Il rischio di un confronto armato cresce ancora nel mare cinese meridionale nonostante gli sforzi rinnovati dei paesi della regione, e le tensioni tra Cina e Filippine hanno raggiunto un massimo mentre i due paesi nelle ultime settimane contendevano il controllo sul Banco Second Thomas, un’altra contesa potenzialmente ricca di petrolio e gas nel mare contestato.
Ad un anno da quando forze paramilitari cinesi e la marina filippina fecero quadrato sul Banco di Scarborough, il Banco di Second Thomas, o Ren’ai er i cinesi o Ayungin per i filippini, è emerso come un altro momento critico della regione.
Questo banco si trova a 168 chilometri dall’isola occidentale filippina di Palawan e a 965 chilometri dal più vicino porto cinese ed è stato sotto il controllo di fatto delle forze filippine per oltre un decennio, perché Manila asserisce che si trova entro le duecento miglia nautiche della sua Zona esclusiva economica, un’asserzione che, come le altre per le altre isole, Pechino ha ripetutamente definito come “occupazioni illegali”.
Per sottolineare la propria asserzione, Manila mantiene un piccolo contingente di marines, appostati su una nave ospedale arrugginita che si andò ad arenare sulla barriera corallina nel 1999. Dalla fine di maggio, una piccola flotta cinese tra le quali una fregata ha circondato il piccolo contingente di marines facendo sorgere le accuse che Pechino ha intenzionalmente bloccato l’accesso ai rifornimenti delle proprie forze.
Di contro Manila ha inviato un nuovo contingente di Marines con rifornimenti di carburante, alimenti e acqua. Mentre il 21 giugno Pechino definiva l’occupazione di Manila del Banco come illegale, il ministro degli esteri filippino il 15 luglio ha fatto una dichiarazione in otto punti dichiarando che le provocazioni cinesi avevano reso impossibile continuare i negoziati bilaterali sulle loro dispute territoriali. La risposta cinese rispondeva a tono il giorno dopo asserendo che erano insoddisfatti per la “chiusura della porta al dialogo” di Manila.
Il mantenimento del controllo sul Banco di Second Thomas non è solo una questione di preservare la propria integrità territoriale, ma il Banco serve come passaggio critico al Banco di Reed, controllato dalle Filippine ed a 80 miglia da Palawan, che si stima possedere le più grandi riserve di petrolio e gas del Pacifico Occidentale.
L’ente americano EIA stima che, in termini di riserve certe e probabili, il mare cinese meridionale ha almeno 11 miliardi di barili di petrolio e 190 milioni di miliardi di metri cubi di gas naturale. La massa di questi depositi da scoprire di idrocarburi giace specificatamente dentro il Banco di Reed e nelle aree circostanti.
L’EIA citando un’indagine geologica US stima che “una media di 2,5 miliardi di barili di petrolio e una media di 25 milioni di miliardi di metri cubi di gas naturale in risorse non scoperte” sono nell’estremità nordest del mare cinese meridionale tra le Spratly e il Banco di Reed.
Nel 1976 le Filippine iniziarono l’esplorazione e le attività di sviluppo nell’area del Banco di Reed, accompagnando i giacimenti di gas naturale Malampaya gestite dalla Shell che è responsabile del 50% della elettricità di Luzon. Mentre questi giacimenti si esauriranno nel prossimo decennio, Manila vede il Banco di Reed come cruciale per la sicurezza energetica del proprio futuro. Le Filippine importano il 40% del proprio fabbisogno energetico che crescerà velocemente con la crescita forte attuale.
Storicamente Manila si è affidata a compagnie straniere per sviluppare le proprie risorse estrattive offshore mancando le tecnologie sofisticate e il capitale sufficiente. Per il Banco di Reed Manila ha dalla sua il sostegno dell’americana Sterling Energy dal 2002 e dalla inglese Forum Energy dal 2005. La concessione del Banco di Recto, SC 72, è fino composta di tre pozzi a sudovest del complesso, con due dei tre pozzi che estraggono alla velocità di 3,2 e 3,6 milioni di metri cubi al giorno. Nel 2008 Forum Energy è stata raggiunta da Monte Oro Resources and energy di un consorzio anglo filippino per gestire la concessione. Forum energy mantiene il 70% nel SC 72.
Un altro studio sismico fu condotto da Weatherford Petroleum Consultants che ha rivelato che Sampaguita Fields dentro l’area di concessione conteneva 5.5 milioni di miliardi di metri cubi di risorse gassose potenziali e 2,6 di risorse gassose esistenti ma commercialmente non appetibili, oltre ad altri condensati di gas.
Le stime di Forum Energy stimano le riserve complessive del campo a circa 11 milioni di miliardi di metri cubi rendendo minuscole quelle del Malampaya ora semi-esaurite. Il Banco di Reed è quindi una riserva di idrocarburi pronta e potenzialmente rivoluzionaria vicina alle Filippine e alla Cina nel Mare cinese meridionale.
L’amministrazione precedente di Arroyo, influenzata sembra dai dolcetti economici cinesi come le promesse di grandi infrastrutture e investimenti, si disse d’accordo a rallentare lo sviluppo del Banco di Reed e di unirsi l Joint Marine Seismic Undertaking del 2006, che ricercava l’esplorazione congiunta di risorse di idrocarburi nelle acque contese.
L’accordo di Arroyo fu ripudiato dall’attuale amministrazione Aquino che dai suoi inizi a metà 2010 ha spinto per lo sviluppo del banco di Reed e per la protezione di quello che Manila ritiene il giusto reclamo per l’area. Da allora Manila ha affermato che le navi paramilitari cinesi hanno attivamente sabotato le attività di esplorazione nell’area.
Alla fine del 2011 il capo della marina filippina Pama riportava una collisione accidentale dove una cannoniera filippina respingeva una nave d’appoggio che scortava altre 25 imbarcazioni più piccole. Questo momento presagiva quello che sarebbe accaduto presso il banco di Scarborough su cui la Cina ha asserito da allora il controllo totale.
Le compagnie energetiche filippine si sono allarmate allo stesso modo. “Se le cannoniere cinesi appaiono all’orizzonte allora ci possono essere ritardi dal momento che questi pozzi e navi studio sono di altre compagnie” diceva Manny Pangilinan della Philex Petroleum Corp nel 2012 proprietario di maggioranza di Forum Energy. A gennaio del 2013 Forum Energy, citando le dispute territoriali con la Cina, ritardava le perforazioni dei due nuovi pozzi a SC 72 fino al 2015.
Ci sono segni che la Cina stia rafforzando la propria posizione contro le Filippine. Un annuncio di fine 2012 del ministero della difesa sottolineava i piani di accelerare la costruzione di Sansha City, una nuova unità amministrativa sull’isola di Woody a cui la Cina dava l’amministrazione delle Macclesfied, delle isole Paracelso, Scarborough e altre parti affioranti delle isole Spratly.
Questa mossa è stata percepita come uno sforzo cinese di espandere le proprie fortificazioni militari nell’area che danno agli elementi paramilitari e navali cinesi la capacità di proiettarsi con più efficienza sulle aree marittime. Allo stesso tempo le autorità marittime hanno criticato sulla frequenza crescente e sulla grandezza delle flottiglie composte di elicotteri e navi di sorveglianza armate che visitavano i posti contestati per condurre attività di monitoraggio regolare.
Dalla prospettiva cinese le proprie attività sono un naturale esercizio della propria sovranità inerente e indisputabile su quelle zone del mare cinese meridionale. Nella dichiarazione del 16 luglio la portavoce del ministro degli esteri Hua Chunying riprendeva la frustrazione di Pechino con l’amministrazione Aquino per aver abbandonato l’accordo del 2006 di Joint Marine Seismic Undertaking firmato dal governo Arroyo.
“Comunque è spiacevole che negli ultimi anni le Filippine abbiano cambiato atteggiamento e approccio nel gestire la questione, che abbia ritirato il proprio consenso con la Cina, abbia rotto i propri impegni nel DOC, messo da parte il quadro del dialogo ritenuto da una maggioranza di paesi, che abbia rifiutato di cooperare, che abbia aggravato la situazione e iniziato l’incidente nelle isole Huangyan (Scarborough) lo scorso anno minacciando con navi da guerra civili cinesi. Questo ha posto un’ombra sulle relazioni Cina Filippine e sulla pace e stabilità del Mare Cinese Meridionale.”
E’ rimasto tra le righe la critica delle crescenti aperture di Manila agli USA tra le quali una richiesta del governo di stabilire basi USA non permanenti nelle Filippine. A giugno Washington esprimeva la sua categorica opposizione ad ogni conquista unilaterale con la forza delle zone nel mare cinese meridionale. La forte affermazione era seguita dall’esercitazione militare congiunta condotta vicino al Banco di Scarborough con la partecipazione della americana lanciamissili Fitzgerald e la nave bandiera filippina Gregorio del Pilar.
Di recente presso l’incontro dei ministri dell’ASEAN in Brunei entrambi i lati si sono detti concordi nel ricominciare i negoziati del Codice di Condotta vincolante. Al contempo i rappresentanti cinesi e filippini dal podio si cambiavano accuse taglienti, posizioni che da allora si sono indurite con scambi duri tra i ministri degli esteri il 15 e 16 luglio.
Mentre le speranze di una risoluzione diplomatica guidata dall’ASEAN sono in ascesa, prende anche piede la minaccia di un confronto militare.
Richard Javad Heydarian, Asiatimesonline