Emissioni zero in Vietnam nel 2050 e centrali a carbone

Nella conferenza sul clima di Glasgow del COP26, il primo ministro vietnamita Pham Minh Chính fece il clamoroso annuncio dell’obiettivo di emissioni zero in Vietnam per il 2050 .

Il Vietnam ha anche firmato la dichiarazione Globale di Transizione dal Carbone all’energia pulita, impegnandosi ad accrescere rapidamente le energie rinnovabili e a non costruire più nuove centrali a carbone senza abbattimento.

Questo è grande ed inatteso perno per il Vietnam che ha fatto notevoli investimenti sulle centrali a carbone nel decennio scorso ed ha, dopo la Cina, la capacità produttiva maggiore tra i paesi della regione del Mekong.

Appena due mesi prima di questa dichiarazione al COP26, il governo pubblicò l’ottavo piano di sviluppo del paese, PDP8 che copre il periodo 2021-30 che si affida totalmente sull’investimento estero in energie non rinnovabili. Col PDP8 il Vietnam vuole raddoppia per il 2030 la produzione energetica del Carbone con conseguenze nei cinque anni successivi.

emissioni zero per il Vietnam e il sud est asiatico

Dopo le dichiarazioni del COP26 il governo ha chiesto al Ministero dell’Industria e Commercio MoIT di rivedere il PDP8 una cui bozza deve ancora essere prodotta.

Nel 2020 la potenza espressa dalle centrali al carbone ha generato la stessa energia di tutte le altre fonti messe insieme ed il settore ha emesso 126 milioni di tonnellate di CO2, la metà delle emissioni del paese. Queste sono cresciute negli ultimi anni mentre quelle dei suoi vicini sono rimaste le stesse o sono diminuite.

emissioni zero in vietnam

Brian Eyler, direttore del Stimson Center americano, dice che poiché il Vietnam esporta più beni industriali dei propri vicini, le fonti di generazione di elettricità devono essere sviluppate più velocemente e le soluzioni facili sono carbone ed energia idroelettrica.

Verso il 2010, il Vietnam smise di costruire grandi dighe favorendo invece le centrali a carbone quando produsse il suo settimo piano di sviluppo energetico PDP7 tra 2011 e 2020.

“Il ministero dell’Industria e del Commercio ha valutato che il potenziale idroelettrico è stato usato del tutto e quindi ha volto la sua attenzione al carbone” dice Tran Dinh Sinh, consulente tecnico di GreenID, ONG ambientalista vietnamita.

“L’ultima bozza di settembre 2021 del PDP8 mostrava anche 51 GW dal carbone nel 2030 e quindi PDP8 è il prosieguo del PDP7. Ma il ministero non spiega perché fa così”

Una ricerca del 2017 della tedesca Friedrich Ebert Foundation trovava che i conflitti di interesse istituzionalizzati erano un impedimento alla transizione del paese dal carbone a fonti a basse emissioni, cosa ribadita da Eyler.

“E’ difficile convincere le imprese che costruiscono impianti a carbone a non farlo. Hanno tanto potere e gruppi di interesse particolari” dice Eyler il quale aggiunge che il bilancio degli interessi nel processo di revisione del PDP è vissuto come un incontro di pugilato.

“Un giorno la gente che sostiene il carbone è alle corde e il giorno dopo combattono aspramente. E’ un tira e molla”

L’investimento nel carbone finisce

I dati del Global Energy Monitor mostrano che dal 2010 il settore vietnamita del carbone ha ricevuto almeno 29 miliardi di US$ di investimento straniero. Il Mekong Infrastructure Tracker dello Stimson Center racconta una storia analoga di un forte investimento estero per costruire impianti a carbone: Ogni 100 MW di potenza operativa di Carbone, 93 sono stati costruiti con investimenti stranieri.

“Il Carbone è la fonte meno costosa e più veloce di soddisfare ai bisogni energetici vietnamiti. E c’erano tanti soldi facili a disposizione” dice James Browning di Global Energy Monitor.

I principali investitori nel settore del carbone vietnamita erano Cina, Giappone e Corea del Sud ma ora si sono ritirati. Persino prima dell’annuncio vietnamita al COP26 ci si domandava di come sarebbe stato finanziato il PDP8. Nella bozza di settembre il Vietnam avrebbe avuto bisogno di 44 miliardi di dollari per far crescere la propria flotta nei 10 anni seguenti, o quasi il 50% di più di tutti i finanziamenti esteri giunti nel settore nello scorso decennio. Questo è un aumento improbabile nel nuovo panorama della finanza del carbone.

Sono quindi comparsi dei dubbi sulla fattibilità delle proiezioni del PDP. Dopo che il presidente cinese Xi Jinping annunciò che la Cina avrebbe smesso di costruire nuovi progetti a carbone all’estero, lo IEEFA pubblicò un rapporto in cui conclude che, visto il ritiro dai finanziamenti delle centrali a carbone di banche e governi asiatici e americani, solo un terzo dei 30 GW di energia elettrica da carbone prevista nel PDP8 ancora era fattibile. Questo terzo sono quei progetti in via di costruzione o con finanziamenti assicurati.

Costi umani e ricadute

La ricerca del 2017 sul peso delle malattie derivanti dalle centrali a carbone nel Sud Est Asiatico stimava che, se si fossero costruite tutte le centrali previste nel PDP7 per il 2030, il Vietnam avrebbe visto ulteriori 20mila morti l’anno dovute alla relativa crescita dell’inquinamento dell’aria. Grafico2

Le ceneri rilasciate dalla combustione del carbone sono abbondanti di particolato fine che inalato porta a malattie cardiache, cancro ai polmoni e alla gola e malattie respiratorie.

Ci sono ancora dati limitati sui danni che le centrali a carbone del Vietnam procurano alle comunità circostanti. Per provare a compensare questa mancanza, il pediatra Nguyen Trong An del CHERAD di Hanoi, Centro di ricerca e sviluppo di sanità ambientale, è andato nella comune di Vinh Tan nella costa sudorientale del paese a marzo 2021 dove sono operative tre centrali a carbone ed un’altra è sotto costruzione.

Il gruppo voleva raccogliere informazioni dai registri sanitari delle cliniche locali a Vinh Tan e nella comune vicina di Phuoc The. A Vinh Tan le autorità non fornirono i documenti originali dicendo che l’ufficiale addetto non era sul posto. Mentre il pediatra si è ripromesso di tornare sul posto l’anno successivo, a Phuoc The ha scoperto che dal 2010 al 2020 il tasso di morte per cancro e infarto sono superiori a quanto atteso.

Mentre prima della costruzione degli impianti nel 2010 ogni 100 morti 33 erano attribuibili a malattie non comunicabili come cancro e infarti, nel 2020 queste morti sono diventate 70 su 100.

Sebbene si possa vedere una correlazione tra i dati, il pediatra Nguyen Trong An dice che ci potrebbero essere altre cause a spiegare questi tassi di mortalità e che si rendono necessari altri studi a corroborare i dati.

Nonostante manchino dati localizzati sugli impatti pericolosi del carbone sulla salute in Vietnam, alcuni cittadini già rigettano gli impianti a carbone. Dei 54 progetti di impianti a carbone che GEM segue nel paese, 8 hanno ricevuto la protesta o l’opposizione.

I cittadini che vivono attorno alla centrale a carbone di Duyen Hai lamentano che la rimozione delle dune di sabbia per costruire il porto del carbone ha portato ad una maggiore incidenza degli allagamenti, slavine ed erosione del suolo.

Nel frattempo lo scarico di acqua calda dall’impianto di Quang Ninh ha causato morie di pesce e gamberetti con pesanti conseguenze per centinaia di famiglie.

Adattarsi ai cambi globali

Alla fine di novembre il MoIT disse che, per il 2045, il 75% dell’energia totale prodotta in Vietnam proverrà da energia più pulita tra cui gas, solare ed eolica.

emissioni zero per il Vietnam

Molti esperti non considerano il gas come energia pulita. Browning del GEM stima che nel breve periodo l’abbondante metano rilasciato nell’estrazione e combustione è 80 volte peggiore della CO2 in termini di effetti di riscaldamento. GEM ha emesso un rapporto ad ottobre 2021 in cui valuta che, se si costruiscono tutte le previste infrastrutture del gas in Asia, l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C è difficilmente raggiungibile.

Il potenziale del settore vietnamita delle energie rinnovabili è in fortissima crescita. La bozza del PDP8 predice che nel 2030 il paese avrà bisogno di 92GW di elettricità. Per soddisfare la domanda il Vietnam deve far crescere la propria struttura energetica di 18GW in nove anni, 2 GW all’anno. Nel 2020 il solo eolico è cresciuto di 4 GW e nel 2019 il solare è cresciuto di 16 GW.

“Il Vietnam può fare la transizione abbandonando i previsti impianti al carbone. La maggiore opportunità sta nell’eolico in mare. Prevediamo un boom nell’eolico simile a quello visto nel solare negli ultimi due anni” dice Eyler che aggiunge:

“Credo che l’impegno cinese a fermare i progetti all’estero del carbone porterà risultati e che potrebbe aiutare a cambiare il modo in cui i gruppi del carbone pensano al futuro. Poiché abbiamo visto come negli USA le grandi imprese petrolifere e del gas costruire impianti solari ora. Loro la possono fare la transizione”.

Linh Pham, Chinadialogue

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