Il presidente Noynoy Aquino ha dato seguito ad una sua promessa di un piano che affronti il problema della deforestazione selvaggia nelle Filippine, sotto accusa per le onnipresenti frane e allagamenti durante le stagioni delle piogge.
Ha emesso un Ordine Esecutivo EO23 del 1 febbraio 2011, con cui vieta il taglio di foreste in tutte le Filippine.
La deforestazione è ritenuta da tutti responsabile delle frane e degli allagamenti che in queste ultime settimane stanno flagellando tante parti nel sud delle Filippine, nelle isole Visayas e nel sud di Luzon e a Mindanao causando almeno 75 morti.
La notizia è stata annunciata durante l’inaugurazione di un grande impianto di depurazione delle acque a Muntilupa, Manila.
La direttiva stabilice:
«Con la presente si dichiara una moratoria sul taglio e raccolta del legname nelle foreste naturali e residuali dell’intera nazione all’entrata in esecuzione di questo ordine di esecuzione».
Si tratta di una superficie di più di 7.2 milioni di ettari di territorio a copertura di foreste naturali intese come «composte di alberi indigeni o non piantati dall’uomo. Il presidente ha proibito al Ministero dell’Ambiente e delle Foreste di emettere e rinnovare accordi di diboscamento e permessi di taglio di alberi naturali e foreste residuali eccezion fatta per la preparazione di strade da parte dei ministero dei lavori pubblici, o per preparare piantagioni di alberi o coltivazione di alberi da foresta.
Sono ancora ammessi il taglio di alberi per attività culturali secondo la Legge delle Popolazioni Indigene sotto la sorveglianza del Ministero stesso.
L’ordinanza ordina al ministero di implementare un sistema di certificazione forestale secondo le linee guide dell’ONU per assicurare la sostenibilità delle fonti legali del materiale grezzo e la catena di custodia del legno e dei suoi prodotti.
Tutte quelle aziende che lavorano il legno e non riescono a mostrare prova di stare usando fonti rinnovabili di tronchi legalmente tagliati per almeno 5 anni verranno chiuse.
Inoltre è stata stabilito un gruppo di lavoro, guidato dal ministero con rappresentanti del governo locale e della difesa e della polizia, con funzione di prevenzione del diboscamento illegale ed implementazione dell’ordinanza.
«E’ obbligo dello Stato proteggere le rimanenti aree a copertura a foreste della nazione non solo per prevenire improvvisi allagamenti e allagamenti pericolosi e vasti ma anche per preservare la biodiversità e permettere la naturale rigenerazione delle foreste residuali e sviluppare foreste di piantagione…. E’ imperativo arrestare il degrado, l’inquinamento e la contaminazione dei fiumi e dei sistemi d’acqua».
Secondo alcuni gruppi ambientalisti internazionali, le Filippine sono una delle dieci zone al mondo con le foreste più a rischio di scomparsa, che comporterebbe la scomparsa di tante specie endemiche di flora e fauna e il peggioramento delle condizioni di vita delle popolazioni indigene che insistono su tali aree. Inoltre nel calcolo delle emissioni di CO2, come già scritto altrove in questo blog, la deforestazione produce un grosso impatto negativo in quanto il sottobosco che rimane così denudato è una grande fonte di anidride carbonica.
Resta comunque da vedere l’impatto reale che questa ordinanza avrà e come sarà applicata, considerato lo stato di corruzione dilagante anche nella polizia e nell’esercito come attestato su tutti i giornali filippini di questi giorni e su cui ci ripromettiamo di scrivere.
Vietata la deforestazione selvaggia delle Filippine ma non la corruzione
Nella Filippine, il presidente Aquino ha lanciato un bando alla deforestazione selvaggia delle Filippine e alle licenze nelle aree naturali per affrontare il degrado del patrimonio forestale naturale.
Il problema della distruzione delle foreste affligge tutto il sudest asiatico che rappresenta uno dei più grandi polmoni verdi della terra.
Al pari dell’Indonesia, c’è una continua erosione e distruzione delle aree verdi di foresta naturale che mettono in pericolo gli ecosistemi locali, incrementano le emissioni di CO2 in atmosfera a causa della distruzione seguente dei terreni torbosi e del sottobosco e causano un grande danno alle comunità locali che vino nella foresta o di essa sopravvivono, sono causa di erosioni dei suoli.
Per molti, benché sia necessaria come misura, questo bando del diboscamento di certo è insufficiente anche perché la corruzione negli apparati dello stato è rampante. L’articolo che qui si propone è apparso sul Inquirer ed è scritto da Frate Pete Montallana, impegnato in Save Sierra Madre Network.
Salviamo la foresta della Sierra Madre
Tra i rapporti sul diboscamento e sulla produzione di carbonella in Umiray in Quezon e Aurora c’era uno del 10 di gennaio. Un ambientalista di Umiray in un sms diceva:
“Il numero di alberi tagliati qui è più o meno di 10 mila, pronti al trasporto. La partenza è stata rimandata per le onde grandi.”
Quando chiamai mi dissero che gli alberi erano destinati a Mauban. Chiesi subito loro di fare delle foto ma non ci riuscirono a causa delle piogge forti. Ma avevo delle foto dello stesso posto prese precedentemente.
Con le tante morti e distruzioni nelle Filippine e in altre parti del mondo, i filippini devono sapere quello che accade per poter agire e mitigare l’impatto del riscaldamento globale. La distruzione della Sierra Madre è un problema che chiede un’attenzione immediata.
Gli allagamenti massici e le frane in tutto il paese hanno focalizzato l’attenzione nazionale sul bisogno di affrontare il cambiamento del clima e istituzionalizzare soluzioni radicali alla degradazione dell’ambiente causato dall’uomo. Specie perché sono i poveri ad essere i più vulnerabili alle calamità.
Gli ambientalisti hanno accettato bene la nuova amministrazione del presidente Noynoy Aquino con grandi speranze di poter vedere dei cambiamenti nel Ministero dell’Ambiente e delle risorse naturali. Ma finora per quanto attiene la Sierra Madre, tutto è come sempre.
Con una grande differenza: la gente è stata ingannata dal fatto che il diboscamento è stato fermato per il solo fatto delle tante notizie di agenzia rilasciata dal Ministero riguardo la sua campagna anticorruzione, in cui annunciava l’istallazione di camere di sorveglianza negli uffici, nei punti di controllo, sequestri di legname tagliato e donato alle scuole e così via.
Questo può andare bene ma il Ministero non ha ancora affrontato la corruzione nel proprio dipartimento. Se solo ci fosse una grande telecamera nella Sierra Madre, allora la nazione saprebbe fino a che punto la foresta è stata distrutta. La grande domanda è se il Ministero può guarire se stesso.
Si prendano gli esempi di diboscamento e di produzione di carbone a Dingalan, Aurora e General Nakar, Quezon. I vari gruppi hanno mandato così tante lettere e rapporti al Ministero ma non ci sono state azioni in questi casi.
Il comitato multisettoriale per la protezione forestale (MFPC) a Dinpalan si è dimostrato essere un timbrificio per chi guadagna dalla foresta. Inventari di carbonella sono state buone occasioni per portare fuori tutto ciò che non poteva essere legalmente trasportato. Non c’è stato cambiamento nel MFPC.
Ancora nel marzo 2010 dissi all’ufficiale dell’ambiente della comunità del diboscamento illegale in un barangay a Dinligan (il barangay è l’unità base in cui è divisa l’amministrazione della città). Mi sfidò ad andare lì con lui.
Gli dissi che avevo fotografie. Allo stesso posto nel giugno dopo feci fotografie di altro legname tagliato e fu riportato all’ufficio che andò immediatamente sul posto. Mi fu detto dopo che il materiale fu posto sotto la custodia del capo barangay. Non ne ho sentito più nulla. Dove è finito così tanto legname?
Dopo gli allagamenti improvvisi del luglio 2010 809 persone di Dingalan scrissero una lettera al Presidente sull’ambiente. Chiedevano che “si revocasse il permesso alla San Roque Saw Mill poiché era anche usata da diboscatori illegali della nostra cittadina di Dingalan.
Chiedevano inoltre un fermo al trasporto di legname da Isabela e Quezon attraverso Dingalan; un rafforzamento del bando totale in tutte le Filippine; la ricerca e punizione degli impiegato locali e del Ministero per non aver fatto nulla o per non avere un programma per proteggere l’ambiente.
Il ministero parlò con alcuni che avevano firmato la lettera ma non si sentì più nulla. Di cosa è successo alle indagini non ne sappiamo nulla.
Spinti dalla campagna fatta dalla Chiesa, i fedeli di Sitio Setic, Barangay Ibona in Dingalan erano molto decisi a proteggere la loro montagna. Dicevano di essere preoccupati poiché il taglio degli alberi continuava senza posa.
Bloccarono un trasportatore con legname della loro montagna e lo denunciarono ai funzionari del barangay e al Ministero ad agosto 2010. Il ministero rispose dicendo che si coordinava con le guardie della sicurezza per rafforzare l’osservazione. Mi fu detto in seguito che la gente fu minacciata dai diboscatori che consigliarono loro di non fare più lettere alle autorità.
E’ stato nel settembre 2010 che personale del ministero si presentò a Sitio Setic. Non trovando più alcun legname dissero alla gente che, quando fanno un rapporto, devono assicurarsi che ci sia legname da essere sequestrato.
Quando la gente rispose loro di salire sulla montagna e rendersi conto che non ci sono quasi più alberi loro non andarono. Invece gli ufficiali addetti all’ambiente della comunità locale dissero:
“Perché continuate a firmare quello che Don Pete vi chiede di firmare? Se si fermano le operazioni alla San Roque, molti rimarranno senza lavoro, e voi sarete da biasimare”. Allora loro se ne andarono e il loro capo, dissero gli Ufficiali, sarebbero andati al barangay Umiray per vedere quello che il prete voleva che firmassero, dissero i residenti.
E’ interessante esaminare perché questi ufficiali sembrano così protettivi verso la falegnameria di San Roque. E’ il momento in cui l’ufficio nazionale delle indagini (NBI) entrò sulla scena. La gente parlava di “olio che unge la ruota” che circolava tra le mani dei vari funzionari. Il 14 novembre del 2010 un altro informatore firmò una denuncia secondo cui aveva visto legname di narra e kamagong, tagliato 4x4x6 lungo le rive del fiume a Bukbuk.
In un dialogo del 28 novembre del 2010 tra la Chiesa e il governo locale, il sindaco di Dingalan, Zenaida Padiernos, disse che all’ultimo incontro del MFPC si era fatto un accordo secondo cui tre sacchi di carbone sarebbero stati permessi dal ministero per essere trasportati col bus.
La realtà è l’opposto. Una volta abbiamo visto un bus con tanti sacchi di carbone. Inviammo un messaggio agli ambientalisti per osservare quello che la gente avrebbe fatto al controllo. Lo lasciarono passare facilmente.
Durante una messa mattutina, una parrocchiana mi informò che a parte le tasse legali chieste dal ministero per il trasporto dei piccoli pezzi di legno, la gente doveva ancora pagare una somma al personale del ministero.
La donna aveva paura di fare una denuncia per paura di essere attaccata dallo stesso personale del ministero. Sono esasperato da tutta questa situazione.
La gente soffre già tanto e tuttavia il ministero dell’ambiente e delle risorse della foresta ancora li succhia. So che senza una documentazione la cosa non si regge ma con altri mezzi questo solo rende ancora più urgente un’azione immediata di ripulitura del ministero.
Come già riportato all’allora presidente Arroyo nel 2008 e su cui lei e il ministro all’ambiente Atienza si dissero d’accordo, il più grande problema nel Ministero dell’ambiente e delle risorse naturali è la corruzione.
La Arroyo allora accettò di creare un comitato di indagini di cittadini indipendenti da essere creato dal ministero dell’ambiente, ma non è stato fatto.
Il ministero cercò di tirare dentro la chiesa come parte del comitato di monitoraggio, ma non ha mai accettato. Come possiamo monitorare insieme ai sospetti funzionari corrotti?
La nostra esperienza nell’amministrazione Aquino è che le cose non sono cambiate. L’attuale ministro all’ambiente non ha implementato davvero le politiche anticorruzione che avrebbero migliorato la distruzione delle foreste.
Le ONG e la Chiesa possono fare tanto. Abbiamo altre cose a cui dedicarci. Paghiamo le tasse per poter pagare i salari del personale del ministero affinché custodiscano l’ambiente e non proteggere coloro che lo distruggono.
Se il ministero fosse veramente serio nel suo lavoro, dovrebbe chiudere la falegnameria San Roque, e non ci sarebbero più legname tagliato fuori delle aree designate poiché il legname illegalmente tagliato non passerebbe i punti di controllo. Quello che avviene nel mondo dovrebbe allarmarci.
Il governo dovrebbe considerare il bando totale in tutta la nazione. Dovrebbe scegliere tra il benessere delle persone e le entrate dei ricchi.
Dobbiamo continuare a distruggere le nostre foreste? A quale prezzo ? Gli ambientalisti non erano molto contenti dei primi discorsi del presidente che non menzionavano il cambiamento climatico e il riscaldamento globale, tra i maggiori punti critici mondiali. La nostra preghiera è che il presidente agisca subito per affrontare subito la corruzione nel Ministero dell’ambiente e delle risorse naturali attraverso un organismo di indagine indipendente.
La corruzione è così radicata nel ministero che la gente brava non può proprio fare nulla. Il governo inoltre deve affrontare il problema dei piccoli tagliaboschi e carbonari di cui uomini di finanza e personale statale privo di scrupoli si fanno gioco.
Non sappiamo cosa accadrà di noi quest’anno. Ho vissuto gli allagamenti a General Nakar nel 2004 e poi l’Ondoy a Manila nel 2009. Con il modo in cui il ministero si comporta avremo allagamenti ancora più grandi di quelli che possiamo affrontare.
Il governo è sfidato da queste calamità a fare un cambiamento nel paradigma e ridirigere la sua strategia sullo sviluppo verso la sostenibilità sociale, economica e ecologica. Chiediamo con urgenza al presidente di rendere prioritario la sopravvivenza della gente filippina su tutte le altre considerazioni:
- imporre un bando totale al diboscamento in tutte le foreste naturali;
- Cancellare immediatamente tutti gli accordi delle foreste integrate (ifmas) che sono diventate il fronte per il diboscamento illegale, e per legge stabilire la cancellazione del resto de Ifmas a causa dell’imminente pericolo pubblico
- Provvedere ad un programma alternativo di sopravvivenza per i piccoli boscaioli e carbonai per liberarli dalla morsa delle banche e dei funzionari senza scrupoli.
- Implementare un genuino e massiccio programma di riforestazione per combattere il rapido denudamento delle foreste
- Rafforzare il programma di protezione delle foreste fornendo fondi sufficienti per garantire la presenza di unità di polizia forestale ben addestrata ed equipaggiata nelle aree critiche per arrestare diboscatori clandestini; assicurando la formazione di comitati di protezione della foresta con più persone interessate in ogni governo locale con l’attiva partecipazione di organizzazioni non governative e organizzazioni popolari, la chiesa, l’università e altri settori
- Ripulire il Ministero dell’Ambiente e delle Risorse Forestali attraverso un comitato di inchiesta indipendente dei funzionari corrotti così da essere davvero attento all’uso giusto e sostenibile delle risorse naturali.
Quest’anno che è stato dichiarato dall’ONU come “anno internazionale delle foreste” vogliamo condividere l’ottimismo del signor Aquino “Possiamo tornare a sognare”.
I sogni comunque si possono realizzare solo esercitando la volontà politica specialmente nell’ambiente. Speriamo che il governo si adoperi prima che accada un’altra catastrofe.