I due giovani fustigati sono stati le prime due persone, nella storia moderna indonesiana, ad essere state punite per la propria omosessualità
In piedi a capo chino su un palcoscenico, nella derisione della folla delle preghiere del pomeriggio che sghignazza ad ogni colpo, il giovane Muhammad Taufik prende una scudisciata dopo l’altra di un bastone di vimini giallastro.
Il crimine di Taufik è di aver fatto sesso consensuale col suo amico studente di medicina, Muhammad Habibi, che lo seguirà nel subire la fustigazione e la derisione della folla.
I due giovani sono stati le prime due persone, nella storia moderna indonesiana, ad essere state punite per la propria omosessualità. Persino per gli standard islamici conservatori di Aceh la pena di 85 scudisciate di bastone di vimini è stata esagerata.
Tremanti ed a piedi nudi, un terrificato Habibi ha pianto e mormorato preghiere per tutta la sentenza ma a metà della pena è crollato, spingendo le autorità a fermare il suo fustigatore incappucciato mentre altri provavano a calmare il giovane.
Quindici minuti dopo, la fustigazione è ricominciata.
Nel profondo della folla di un migliaio di passanti, osservando e sobbalzando mentre i suoi concittadini fischiano e sbeffeggiano il suo figlio sofferente, il padre di Habibi ha detto di essere stato devastato dalla sentenza.
“So che ha fatto qualcosa di sbagliato. Ha peccato, ma lo si deve punire così?” chiede l’uomo. “Non riesco a capire come sia accaduto. Ho sbagliato come genitore? L’ho mandato a Banda Aceh a studiare ma forse si è mischiato con persone sbagliate. Ha imparato la propria lezione. Prova rimorso. Ma vederlo soffrire in quel modo, è durissimo per me. Lo voglio mandare ad un collegio islamico ora. Forse può ritornare ad essere un buon musulmano”.
I due giovani erano in un gruppo di cinque coppie ad essere fustigate in pubblico in una piazza pubblica della capitale provinciale Banda Aceh, ricostruita dopo lo tsunami con l’aiuto e l’assistenza australiani.
Aceh è la sola provincia indonesiana ad imporre la legge della sharia dopo che le fu dato il diritto di introdurre il codice legale islamico oltre dieci anni fa.
Ma è solo nel 2015 che è stato applicato totalmente un codice penale islamico severo, per musulmani e non, che mette fuori legge l’alcol, l’adulterio, l’omosessualità e il mostrare pubblicamente affetto per relazioni non legalmente riconosciute.
L’omosessualità non è illegale dappertutto in Indonesia sebbene l’intolleranza sia crescendo in tutto il paese.
Domenica la polizia di Giacarta ha fatto un’incursione in una palestra dove si svolgeva una festa gay ed ha arrestato 141 persone, accusando dieci di loro di aver violato la legge della pornografia. Tutti 141 sono ancora in carcere.
Le altre quattro coppie eterosessuali punite ad Aceh in precedenza hanno ricevuto da 21 a 27 frustate ognuno perché si “baciavano ed abbracciavano”.
Ma le corti della Sharia di Aceh sono state determinate a dare l’esempio con questi due giovani gay, arrestati a marzo dopo che gruppi di vigilanti irruppero nella loro camera in affitto e tentarono di filmarli mentre facevano sesso. La loro sentenza è stata più dura di quanto chiesto dall’accusa.
Nella folla c’è anche un impiegato di banca che ha detto di non essere andato a lavorare per essere testimone di questo storico evento.
“E’ la prima volta che qualcuno è stato fustigato per fare sesso omosessuale e la gente diAceh ha atteso tanto per vederli puniti. Questa è una provincia della Sharia.”
“E’ inaccettabile che il movimento LGBT venga nella nostra amata terra. Spero che questo mandi loro un messaggio che non sono ben accetti qui. Se la comunità LGBT continua a promuovere il loro stile di vita qui sono sicuro che la pena sarà ancora più dura”.
Un militante famoso della comunità LGBT era giunto a Banda Aceh per dare sostegno ai due giovani, ma è stato costretto a nascondersi dopo che un giornale islamico locale ha messo un messaggio su Facebook invitando i vigilanti del FDI a prendere a calci il militante.
“Direi che sarà copiato dalle altre province attraverso le leggi locali obbligatorie” dice Andreas Harsono di HRW che previde la dura pena imposta alla coppia gay. “Coprifuoco di notte, separazione tra uomini e donne nelle piscine, spiagge… Che inizi la corsa verso il peggio”
AMANDA HODGE, The Australian
Banda Aceh, la fustigazione di due omosessuali ed il rischio della teocrazia
Una corte islamica indonesiana di Banda Aceh, isola di Sumatra, ha condannato due giovani a 85 colpi di frusta per essere stati pescati a fare sesso e poi denunciati dai propri vicini.
Questa sentenza è la prima ad essere stata inflitta dopo l’approvazione, nel 2014, nella provincia autonoma di Banda Aceh di una legge contro l’omosessualità, ed è persino più pesante della richiesta dall’accusa.
Il giudice che ha presieduto la sentenza ha detto: “Gli accusati sono stati scoperti mentre facevano sodomia e sono stati ritenuti colpevoli.”
I due uomini erano presenti al processo ed hanno deciso di non appellarsi.
Banda Aceh è una provincia autonoma dell’Indonesia formatasi all’indomani dello tsunami del 2004, dopo tanti anni di lotte autonomiste, ed ha una propria legislazione islamica che si aggiunge a quella nazionale. L’omosessualità è un reato penale.
E’ attiva anche una polizia islamica incaricata di sorvegliare la moralità pubblica, in cui rientrano anche le donne che non coprono la testa, o che vestono con abiti attillati oppure bevono.
Dopo il verdetto di folla contro il candidato di Giacarta, Ahok, questa sentenza accresce le paure di una radicalizzazione dell’Islam indonesiano.
A farne le spese sono certamente tutte le minoranze religiosi, razziali e di genere.
Human Rights Watch da parte sua ha richiesto il rilascio dei due uomini perché questo non fa che accrescere le paure della comunità LGBT che vive da anni un ostracismo dalle autorità dello stato.
La difesa dei diritti della comunità LGBT è sesso stata tacciata di essere finanziata dall’estero e quindi mirata a minare l’indipendenza indonesiana.
Questo destino di repressione fisica violenta è anche destinata alle coppie eterosessuali che vengono colte in atteggiamenti di affetto, oppure per le relazioni adultere.
Human Rights Watch fa sapere che nel solo 2016 a Banda Aceh sono state fustigate 339 persone per vari crimini.
“Credo che mostri la tradizione sempre più conservatrice in Indonesia” ha detto Andreas Harsono di HRW, per il quale i giudici si lasciano dettare le loro sentenze da interpretazioni radicali dell’Islam.
Un ultimo caso di qualche mese fa fu quello di due donne che pubblicamente si abbracciarono suscitando l’accusa di essere lesbiche e che sono state mandate in riabilitazione.
Insieme ai due giovani saranno fustigati altre coppie che riceveranno da 25 a 30 colpi di frusta per essersi abbracciati e baciati senza essere sposati. “Sono per lo più single e studenti” ha detto il capo della polizia islamica.
L’Indonesia sta andando verso una teocrazia?
All’indomani della sentenza di condanna e prigione per il governatore di Giacarta per un suo riferimento controverso ad un versetto del Corano, i capi dell’islam moderato e i gruppi dei diritti umani hanno chiesto l’abolizione della legge del 1965 di blasfemia.
L’uso crescente della legge, inclusa nel codice penale, inibisce la libera espressione ed ha marginalizzato i cristiani, le sette islamiche minoritarie ed altri gruppi a cui la costituzione laica indonesiana garantisce la libertà di religiosa.
L’influente Tempo Magazine, in un editoriale dove si afferma che la reputazione di paese democratico, moderato e tollerante è stata colpita dal verdetto di Ahok, pone provocatoriamente una domanda: “Una domanda preoccupante è se l’Indonesia sta svoltando verso una teocrazia”.
Vale la pena chiederselo nel mezzo di un’intolleranza religiosa crescente.
L’analista politico Abdil Mughis Mudhoffir crede che le elite politiche giocano col fuoco quando sfruttano il sentimento religioso ed il razzismo prima delle elezioni presidenziali del 2019.
Una protesta di alcuni giorni fa contro una visita del vice presidente del parlamento Fahri Hamzah, che fa parte del partito islamico PKS, nelle Sulawesi Settentrionali che sono a maggioranza cristiana ha mostrato il potenziale di una polarizzazione crescente lungo le linee religiose.
Il 9 maggio una corte di Giacarta ha condannato Ahok a 2 anni di carcere per blasfemia, nonostante che l’accusa avesse ridotto l’accusa a discorsi di odio dopo la sconfitta nota di Ahok alle elezioni di Giacarta.
Questo potrebbe essere promettente per l’appello. Ma la decisione a sorpresa della corte di ordinare l’arresto immediato significa che resterà in prigione durante il processo di appello ed incapace di fare da governatore nei restanti sei mesi di governo.
Tra i cinque giudici non c’è stata opinione contraria, non tutti musulmani.
L’articolo del Tempo dice: “Non c’è dubbio dell’uso politico dell’articolo della blasfemia che poiché è definito molto male si presta ad essere usato per mandare in prigione chiunque osi sfidare definizioni religiose”.
Gran parte degli analisti addebitano la pesante sconfitta di Ahok al processo di quattro mesi ed ad una coordinata campagna degli integralisti islamici e di politici interessati ad impedire l’elezione a governatore di Giacarta ad un cristiano.
Ahok assunse il posto di governatore dopo che l’allora governatore Joko Widodo vinse l’elezione da presidente in uno scontro al filo del rasoio con il capo del Gerindra Party Prawobo Subianto, il quale aveva ironicamente sostenuto nel 2012 la coppia Ahok Widodo al posto di governatore.
La legge di blasfemia fu usata otto volte fino alla fine della presidenza Suharto nel 1998, ma da allora i casi di blasfemia sono diventati 89, tutti durante il periodo della presidenza di Susilo Bambang Yudhoyono.
Andreas Harsono di HRW dà una cifra maggiore, 106, perché l’amministrazione Yudhoyono espanse in tutto il paese gli uffici della legge della blasfemia dell’avvocatura generale.
Harsono indica la creazione di Yudhoyono di un “forum dell’armonia religiosa” del 2006 in cui “la maggioranza deve proteggere la minoranza e le minoranze devono rispettare la maggioranza”.
In una pese dove la maggioranza musulmana con 88% dei suoi 260 milioni di abitanti spesso agisce come una minoranza, c’era un solo risultato possibile dopo che 1000 chiese cristiane sono state chiuse nel decennio successivo.
Oltre all’intollerante religioso ministro degli affari religiosi Suryadharma Ali, un consigliere particolare di Yudhoyono fu Maruf Amin, direttore del Consiglio Indonesiano degli Ulama, che ha emesso editti contro il secolarismo, il pluralismo ed il liberalismo.
Il consiglio sostenne la bollente fatwa del 2008 che vietava la diffusione degli insegnamenti dei Ahmadiya e che giocò un ruolo non secondario nella violenza che ne seguì contro la piccola setta.
Nel trasformare il MUI in una quasi istituzione, Yudhoyono consegnò il controllo della religione e del suo impatto sulla vita pubblica ad una lobby conservatrice che continuò a dimostrare di non amare il simbolismo di un’Indonesia secolare tra i quali c’è persino l’editto contro il Giorno di San Valentino.
Condannati senza eccezione alcuna, gran parte delle vittime della blasfemia erano aderenti di minoranze religiose tra le quali la sciita e Gafatar, una comunità del Borneo Indonesiano, i cui capi furono condannati a cinque anni per balsfemia a marzo scorso.
La setta Gafatar forte di 2000 aderenti sono stati obiettivo di repressione per aver praticato insegnamenti devianti che combinano credi islamici, cristiani ed ebraici, cosa che persino i moderati islamici trovano difficile da accettare. Una causa fu in parte il fatto che non consideravano obbligatoria la preghiera.
Altre vittime di blasfemia sono i sufi, uno dei quali ultimamente morto in carcere a Medan, e diversi che si dichiaravano atei. C’è anche un insegnante musulmano che usava il malay più che l’arabo per il credo musulmano.
Gran parte dei casi sono stati iniziati a Banda Aceh, la sola provincia a cui è permessa di praticare la legge della Sharia, a Sumatra Occidentale, Giava Occidentale e Madura, dove fondamentalisti, politici e polizia si sono uniti a prendere di mira le minoranze in nome dell’ordine pubblico.
A Banda Aceh la lettrice musulmana Rosnida Sari fu costretta a scappare in seguito alle minacce da parte di altri lettori e religiosi per il suo invito ai suoi studenti a dialogare in una chiesta cattolica per migliorare la comprensione reciproca.
Un altro caso importante è quello di Tajul Muluk, capo sciita di Giava Orientale, condannato a quattro anni nel 2012 dopo che religiosi definirono il suo insegnamento eretico e folle cacciarono i suoi seguaci da casa sua.
Il presidente Joko Widodo ha fatto poco per invertire le politiche e pratiche discriminatorie. Ha cercato invece l’aiuto di due organizzazioni di massa musulmane, Nahdlatul Ulama and Muhammadiyah, per contrastare la nascita di una lobby conservatrice.
Questo contrasto è fallito perché nessuna delle due organizzazioni ha capi religiosi rispettati del calibro del compianto Nurholish Majid e di Abdurrahman Wahid che guidarono la campagna per un Islam democratico.
Dopo il verdetto di Ahok, il portavoce della Assemblea Consultiva del Popolo, il parlamento indonesiano, Hidayat Nur Wahid, ha detto che rigettare la legge della blasfemia potrebbe accendere di nuovo il comunismo, un fantoccio ancora in uso per influenzarla pubblica opinione.
Già presidente del PKS, Wahid forse ha risposto ai colpi di Widodo che dovette combattere le dicerie, durante la sua campagna elettorale del 2014, secondo cui i genitori erano membri del Partito Comunista Indonesiano, fatto scomparire in modo sanguinoso.
I suoi aiutanti temono che queste dicerie possano riprendere forza quando Widodo cercherà di essere rieletto per la seconda presidenza nel 2019, in una elezione che si pensa sarà ancora contro il forte capo dell’opposizione Prawobo, il quale ha sostenuto sulle ali dell’intolleranza il candidato a governatore di Giacarta Anies Baswaden e che ringalluzzito vorrà di nuovo presentarsi alle elezioni.
John McBeth, Asiatimeonline