Dopo neanche 24 ore dall’annuncio al paese del primo ministro generale Prayuth Chanocha di non percepire i manifestanti antigovernativi come dei nemici, Parit Penguin Chiwarak, noto militante studentesco è stato arrestato con dieci accuse tra le quali sedizione.
Questo è un sintomo della divisione crescente del paese tra due universi paralleli thailandesi che si dividono in due Thailandie in contraddizione.

In una versione studenti universitari e di scuola superiore fino a giovani di 15 anni si riversano sui palchi delle proteste di opposizione a chiedere nuove elezioni, una nuova costituzione ed una monarchia che assomigli più da vicino a quelle di paesi come il Regno Unito.
Per farsi un’idea basta leggere qualche hashtag di tendenza su Twitter.
Tra i tanti hashtag in lingua thai diventati popolari ci sono: #Perché non lo sopporteremo più degli studenti della Thammasat University che hanno fatto le dieci richieste di riforma della monarchia.
Mi vogliate perdonare se, a causa della legge di lesa maestà e della politica di questo giornale, devo censurarmi sui dettagli delle richieste studentesche per poter pubblicare questo articolo. Vorrei assicurarvi comunque che proviamo a fare quello che possiamo e a fare di più.
#FreeYouth è un altro hashtag popolare che non ha bisogno di ulteriori cose da dire. Alcuni slogan sono in inglese, come quello degli studenti della Università Chulalongkorn di venerdì dopo che seppero che l’amministrazione disapprovava il loro voler tenere le proteste dentro al campus: puoi tagliare tutti i fiori ma non puoi impedire alla primavera di tornare.
Gli studenti tennero comunque una manifestazione a cui parteciparono 500 studenti dentro l’università il venerdì sera.
Giovedì mentre erano minacciati e perseguitati altri studenti, vari giovani utenti di Twitter divennero sempre più furenti contro la grande maggioranza dei media principali.

Dicono che la maggioranza dei media dà una copertura inadeguata a ciò che accade, esercita l’autocensura su qualunque cosa sia appena critica verso la monarchia, giungendo a distorcere fatti e definendo gli studenti come repubblicani.
E’ divenuto così popolare l’hashtag “condanniamo i mass media”
“Tutti i thailandesi meritano un’informazione imparziale e non unilaterale. Ora dovete fare il vostro dovere. Siete per ora il più grande microfono. Quando ci sono costrizioni i thai media non fanno il loro dovere lasciando le persone da sole” scrisse un utente giovedì e in due giorni fu riscritto 12800 volte.
“Fate il vostro cazzo di lavoro” scriveva un altro. “Qual è il ruolo dei media? Distorcere la verità?”
Le richieste degli studenti si possono suddivider in due gruppi differenti. Gli studenti della Thammasat che chiedevano la riforma della monarchia e quelli di Gioventù Libera che chiedeva nuove elezioni, nuova costituzione e la fine delle pressioni politiche.
La differenza tra ciò che leggi e vedi sulla maggioranza dei media principali e sui media sociali è grande quanto un oceano.
In un’altra Thailandia, quella popolata da generazioni più anziane, gli studenti sono ingenui e sono manipolati, usati da gruppi politici per i loro fini politici. Persino alcuni vicini alle richieste degli studenti sono preoccupati del ripetersi di un passato tragico seguito da un altro golpe.
Quaranta anni fa, il sei ottobre 1976 accadde la peggiore tragedia politica thai nell’era moderna.
Forze poliziesche e paramilitari aizzate da folle reazionarie uccisero e linciarono decine di persone, in gran parte studenti, alla Thammasat University. Gli studenti erano accusati di essere comunisti o loro simpatizzanti e di pianificare il rovesciamento della monarchia.

Il conto ufficiale dei morti fu di 46 persone uccise sebbene alcuni li stimassero ad un centinaio. Appena dopo i militari presero il potere e molti studenti fuggirono nelle giungle ad unirsi al partito comunista thailandese.
Ora alcuni adulti e i media di destra accusano gli studenti di spingere per la repubblica anche se la richiesta degli studenti fatta alla Thammasat cerca essenzialmente una monarchia che opera strettamente sotto l’egida della costituzione, come quella inglese.
Sono questi adulti prigionieri del passato? Hanno troppa paura di permettere agli studenti ed ai giovani di provare a disegnare un futuro differente, più democratico, eguale e libero per la Thailandia?
Questo contrasta con la richiesta di uno studente della Chulalongkorn fatta venerdì dal palco affinché gli adulti compresi lettori, celebrità e grande stampa abbiano il coraggio morale di fare la cosa giusta citando lo storico in esilio Somsak Jeamteerasakul.
Quale Thailandia abitate? Possono i due paesi discutere e deliberare onestamente?
Ci sono domande urgenti che hanno bisogno di una risposta prima che questi due universi paralleli Thailandesi si incontrino in una sanguinosa collisione.
Pravit Rojanaphruk, Khaosodenglish