Estorsione di sette poliziotti thailandesi ad un’attrice di Taiwan

E’ fuori controllo l’estorsione di sette poliziotti thailandesi, si domanda il giornalista thai Pravit Rojanaphruk all’indomani di una storia squallida denunciata da una attrice di Taiwan, Charlene An su Instagram Stories (IGS) che dice “addio Bangkok quanto sei marcia!”.

L’estorsione perpetrata da sette poliziotti thailandesi sarebbe avvenuta dopo il fermo della comitiva dell’attrice a Huai Khwang all’una di notte del 4 gennaio, in un punto dove di solito non ci sono posti di blocco.

Furono prima perquisiti alla ricerca di qualcosa di illegale, poi furono portati alla stazione di polizia per verificare il visto e fu detto loro che mancavano dei documenti e fu loro vietato sia di usare i telefoni per chiedere aiuto sia per registrare quello che accadeva.

L’attrice ha ricordato che furono costretti a porgere le scuse per non si sa bene cosa e poi i poliziotti avrebbero detto loro che per ritornare liberi avrebbero dovuto “pagare 27 mila baht”, circa 750 euro, adducendo la giustificazione che altri poliziotti chiedono molto di più.

Solo dopo aver pagato la cifra lontano dalle telecamere di sicurezza, fu dato loro un taxi per andare via.

“C’erano anche alcune donne della Corea del Sud che erano bloccate alla stazione di polizia” dice l’attrice che ha negato di essere stata ubriaca come ha detto la polizia e che comunque ricorda come in Thailandia ci sono ancora tantissime persone gentili e accoglienti.

Questo episodio di estorsione ha portato sette poliziotti della polizia a Huay Kwang in carcere senza poter usufruire della condizionale perché l’immagine della Thailandia e del suo sistema di giustizia è risultata molto danneggiata.

Sarebbero state 3 sigarette elettroniche ad aver acceso il caso di estorsione che il gruppo di turisti di Taiwan aveva comprato dal proprio a Huang Kwak, nonostante sia espressamente vietato il loro uso in Thailandia. Per queste 3 sigarette elettroniche i poliziotti hanno chiesto 18000 baht ed altri 3000 per non portare addosso il passaporto.

Il labirinto della corruzione in Thailandia

L’estorsione dei poliziotti thailandesi sta andando fuori controllo fregandosene come mai prima del sistema giudiziario thai, o no?

sette poliziotti thailandesi e charlene an
Instagram/Charlene An

Immaginiamo se l’attrice Charlene An non avesse avuto il temperamento e i follower dei media sociali per denunciare l’estorsione fatta dai sette poliziotti thai di Huay Kwang dei 27mila baht a lei ed ai suoi amici per il possesso di 3 sigarette elettroniche e per non portare addosso il passaporto, allora nessuno avrebbe mai saputo del comportamento odioso e corrotto di questi presunti “esecutori della legge”.

C’è da domandarsi quanti casi non sono stati denunciati nei mesi e negli anni solo perché le vittime straniere non erano famose o perché avevano troppa paura per parlare.

Il danno all’industria turistica thai deve essere stato di gran lunga maggiore di quanto estorto da questi “poliziotti”, se non proprio incalcolabile.

Fino a giovedì i sette poliziotti sono stati arrestati e restano dentro senza cauzione perché i giudici sostengono che il caso ha un grave impatto negativo sull’immagine del paese e sul suo sistema giudiziario.

Secondo alcuni questo non è una cosa occasionale fatta da poliziotti fuori controllo ma fa parte di un più vasto sistema corruttivo dove i più giovani lavorano come procacciatori per estorcere e accettare bustarelle per soddisfare certe cifre fissate mensilmente non tanto per sé ma per dei comandanti corrotti.

Non c’è prova concreta che esista un sindacato di corruzione così corrotto, ma ci si è mai domandato perché è così comune trovare ufficiali di polizia di livello che conducono un ritmo di vita molto agiato superiore a quanto possibile dal loro modesto salario?

Questo spiega perché molti non erano stupiti della denuncia di An e dei consigli di molte guide turistiche straniere a stare alla larga dalla polizia thai.

Al di là del giro della polizia, la percezione generale della corruzione in Thailandia è altrettanto simile.

Transparency International (TI) all’inizio settimana ha posto la Thailandia ad un pessimo 101 posto su 180 paesi nel suo indice di Corruzione Percepita, ben al di sotto del Vietnam al 77 posto e della Malesia al 66. E non c’è nessun grido di rabbia a dire che non è così.

Molti thai di fatto sentono che Transparency International abbia solo ricordato quello che osservano e pensano che sia una valutazione alquanto accurata della realtà thailandese.

E’ proprio il senso di apatia e disperazione a permettere la crescita della corruzione e non solo nella polizia. Ognuno di noi ha il dovere di resistere alla corruzione che è legata agli abusi e persino al nepotismo se si vuole una società migliore per i nostri figli…

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