L’instabilità politica derivante dal golpe ha arrecato un danno maggiore alla economia del Myanmar peggiorando la crisi umanitaria.
A due anni dall’istallazione del governo militare il Myanmar resta imprigionato nel conflitto mentre cresce l’instabilità politica e peggiora la crisi umanitaria.
Dopo la pandemia del covid-19 che ha danneggiato le imprese e il mercato del lavoro, l’instabilità politica derivante dal golpe ha arrecato un danno maggiore all’economia del Myanmar.

All’inizio si trattò di una mancanza di contanti, il rapido deprezzamento della valuta kyat contro le valute più importanti come il dollaro USA oltre ad una crescita netta dei prezzi dei carburanti, delle merci e dei materiali grezzi importati.
Altri limiti fondamentali per l’industria includono l’abolizione del tasso di cambio variabile gestito e le restrizioni sulla fornitura di moneta straniera imposta dalla Banca Centrale del Myanmar oltre alle frequenti interruzioni di energia, agli scontri armati e alla mancanza di infrastrutture nel paese.
Il salario minimo resta inalterato a 4800 kyat, 2,20 euro al giorno, sin dal lontano 2018. Il governo civile aveva precedentemente previsto di aumentare il salario minimo ogni due anni.
Nel 2022 l’Organizzazione Internazionale del lavoro ha stimato che ci sono 1,1 milioni di lavoratori di meno rispetto al 2020.
Il direttorato degli Investimenti e Amministrazione delle imprese ha affermato che il Myanmar ha ricevuto oltre 1,4 miliardi di dollari in investimenti stranieri diretti nei sette mesi dell’anno fiscale 2022-2023.
Tra i maggiori investitori ci sono Singapore, Hong Kong e Cina che dirigono i loro fondi verso lo sviluppo urbano, la proprietà, settori energia e della manifattura.
Il settore delle estrazioni è la fonte maggiore di moneta pregiata per i militari. La giunta militare birmana ha permesso che alcuni imprese minerarie, che erano state approvate dal governo Thein Sein tra il 2012 e il 2015 e poi sospese dal governo del NLD, possano riprendere le loro operazioni. Alcune di queste operazioni sono coinvolte nel settore minerario nel Kachin e Rakhine.
Il settore delle risorse naturali del Myanmar è pochissimo controllato e sfruttato dai militari e dalle imprese legate a loro per tutta la storia del paese. Nell’anno fiscale 2017-2018 i progetti di gas naturale in Myanmar hanno generato 1 miliardo di dollari.
Le quote del bilancio del Myanmar allocata per salute, istruzione e protezione sociale sono scese dal 4,2% al 2,7%, dal 8.4% al 7% e dal 0.5% al 0.3% rispettivamente dall’anno fiscale 2020 2021 al 2022-2023, mentre la quota riservata alla difesa è salita dal 10% al 12%.
L’inflazione annuale è salita dal 5,7% del 2020 al 19,4 del 2022, mentre il deficit cresce a causa del significativo declino della raccolta delle tasse.
Le rimesse degli emigrati sono da sempre un contributo notevole alle entrate delle famiglie per la gente che vive nella povertà. Sono oltre 3,7 milioni gli emigrati del Myanmar ed il 70% vive in Thailandia in gran parte priva di registrazione.
Nel 2019 le rimesse degli emigrati verso il Myanmar furono 2,6 miliardi di dollari, il 4% circa del PIL del paese. A causa di sfiducia nel settore bancario, delle fluttuazione del cambio e delle politiche imposte dalla giunta militare, gran parte degli emigrati si affidano a canali informali per inviare le rimesse alle famiglie.
Circa il 70% dei birmani vive nelle aree rurali e la maggioranza vive dal settore agricolo. I coltivatori nel cuore agricolo del Myanmar centrale sono fortemente colpiti dagli scontri armati che includono attacchi aerei e fuoco di artiglieria e dalla restrizione sul movimento di persone e beni.
I sistemi sanitari e delle scuole pubbliche del Myanmar sono crollati nelle aree del conflitto dopo il golpe. I militari attaccano aree civili comprese scuole ed infrastrutture mediche.
Sono oltre 5 milioni i bambini che hanno bisogno di assistenza umanitaria e 7.8 milioni i bambini che non vanno a scuola. Molti bambini delle aree di conflitto non hanno ricevuto le vaccinazioni.
Agli inizi del 2023 la giunta militare rilasciò 7012 prigionieri tra cui 300 prigionieri politici. Sin dal golpe sono 16mila i prigionieri politici arrestati, oltre 2600 sono stati uccisi, 4 sono stati condannati a morte e 138 attendono l’esecuzione della condanna a morte.
Prima del golpe c’erano circa 330mila persone dislocate internamente nel Myanmar e sono ora diventati 1,1 milioni di civili, specie nelle regioni del Sagaing e Magway.
La salute dell’economia è ben sotto i suoi livelli pre-pandemici. La crescita del PIL è proiettata al 2% nel 2022 e al 3,3% nel 2023 dopo la contrazione del 18% del 2021.

Il livello della crescita è ancora il 13% più basso del 2019.
Circa il 40% della popolazione vive sotto la linea della povertà nazionale e si stima un peggioramento della diseguaglianza nel 2022.
Sono 15,2 milioni le persone che vivono una insicurezza alimentare acuta. L’inversione delle riforme e il conflitto in corso fanno prevedere un prolungamento dell’instabilità macroeconomica e potrebbero soffocare il potenziale di sviluppo del Myanmar.
Soe Nandar Linn, Eastasiaforum