Il suo partito PDP-Laban ha conquistato solo tre su 297 seggi nel Congresso, mentre il presidente del partito Koko Pimentel è il solo rappresentante al Senato. Il partito della motocicletta è il nomignolo assegnato dalla gente. Eppure nel giro di qualche giorno hanno dato la loro adesione tantissimi politici di tutte le tendenze.
Funziona così la politica filippina. I parlamentari lo hanno fatto nel 2010 lasciando il partito di Arroyo in favore del Partito Liberale del neoeletto Aquino.
“Non esistono veri partiti politici perché quelli che abbiamo sono delle caricature” dice Ramon Casiple. “I partiti non decidono nulla. Personalità e famiglie prendono le decisioni, allo stesso modo di Duterte stesso che ha deciso al posto del partito chi deve diventare presidente.”
Mentre le dinastie familiari sono state il fondamento della politica in quasi tutta l’Asia post coloniale, le vittorie recenti di estranei in India, Indonesia e Filippine forse potrebbero spostare lo spettro politico. La cosa è estremamente chiara nelle Filippine dove che le defezioni di massa implicano che non ci sarà mai un controllo dell’influenza politica nel congresso da parte della opposizione.
Questo rende più facile a Duterte portare avanti il suo piano ambizioso come il ripristino della pena di morte, la repressione dura degli stupefacenti, la facilitazione dei limiti di proprietà da parte di stranieri e lo spostamento verso un sistema di governo federale. Potrebbe voler dire che ha un sostegno sufficiente nel Congresso per evitare le cadute vissute dai qualche predecessore come la messa sotto accusa o la violazione della costituzione.
“Il presidente da delle proposte radicali, alcune soluzioni nuove per cui è molto importante che la guida in entrambe le camere convinca la maggioranza a sostenere queste misure.” ha detto Koko Pimentel che corre per la presidenza del senato.
Chi non si allinea con il nuovo capo può starne fuori. Nelle elezioni per la vicepresidenza, Leni Robredo sostenuta da Aquino ha vinto per una manciata di voti contro il figlio del dittatore Marcos, Bongbong Marcos. Tuttavia Duterte non le ha offerto un posto nel suo governo affermando che non voleva offendere il suo amico Marcos.
Una delle ragioni di questa politica girevole è la costituzione adottata dopo la cacciata del dittatore Marcos nel 1986. Essa incoraggia numerosi partiti politici e limita la presidenza ad una sola elezione di sei anni per prevenire così la nascita un altro dittatore.
Tutti i presidenti da Corazon Aquino in poi sono stati eletti con meno del 50% dei voti. Duterte ha vinto il 39% meno dello stesso Aquino che vinse nel 2010 col 42%.
Questa costituzione ha incoraggiato i politici a cambiare casacca verso chiunque vinca e tiene i cordoni della borsa. Chi non lo fa rischia di essere marginalizzato sia nel governo che nel congresso e questo significa perdere i soldi dei progetti nelle loro circoscrizioni elettorali.
“Se stai nel partito del presidente, hai più soldi per i tuoi elettori” dice il parlamentare Teddy Baguilat che sta nel partito liberale dal 2001. “Se non fai così il tuo distretto soffrirà e con esso la tua vita politica”.
Baguilat ha detto che vorrebbe sostenere l’opposizione minoritaria ba deve chiedere ai capi del partito perché lo scorso mese si accordarono tutti, Aquino compreso, a permettere ai membri di allinearsi con Duterte per fermare così l’esodo dal partito.
Il partito liberale ha conquistato oltre un terzo dei seggi del congresso. Eppure Duterte ha un sostegno sufficiente a dargli una supermaggioranza, i due terzi del congresso, come ha detto il presidente della camera in pectore Pantaleon Alvarez qualche settimana prima della sua nomina.
Dietro la giostra della politica parlamentare ci sono i potenti oligarchi e le dinastie politiche che hanno dominato il paese sin dall’indipendenza.
Benigno Aquino è figlio di Corazon Aquino, moglie di Ninoy Aquino assassinato nell’aeroporto di Manila durante il periodo del dittatore Marcos. Il partito fu fondato da Manuel Roxas nel 1946, il cui nipote Mar Roxas è stato sconfitto da Duterte alle ultime elezioni.
I sostenitori tradizionali delle dinastie politiche includono i miliardari Eduardo Cojuangco e Manuel Villar allineati a sostenere Duterte.
Quasi il 40% dei legislatori sono legati alle famiglie connesse politicamente, contro il 6% delgi USA ed il 10% dell’Argentina secondo uno studio del 2012 del Philippine Political Science Journal.
Cojuangco, presidente della San Miguel Corp l’impresa più grande delle Filippine, corse alle elezioni del 1992 perdendo contro Fidel Ramos sostenuto dalla Aquino stessa. Cojuangco era un ex amico di Marcos e zio della presidente stessa e fondò il partito NPC, Coalizione dei cittadini nazionalisti.
Villar è capo del Partito Nazionalista, NP che si alleò con il partito di Marcos nel 2009. Bongbong Marcos sostenne la campagna presidenziale di Villar nelle elezioni del 2010 quando perse contro Aquino. Villar è proprietario di Vista Land&Landscape.
Il giorno che Villar firmò il contratto di sostegno a Duterte, suo figlio Mark Villar accettò di guidare il dipartimento dei lavori pubblici e delle autostrade nel nuovo governo.
“Villar è stata una scelta estremamente macchiavellica di Duterte che potrebbe aver bisogno di avere il massimo appoggio nel congresso se dovesse trovarsi sotto accusa” dice Richard Javad Heydarian dell’Università De La Salle.
Almeno sette presidenti passati hanno vissuto tentativi di messa sotto accusa compreso gli ultimi tre. Duterte ha detto ai giornalisti di aver scelto Mark Villar per le sue capacità organizzative. Villar ha detto a Bloomberg TV Philippines che la sua famiglia non beneficerà della sua posizione ministeriale. Duterte ha detto che non sarà influenzato dai grandi interessi.
“Ci sono due cose che lo hanno catapultato alla presidenza: la frustrazione verso l’amministrazione attuale e la speranza che realizzerà la sua promessa di cambiamento” ha detto il parlamentare uscente Meri Colmares di Bayan Muna.
“Speriamo che sarà indipendente e che lavorerà per la gente. Altrimenti avremo un grande problema”
Clarissa Batino, Norman P. Aquino, Bloomberg