Embargo o no, i militari birmani acquistano ancora in Europa

Dopo le sanzioni, l’ embargo e le accuse di genocidio, il Tatmadaw, i militari birmani, continuano a provare ad acquistare equipaggiamenti militari, o ad uso duale, da compagnie europee che in questo modo rischiano la complicità nei crimini di guerra e dei crimini contro l’umanità che il Tatmadaw ha commesso e continua a commettere contro i gruppi armati etnici e le popolazioni birmane.

https://www.justiceformyanmar.org

A svelare tutto ciò è un documento fatto uscire e pubblicato da una ONG birmana Justice For Myanmar, ripreso poi da OCCRP, Organized Crime e Corrution Report Project, nel rapporto scritto da Jared Ferrie and Timothy McLaughlin.

I documenti fuoriusciti mostrano i documenti del budget con i quali i militari birmani provano ad acquistare equipaggiamenti militari di compagnie americane, canadesi ed australiane, tutti paesi che hanno una forma di embargo e sanzioni contro il Tatmadaw.

Alcuni documenti sono relativi all’acquisto di un aeroplano Airbus dall’aviazione civile giordana, Jordan.

L’esercito birmano dal 1962 fino al 2011 ha governato la Birmania o Myanmar in condizioni di dittatura militare commettendo atrocità contro civili e eserciti etnici.

Nel 2016 lanciò una repressione da terra bruciata contro la popolazione Rohingya del Rakhine con l’omicidio di decine di migliaia di persone, lo stupro sistematico delle donne e l’incendio di tantissimi villaggi Rohingya che portarono 740mila Rohingya a scappare in Bangladesh dove restano in campi sovraffollati con poche possibilità di rientrare nei loro villaggi natii del Rakhine.

La UE estese un embargo di armi contro il Tatmadaw per l’eccidio compiuto ed impose sanzioni sui generali, mentre l’ONU dichiarò chiaro l’intento genocida di quelle violenze.

embargo di armi e violazioni di diritti umani in Birmania

Il Gambia lanciò presso la Corte Internazionale di Giustizia un’accusa di genocidio, mentre davanti alla Corte Penale Internazionale pendono le indagini sui crimini di guerra per l’offensiva nel Rakhine.

“I dati delle armi nei rapporti UE mostrano che compagnie britanniche esportavano equipaggiamento in Birmania nell’anno in cui scoppiò la violenza nel Rakhine, mentre ditte spagnole vendevano rifornimenti nel 2015. Quelle esportazioni potrebbero aver violato i termini dell’embargo di armi, sebbene essi si trovino in categorie così vaste che è impossibile sapere”

Il documenti trapelati parlano di spese proposte senza però specificare se poi gli equipaggiamenti siano arrivati e se non siano arrivati per intermediazione di altre compagnie.

“Documenti diversi mostrano che una compagnia birmana, gestita da un detentore di passaporto britannico, facilita la vendita di due Airbus di proprietà delle forze aeree Giordane al Tatmadaw per 38,6 milioni di US$. Secondo i termini dell’accordo che si completa quest’anno, la compagnia birmana offre l’addestramento dei piloti in centro Airbus in Spagna.”

Sono otto i piloti da addestrare a Siviglia in Spagna o in altri luoghi.

Le autorità civili birmane non sono state coinvolte nell’acquisto dei due Airbus il cui pagamento si completerà alla fine del 2020.

La Giordania non ha sanzioni contro Tatmadaw ma le compagnie europee o individui rischiano di violare la legge se fanno affari con i militari birmani.

Secondo Siemon Wezeman di Stockholm International Peace Research Institute “ogni rifornimento o sostegno o attività finanziarie legate al commercio con militari e paramilitari birmani è vietato. Punto” siano esse armi reali o pezzi di equipaggiamento.

Vecchi e nuovi aerei

L’Europa, gli USA, Canada ed Australia, dopo aver tenuto forti sanzioni internazionali contro la Birmania per le violazioni di diritti umani dei militari dopo la presa del potere nel 1962, allentarono la pressione nel 2013 alla luce delle timide riforme di apertura democratica.

Sono restate in vigore gli embarghi contro armi ed equipaggiamenti che potrebbero essere usati nella repressione.

Con la timida apertura, salì al potere il partito NLD di Aung San Suu Kyi che però non gestisce alcuni ministeri chiave come difesa, frontiere e gli Interni che restano fuori del controllo civile, mentre i militari mantengono il 25% dei parlamentari.

Gli aeroplani acquistati sono due Airbus CASA C295 che possono operare in climi umidi, polverosi e desertici, freddi e ghiacciati servono sia al trasporto di truppe che per sparare.

Fa notare il rapporto che, dopo una visita ai campi profughi Rohingya in Bangladesh, “la regina di Giordania denunciò pubblicamente la mancanza di azione della comunità internazionale nella difesa dei Rohingya contro atti di inimmaginabile violenza”.

L’accordo è stato facilitato da una compagnia birmana chiamata Aero Sofi di cui un direttore esecutivo dirigeva la Air Mandalay il quale detiene passaporto britannico e che ha lavorato per anni negli aeroporti di Londra.

Si legge anche che Aerosofi ha anche facilitato il trasferimento da una linea aerea civile birmana al Tatmadaw di un Airbus A319 che era appartenuto alla Finair.

Tra i documenti trapelati si legge che i militari hanno deciso di comprare armi ed equipaggiamenti che contravvenivano agli embarghi. Tra questi c’è software di sicurezza tedesco per le comunicazioni di telefonini ed altri sistemi per dare elettricità agli aeroplani a terra di ditte francesi.

Ad aprile 2018 la UE proibì la vendita di prodotti che possono essere usati sia in ambito militare che civile, come anche equipaggiamenti di monitoraggio di comunicazioni, come quelli programmati dai militari birmani. Le ditte che producono queste apparecchiature hanno il dovere di indagare sui legami tra i possibili compratori ed i militari birmani.

“Imprese ed autorità di rilascio di licenze di esportazioni devono determinare se il compratore è attendibile. Assumo che dopo l’invio ci debba essere un controllo” dice Wezeman nel rapporto.

“La natura precisa delle vendite di equipaggiamento registrate nei rapporti di esportazioni di armi della UE è più difficile da determinare.” si legge nel rapporto.

I rapporti della UE

“Il sistema attuale delle richieste di rapporto è sotto una critica continua” dice Milan Eibl di Transparency International. “Permette a imprese e governi di continuare a dare a regimi violenti persino sotto embargo con descrizioni opache di materiali permettendo quindi loro di prioritizzare il profitto prima delle morti”

Secondo Nabila Massrali portavoce della UE per ministro degli esteri le descrizioni sarebbero estremamente dettagliate e precise, ma poi sono gli stati singoli ad applicare l’embargo.

“I dettagli delle vendite sono tanto vaghi da non poter sapere se gli accordi violano l’embargo che era attivo prima delle sanzioni di metà 2018. Nonostante le vaste categorizzazioni, Wezeman dice che i rapporti UE contengono indicazioni che tale equipaggiamento era molto probabilmente per uso militare.”

Molti degli equipaggiamenti venduti molti componenti di sistemi possono essere usati sia in ambito militare che civile, ma avrebbero dovuto suscitare almeno qualche dubbio secondo l’esperto Wezeman.

Una compagnia canadese, Ross Video, ha venduto dopo oltre un anno che erano denunciate le violenze dei militari birmani, alla Myawaddy TV di proprietà dei militari birmani una tecnologia che fu usata per trasmettere delle partite di calcio.

Anche se la vendita era poi stata effettivamente usato in ambito civile e non era di per sé una violazione all’embargo stesso canadese, la compagnia si è detta ben contenta di aver potuto entrare in questa competizione e che non si faceva alcun problema morale per aver venduto questa tecnologia ai militari visto che “almeno una decina di imprese avrebbero voluto entrarci al posto nostro e vendere al posto nostro”

“Si potrebbe discutere se i paesi che rappresentano oltre la metà dell’economia mondiale siano visti responsabili in qualche modo da qualcuno per i crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio”

Fatto sta che all’indomani del rapporto ONU sugli abusi dei militari, Facebook cancellò le pagine di Myawaddy TV perché coloro che erano dietro quelle pagine “avevano permesso gravi abusi di diritti umani nel paese. E noi vogliamo prevenire che usino i nostri servizi per accendere ancora le tensioni etniche e religiose”

Cosa dire poi dei bulldozer americani che i militari birmani vogliono acquistare, dopo le denunce di HRW che mostrò come i villaggi Rohingya, dopo la fuga della popolazione civile in Bangladesh, erano stati rasi al suolo per manomettere così la scena del crimine per “cancellare sia la memoria che le rivendicazioni legali dei Rohingya che vivevano li”?

Ma esiste un altro problema a questo riguardo che ha a che fare con il grado di penetrazione dei militari nella struttura sociale economica e burocratica del paese da rendere difficile alle imprese straniere sapere con chi si sta a trattare realmente, se con imprese civili o di proprietà militare, perché le imprese legate ai militari coprono tantissimi settori: TV, banche, turismo, telecomunicazioni. E tante altre hanno legami stretti con loro.

“Un rapporto ONU sugli interessi economici del Tatmadaw del 2019 indicava 120 imprese sussidiarie legate a 2 conglomerati controllati dai militari, mentre i ricercatori erano certi che c’erano ancora imprese più difficili da identificare”

L’ONU metteva in guardia le ditte a vigilare a che non diventassero complici dei militari nei loro crimini dei diritti umani.

A tal proposito a fine 2018 si venne a sapere di un elicottero drone acquistato dalla ditta austriaca Schiebel, mostrato proprio dalla Myawaddy TV.

La Schiebel negò di aver venduto tale strumento ai militari e di aver solo venduto CAMCOPTER S100 per la mappatura di miniere e costruzione di strade in Birmania.

Mentre il governo austriaco promise di fare indagini e la Schiebel disse di non avere i militari birmani come loro clienti, si deve ancora sapere come quel drone sia finito nelle mani dei militari birmani.

I regolamenti UE richiedono alle imprese che vendono equipaggiamenti usabili anche dai militari di assicurarsi che tali pezzi non finiscano nelle mani sbagliate e che non devono essere la compagnia di facciata dei militari birmani.

Ma la vastità degli interessi economici birmani e delle connessioni economiche tra militari e ditte civili rendono difficile l’applicazione delle sanzioni imposte e degli embarghi

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