Come minimizzare la perdita di vite umane e di danni quando tifoni feroci ci si presentano davanti?
Nell’apocalisse del Supertifone Yolanda (Haiyan) la discussione nazionale si è rivolta alle storie di dolore, di finali felici nella ricerca delle persone care e necessariamente all’impazienza verso la lentezza nel portare agli aiuti ai più bisognosi della mastodontica burocrazia governativa.
In considerazione di tale scala di devastazione che non si è mai vista nella nostra lunga storia di tifoni e terremoti, i nostri cuori sono sono orribilmente persi e le lacrime della nazione potrebbero riempire un fiume.
Ricerchiamo conforto ed aiuto. Parte di questa ricerca mi ha condotto a due persone che hanno studiato i disastri in modo estensivo nella speranza che possano contribuire alla nostra discussione nazionale, dando qualche spiraglio sul come rendere minima la perdita di vite umane quando dei feroci tifoni ci si presentano davanti. L’essere lontani dalle Filippine dà loro una prospettiva che non è imbrigliata nelle nostre vicende giornaliere.
Sono Kathryn Hawley, che lavora per Asia Foundation nelle isole Fiji nei programmi di gestione dei disastri nelle isole del Pacifico da ormai dieci anni, e Abhas Jha che lavora nella Banca Mondiale a Washington ed è nella gestione del rischio di disastro nell’Asia Orientale e Pacifico.
A loro ho rivolto delle domande via Email che sono di seguito presentate.
I governi locali e nazionali cosa devono sottolineare nella pianificazione prima dei disastri?
Hawley: Se si considera la forza distruttrice della natura con cui Haiyan ha colpito le Filippine centrali, persino le nazioni o i governi meglio preparati avrebbero trovato grandi difficoltà ad affrontare gli effetti di una tale tempesta. Quando proviamo a prepararci agli impatti distruttivi come gestori del disastro guardiamo allo scenario peggiore con la speranza che mai accada. Questo super tifone era uno di quelli che sono peggiori dello scenario più brutto.
I governi devono considerare di applicare: la prevenzione, la mitigazione e le misure di disponibilità immediata. Le misure di mitigazione che sarebbero di aiuto nel ridurre i rischi da pericoli come i tifoni sono dei codici di costruzione e loro applicazione; leggi di pianificazione dell’uso del suolo e loro applicazione; regolare l’uso del suolo; campagne di avviso pubblico; fornitura di case sicure attraverso progetti di costruzione a basso prezzo; strategie di riduzione della povertà. Le misure di disponibilità immediata coinvolgono cose come immagazzinamento di acqua e alimenti, la locazione strategica delle risorse, addestramento del personale per le azioni e le risposte di emergenza, sviluppo di reti di comunicazione ed informazione pubblica, addestramento di capi delle comunità a portare avanti i compiti, il taglio di alberi vicino a strutture, ripulitura degli scoli …
Jha: La risposta breve è che investimenti preventivi nella riduzione del rischio e diposnibilità immediata dell’emergenza possono essere estremamente efficaci e ridurre di molto l’impatto degli eventi negativi naturali. Per esempio nel novembre del 1970 il ciclone Bhola uccise quasi 500 mila persone in Bangladesh. Nel 1991 un altro ciclone ne uccise 139 mila. Dopo aver investito in sistemi di avviso primario compreso la connettività all’ultimo miglio nelle comunità sotto pericolo e avendo migliorato i rifugi per i cicloni e le vie di evacuazione, durante il ciclone tropicale Sidr nel 2007 di categoria 5, il Bangladesh ha evacuato circa 3 milioni di persone dalle aree costiere con un risultato significativamente minore di circa 3000 morti.
In paragone un anno dopo nel 2008 il ciclone Nargiso colpì la Birmania e 140 mila persone furono uccise. In modo simile un superciclone nel 1999 uccise dieci mila persone ad Orissa. Quando il ciclone Phailin ha colpito quest’anno ad ottobre furono evacuate 1 milione di persone e furono riportate solo 38 morti.
Come un governo gestisce la scala della distruzione causata da Haiyan? Quali sono le priorità? Come vincere i colli di bottiglia nella logistica?
Hawley: Le priorità sono di assicurare che non ci siano ulteriori perdite di vite umane, che gli aiuti appropriati giungano alle aree più colpite in tempi appropriati, che si trovino e si inviano gli alimenti, vestiti, acqua, ripari ( le necessità fondamentali non sono una cosa semplice), assicurare che tutte le agenzie e le organizzazioni coinvolte nelle operazioni siano coordinate. Fondamentali per assicurare una risposta credibile o più efficace, la disinfezione dell’acqua e le preoccupazione della salute nelle aree più colpite devono essere affrontate con piani contingenti per evitare ulteriori perdite di vita umana a causa di malattie secondarie; la conoscenza del pubblico e le notizie rilasciate regolarmente e sensibili rispetto al compito immediato nell’affrontare la situazione; stabilire siti e luoghi di evacuazione con personale addestrato che li gestisce, con rifornimenti per assicurare che la gente sopravviva lì, ed ovviamente trattare i feriti e i malati.
Jha: Nel caso di distruzione di vasta scala i governi devono essere pronti alle grandi distanze. Ci saranno bisogni e priorità differenti a differenti momenti della risposta del disastro e della ripresa.
Nella fase di emergenza i governi faranno uso di procedure veloci per fornire assistenza urgente, rimozione delle macerie, fornitura di ripari momentanei e di ripristinare i servizi slavavita di base e le infrastrutture critiche.
Nelle fasi susseguenti i paesi si focalizzano su bisogni più complessi, investimenti più grandi e ripristino delle comunità secondo i principi di costruir meglio e più efficacemente per assicurare la sostenibilità sul lungo periodo. Per assicurarsi che fasi differenti di risposta e ripresa si costruiscano su ciò che consolidato nelle fasi precedenti, il governo ha bisogno di identificare una visione complessiva e una strategia di ripresa. Un piano di ricostruzione inclusivo completo che metta insieme tutti è la fase del processo più importante nel determinare il successo o il fallimento dell’intero programma.
E’ inevitabile il ritardo nel fornire gli aiuti?
Hawley: Risposta breve, sì. Quando ci sono tante priorità in competizione in un’area vasta e con tanta popolazione colpita ci saranno ritardi. Le linee di rifornimento lavorano bene quando strade, ponti, aeroporti sono aperti ed accessibili, quando le comunità hanno riserve per andare avanti per i primi tre giorni. Ma quando tutto è perso la disperazione, il trauma e la depressione prendono presto il sopravvento e le aspettative crescono. Non ci sarà mai assistenza a sufficienza per andare incontro alle attese delle persone che ne hanno bisogno.
Jha: I disastri di grande scala pongono sempre serie sfide logistiche specialmente quando le linee di servizio e di infrastruttura collassano. Questo si è avuto in tanti paesi come negli USA nel dopo Katrina. Molto della velocità dell’aiuto sarà determinato dalla capacità di ripristinare l’accessibilità ed i servizi di base. Come visto in altre situazioni, l’uso delle risorse militari, l’aiuto bilaterale e multilaterale in natura e risorse può aiutare nell’urgenza e nei bisogni di prima ricostruzione.
Cosa si può apprendere facilmente dalle esperienze di altri stati?
Hawley: Non è una domanda facile perché ogni paese ha una propria serie di circostanze e differenti pericoli. Non sono sicura se sia facile ma le lezioni da imparare sono quelle che si considerano già nell’affrontare l’evento catastrofico.
Bisogno di coordinazione: assicurare che tutte le agenzie a tutti i livelli siano organizzate per non avere doppi sforzi, fornire un ambiente attivo ma sicuro perché non siano ostacolati gli sforzi dell’aiuto.
Bisogno di informazione: E’ critico che la gente sia informata su quello che succede specialmente nelle zone colpite. Questo aiuta a ridurre l’ansia e la frustrazione. Ma il tempo è tutto e i ritardi negli sforzi possono creare problemi grandi.
Bisogno di mobilitare la comunità internazionale: usare la rete dell’ONU, NGO e gruppi legati alla fede, professionisti della sanità, tutti portano esperienza a sostenere le risorse del paese dal momento che il paese non potrà gestirle in proprio, certamente non nei primi passi dal momento ce la fatica si sente nella fase immediata della risposta.
Jha: ogni disastro è differente, e in modo simile ogni ricostruzione seguirà un percorso differente. Ci sono tre osservazioni chiave. La prima, lo abbiamo visto in tanti altri paesi che hanno vissuti disastri in grande scala che istituire Agenzie di Ricostruzione a pieno impiego come quella indonesiana dopo Aceh o l’Autorità della Ricostruzione del Queensland australiano sono essenziali nel primo passo. Una tale istituzione deve avere un mandato chiaro, finanziamenti e sostegno delle capacità che permettano di affrontare il compito.
La seconda, costruire a partire dai programmi esistenti che si rivolgono alle comunità come programmi di sviluppo guidati dalla comunità, possono aiutare nella ricostruzione dei settori più urgenti come le case e le infrastrutture. Programmi di successo di ricostruzione di case ad Aceh e Giava hanno ingaggiato le popolazioni colpite a ricostruire le case e fornire un controllo di qualità. La costruzione delle capacità nella riduzione del rischio del disastro era incluso nel programma di sostenere lo sviluppo sostenibile.
Infine la ricostruzione è un’opportunità di migliorare la vita delle persone e la sicurezza nel lungo periodo. C’è un’opportunità di ricostruire meglio e in condizioni migliori e infine rafforzare le capacità delle istituzioni nel prossimo disastro.
MARITES VITUG, TheRappler.com