Dubbi dei sostenitori di Anwar-Ibrahim per libertà in Malesia

A meno di una marcia indietro improbabile dell’ultimo minuto, il governo malese oggi 1 agosto pensa di estendere la controversa Legge della Stampa dell’era coloniale anche ai media sociali e alle piattaforme di messaggi, soggiogandole ad una maggiore supervisione governativa e sollevando i dubbi dei sostenitori di Anwar Ibrahim.

Loro infatti hanno specificato che uno dei pilastri elettorali di sempre della coalizione Pakatan Harapan, prima che Anwar Ibrahim, arrivasse al potere era di abolire del tutto la legge di licenza dei media.

La decisione di rafforzare i controlli su Internet si applicherà ai media sociali con oltre 8 milioni di utenti tra cui Facebool, Instagram, TikTok, Youtube, Telegram e X. Questa capovolge la decisione del 1996 dell’ex premier Mahathir Mohamad di dare libertà assoluta nel momento in cui creava il Super Corridoio Multimediale all’avanguardia del paese.

Dubbi dei sostenitori di Anwar-Ibrahim per libertà in Malesia

Per 28 anni il paese è rimasto legato a quella decisione nonostante il rammarico espresso nel 2013 dall’ex premier, uno degli autocrati maggiori in Asia, per cui la libertà di internet ha rafforzato e permesso i partiti di opposizione.

La decisione di Mahathir di mantenere libera l’informazione trasformò il paese in un grande calderone di fermenti in Asia, particolarmente perché i grandi media sono di proprietà e controllati strettamente dal governo o dai partiti politici.

I malesi e con loro i politici si sono rivolti alle varie piattaforme e ai portali online di notizie dove operano giornalisti professionisti per analizzare la politica, condividere storie dei media e discutere con amici. Fino al 2017 internet era diventato la piattaforma principale per la discussione libera con tassi di penetrazione della banda larga del 103,6% per 100 abitanti – due telefoni – e dell’81,8 per 100 famiglie.

Almeno 44 organizzazioni quali Bersih, il Independent Journalism, Amnesty International Malaysia, Parti Sosialis Malaysia e Malaysian United Democratic Alliance e 23 attivisti hanno scritto una lettera aperta a Anwar per condannare la proposta di licenza come “uno sfacciato abuso di potere” e un “attacco alla salutare e funzionante democrazia” che restringeranno la partecipazione pubblica, i media sociali e le piattaforme online di messaggi.

“I media sociali sono un mezzo democratico che è stato usato dalla gente ordinaria per denunciare le falsità e per mobilitare un’azione collettiva” ha detto la ONG Avvocati Per la Libertà.

“Sono stati strumentali per assicurare che lo stato o persino i media internazionali non avrebbero potuto impedire che notizie sfavorevoli o poco accomodanti raggiungessero le orecchia della gente. L’esempio più recente è naturalmente è come i media sociali hanno potuto causare ondate massicce a favore della causa palestinese, reso possibile per l’abilità di individui dall’interno della Palestina di condividere e diffondere le notizie degli orrori vissuti attraverso queste piattaforme”.

I sostenitori della legge hanno dato la colpa del clamore a quella che chiamano la “bolla di Bangsar”, un riferimento a un sobborgo residenziale sul lato vicino di Kuala Lumpur che comprende la comunità artistica, giovani professionisti liberali, ristoranti alla moda, il portale di notizie dell’opposizione Malaysiakini e il canale televisivo più popolare del Paese.

Il governo insiste nel dire che la modifica alla legge è necessaria per contrastare le frode online, il cyber bullismo, lo sfruttamento sessuale dei bambini, le violenze e assalti sessuali. L’applicazione della legge includerà anche disposizioni per un protocollo “kill switch”, attribuendo la responsabilità ai fornitori di servizi di social media e di servizi di messaggistica su Internet. Secondo il ministero delle Comunicazioni, la maggior parte delle azioni di applicazione sono volte a contrastare il gioco d’azzardo e le truffe online.

“La stampa è passata”, ha detto un analista politico di Kuala Lumpur. “Stanno puntando sui social media come Instagram, Telegram, FaceBook – non è una cosa negativa, ma conoscendoli, vogliono fermare le critiche contro di loro”.

Il vice primo ministro Ahmad Zahidi Hamidi, che dalla nomina fattagli da Anwar ha visto sospesi misteriosamente i processi per 47 reati penali di violazione di fiducia, di corruzione e accuse di riciclaggio di fondi, ha detto che il governo chiuderà piattaforme di media prive di licenza e servizi di messaggeria il primo gennaio 2025.

L’estensione della legge ha attirato un fortissimo rimprovero da Ambiga Sreenavasan, una degli avvocati per i diritti umani più grandi del paese e cofondatrice di Bersih e già alleata di Anwar, la quale ha detto:

“Non avrei mai pensato di vedere il giorno in cui il governo guidato dal PH, che si batteva per l’abolizione del PPPA, avrebbe mantenuto e applicato la nuova legge sulle licenze. Il nostro governo unitario può ora essere incoronato come il governo più dittatoriale che abbiamo mai avuto. Ben fatto!”

A parte l’iperbole, la dichiarazione di Ambiga si è guadagnata le critiche dei commentatori dei portali di notizie vicine ad Anwar come Malaysiakini e nei media sociali coloro che per esempio mettono in guardia “nel non dare molta libertà di crescere a truffatori e criminali. Qualche forma di controllo è necessaria. I vecchi adagi si perdono e si distruggono vite. Gli individui non possono difendersi da soli contro il crimine organizzato e ancor di più sulle piattaforme internet. Regolamenti e interventi sono necessari per proteggere i cittadini. Sosteniamo questa iniziativa”.

Eppure Ambiga è una forte sostenitrice del vecchio Anwar ad essere delusa da quello che ha definito come repressione sulla stampa e una dura azione contro il discorso dissenziente. Lei dice che il governo ha fatto poco o nulla contro la corruzione, ha fatto causa comune con i grandi corrotti dell’UMNO e non è riuscito a portare avanti riforme significative promesse prima di formare il governo.

Dicono che l’assegnazione delle licenze conferisce la governo il potere di dare licenze solo a chi è a favore delle loro politiche, e ad Ambiga fa eco gran parte delle professioni legali e del giornalismo.

C’è una particolare irritazione da parte del governo verso le piattaforme criptate come Telegram, progettato per proteggere gli utenti dagli occhi indiscreti del governo. Notano i critici che questo governo è uno dei tanti del Sud-Est asiatico ad aver acquistato versioni del formidabile software Pegasus, fornito da Israele, il cosiddetto spyware “zero-click” o “no-click” che può infettare qualsiasi dispositivo senza l’interazione dell’utente.

Pegasus è in grado di sfruttare le app di messaggistica, tra cui iMessage, WhatsApp e SMS, per ottenere l’accesso al dispositivo di qualsiasi obiettivo e intercettare e registrare qualsiasi interazione tramite e-mail, telefonate, messaggi e persino i messaggi criptati Telegram e Signal. Con Pegasus, il governo può leggere quasi tutto ciò che vuole.

La coalizione di governo è al momento in piena ascesa che cavalca un’insolita ondata di successo, con entrate di investimento estero diretto da record, una crescita di compagnie occidentali di fornitura che fuggono dalla Cina, “una crescita sostenuta nell’attività economica… condotta da una spesa domestica resiliente e migliore andamento delle esportazioni guidate da un miglioramento del ciclo dell’Hitech” e con arrivi e spese turistiche destinati a crescere ulteriormente secondo la Bank Negara, la banca centrale del Paese.

Il timore di un’ondata islamica “verde” da parte dell’opposizione, che attende dietro le quinte di prendere il sopravvento in caso di inciampo, ha tenuto sotto controllo i partiti che compongono la coalizione.

Ma nonostante questa zona di comfort politico, il governo appare notevolmente insicuro. Secondo TikTok, nella seconda metà del 2023, è stato presentato il più alto numero di richieste di rimozione di contenuti al mondo. È su TikTok che la coalizione di opposizione Perikatan Nasional è più forte. A maggio Reporters Sans Frontiers, con sede a Parigi, ha riferito che la Malesia è scesa dal 73° al 107° posto su 180 Paesi nel suo Indice della libertà di stampa RSF.

I portali di notizie online e i blogger dicono di essere stati bloccati periodicamente dalla Commissione malese per le comunicazioni e i multimedia, che ha giurisdizione sui media online, tra cui Utusan TV, Malaysia Today, Malaysian Chronicle e Malaysia Now.

I lettori hanno lamentato che Asia Sentinel sia stato bloccato a intermittenza, nonostante la smentita del ministro Fahmi Fadzil.

La legge che è una vestigia del governo coloniale britannico, fu cambiata da Mahathir nel 1987 dopo l’operazione Lalang quando ordinò l’arresto dei militanti politici, dei politici di opposizione, di intellettuali, studenti, artisti e altri senza processo. A tutti i media fu chiesto di rinnovare le loro licenze annuali.

Fu poi emendata nel 2012 per rimuovere il rinnovo annuale della licenza e l’assoluta discrezione del governo sui permessi, e fu rimessa la supervisione dei giudici. Insieme alla legge del 2012 delle misure speciali, che seguiva alla legge coloniale draconiana della sicurezza interna, che permette la detenzione senza processo, ci sono la legge di sedizione e la legge della Comunicazione e dei Multimedia come arme plitiche per indagare e mettere la museruola ai critici del governo compreso quello al potere.

“Senza alcuna vergogna hanno tagliato la libertà di parola e minacciano di fare di più con l’estensione della legge sulla stampa ad internet” dice un altro ex-sostenitore di Anwar.

“Prima abbiamo combattuto dall’opposizione per abolire questa legge. Lui dice tante cose esaltanti ma gli atti conseguenti sono pochissimi. Molti che sostenevano PH si sentono delusi. Ma quando esprimono questo sentimento, viene ricordato loro che l’altra parte è peggiore. C’è una mancanza di direzione e quando c’è bisogno di una voce autorevole per moderare e di giustizia lui resta in silenzio”.

“In tutto questo non si fa cenno al fatto che su Twitter, o su X, Elon Musk censura chi vuole, quindi un magnate della tecnologia, un uomo d’affari che risponde solo ai suoi azionisti, può imporre la censura sulla piattaforma che possiede?”, ha chiesto un osservatore filogovernativo favorevole all’estensione.

“Ma un governo eletto e responsabile nei confronti dei suoi cittadini non può nemmeno concedere una licenza a queste piattaforme di social media se non rispettano le norme legali e sociali del Paese in cui operano?”.

John Berthelsen, AsiaSentinel

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