbandonò la legge spostando l’attenzione verso interazioni interreligiose di scala minore, quali le porte aperte durante i grandi festival.
Questi incidenti fissarono un precedente critico. Di conseguenza le ONG rigettano preventivamente le proposte di dialoghi interreligiosi come durante la sentenza del tribunale sull’uso della parola Allah da parte di non musulmani nel 2021.
Questo clima sensibilizzato ha portato a una maggiore polarizzazione religiosa, ha accresciuto le paure tra le minoranze, la sfiducia tra i gruppi religiosi e una più vasta riluttanza istituzionale ad affrontare questioni delicate.
A rendere le attività interreligiose difficile c’è anche la gerarchia religiosa. La costituzione prescrive che l’Islam è la religione predominante mentre le istituzioni sponsorizzate dello stato come il Dipartimento di Sviluppo Islamico Malesia, JAKIM, e il Consiglio Nazionale della Fatwa JKFMKI che governano gli affari islamici.
Altre leggi allargano la diseguaglianza tra l’Islam e le altre religione. Per esempio è un reato per i non musulmani fare proselitismo di musulmani, ma non esiste una analoga legge riguardo la situazione inversa.
In aggiunta certi studiosi religiosi contestano che il dialogo interreligioso contraddice il monoteismo religioso, che c’è un solo dio e una sola religione.
Syamsuddin Arif sostiene che l’assunzione implicita dietro i dialoghi interreligioso, che tutte le religioni sono uguali, rischia che i musulmani lascino l’Islam e porti a confusione teologiche.
Questa concezione potrebbe essere troppo semplicista, dal momento che i dialoghi interreligiosi potrebbero essere usati per la comprensione reciproca piuttosto che per il compromesso teologico.
Comunque il rilievo delle concezioni di Arif mostra che potrebbero essere una percezione largamente condivisa nella comunità musulmana malese.
Ci sono ragioni storiche, istituzionali e di dottrina dietro la scarsezza di dialoghi interreligiosi in Malesia.
Al momento le attività interreligiose esistono in un format controllato, o da ONG esperte o dal governo.
Ad esempio, l’Alleanza giovanile interreligiosa ha tenuto un programma residenziale di un giorno per 45 giovani, mentre le attività interreligiose del Primo Ministro Anwar Ibrahim, sotto il suo governo Madani, includono la Conferenza dei leader religiosi 2024.
Inoltre, Anwar ha istituito un ministero, agenzie e comitati per l’armonia etno-religiosa. Queste attività hanno riscosso un moderato successo, ma hanno una portata limitata.
In un paese dove ci sono più fedi come la Malesia, conflitti e dialoghi accesi tra i gruppi religiosi sono quasi inevitabili. Le controverse passate hanno accresciuto le paure e le sensibilità nella società. Ma evitare l’impegno in tal senso esaspera ulteriormente il problema e porta ad un circolo vizioso delle tensioni religiose.
Sebbene possano esserci problemi di cooptazione, Anwar Ibrahim, che ha legittimità nel dialogo interreligioso, dovrebbe riavviare queste conversazioni formali.
Sarebbe saggio che il governo incoraggiasse le attività interreligiose di base entro le linee guida consentite. I dialoghi interreligiosi sono, per loro natura, sensibili e delicati.
Tuttavia, la definizione di linee guida per il dialogo interreligioso può aiutare a costruire nuovamente la fiducia e lo slancio, soprattutto durante i periodi di crisi pacifica.
James Chai, Fulcrum