CCP FILIPPINE: Dove l’arte ha vita difficile e la creatività è tanta

Dopo una pioggia di critiche e di proteste pubbliche, incluso un giudizio negativo personale del presidente Aquino ed un intervento della vedova Imelda Marcos, è stata chiusa una mostra di arte nel CCP, Centro Culturale delle Filippine.

L’oggetto della contesa è l’opera di un artista Mideo Cruz che con la sua installazione “Politeismo”, in cui si raffigurano dei peni che escono dalla croce e altri con preservativo, ha attirato le ire di alcuni vandali che, prima, hanno provato a distruggere l’opera e poi hanno mandato messaggi di odio e di minaccia alla dirigenza del CCP.

Mentre è da notare che lo stesso autore con le stesse opere ha fatto varie esposizioni inclusa una in una università gestita dai gesuiti, la controversia è nata in seguito alle riprese della televisione filippina e al forte intervento dei vescovi.

Sono in molti a collegare questa forte difesa di una religiosità, tutta formale e poco sostanziale, con la questione ancora aperta della legge di salute della riproduzione che trova una forte opposizione della Chiesa, ma un sempre maggior supporto popolare nelle indagini statistiche degli ultimi giorni.
Allo stesso tempo sono in molti a stigmatizzare l’atteggiamento censorio che, per privilegiare i diritti di una presunta maggioranza cristiana, soffoca il diritto di libertà di espressione e di creatività, come se alla tutela abbia più diritto la maggioranza e non la minoranze.

Di seguito traduciamo un intervento dello scrittore Charlson Ong sulla mostra e sull’estetica filippina moderna.

 IMELDA REDUX di Charlson Ong, Newsbreak.ph

Il Centro Culturale delle Filippine (CCP) ha chiuso la sua galleria principale al pubblico in seguito alla diatriba di settimane sul lavoro di arte concettuale di Mideo Cruz, “Politeismo”, che alcune persone religiose trovano blasfemo.

Imelda Marcos, e prima donna delle Filippine e moglie del defunto dittatore Marcos, ha visitato la mostra e dichiarato il lavoro osceno ed inadatto da vedere per la sua creazione. La conferenza dei vescovi cattolici delle Filippine (CBCP) aveva ripetutamente ricercato il suo intervento nell’argomento.

Il fatto che delle persone, compreso membri del CBCP che erano presumibilmente all’EDSA I (quando fu deposto il dittatore Marcos che insieme ad Imelda volò via alle Haway, con la forte presenza della chiesa), usano ancora lamentarsi, presso la Signora, delle attività del CCP, che ha sopravvissuto gli ultimi venticinque anni senza di lei, mostra fino a che punto quella istituzione è identificata ancora con Imelda e il suo credo estetico: il vero, il buono ed il bello.

Per i critici il CCP era usato durante gli anni della legge marziale di Marcos per deodorare un regime violento.

Ad onor del vero, comunque, il CCP anche allora non si è comportato sempre come un padiglione che imeldifica tutto. Presentò anche opere e mostre artistiche critiche del regime, forse all’insaputa di Imelda o forse come concessione all’opposizione. Chi sa? Il fatto che non comanda più. O non è vero?

Che degli artisti capovolgano l’iconografia religiosa non è poi una cosa nuova e il lavoro di Cruz è stato posto in mostra in precedenza con meno fanfara, ma come sempre sono i zeloti della fede a portare un attenzione non necessaria e svegliare il cane che dorme.

Il fatto è che la maggior parte dei filippini non avrebbero sentito e meno ancora visto “politeismo” se non fosse stato per TV Patrol, e non perché è stato fatto un manifesto gigantesco sulla EDSA.

Ed allora perché proprio ora, ci domandiamo. Perché ora l’arte, che è stata oggetto di attenzione di poche gallerie, di pochi artisti, collezionisti e studenti e qualche testa gloriosa, è divenuta d’improvviso oggetto dell’ira del parlamento?

Non potrebbe essere forse che la Destra Religiosa, che si sta galvanizzando per la lotta finale per la legge sulla salute riproduttiva e colpita dalle rivelazione dei “Vescovi del Montero” (uno scandalo scoppiato nelle Filippine secondo cui vari vescovi avevano chiesto alla vecchia presidente Arroyo macchine di lusso come regalo in cambio del silenzio sui suoi misfatti), sta aprendo un altro fronte nella lotta contro la secolarizzazione e i loro alleati nell’amministrazione Aquino? La vostra paranoia è altrettanto buona come la mia.

Poi questa dovrebbe essere una buona occasione per discutere un argomento più vasto, del rapporto tra arte e società.

Circa un anno fa, la comunità delle arti era di nuovo in agitazione quando ad un autore di fumetti e regista di film popolari, Carlo Caparas, fu conferito il titolo di Artista Nazionale senza il consenso necessario dei suoi pari. La comunità, insieme ai rappresentanti del CCP, lo percepirono come un affronto, mentre i sostenitori di Caparas battevano sempre sul tasto degli artisti alienati dalle masse. L’argomento raggiunse la corte suprema dove attende irrisolta.

In modo simile molti artisti, qualunque sia il loro giudizio sull’opera, potrebbero radunarsi attorno a Cruz dopo la capitolazione apparente del CCP alla rabbia intollerante e ai loro potenti alleati.

Il significato nell’arte postmoderna è instabile e cangiante. Cruz dice di criticare l’idolatria e il potere piuttosto che la cristianità. Si può accettare o rigettare l’affermazione ma tutte le icone, secolari o religiose, sono fatte dagli uomini e malleabili, la ragione per cui Islam e alcuni cristiani rigettano tutte le rappresentazioni figurative.

Ma il cattolicesimo come fede multi nazionale di origini greco romane, si è già accomodata con l’arte della rappresentazione già agli inizi e deve portarsi le conseguenze.

Dopo tutto, la croce era un simbolo dell’oppressione romana prima di divenire il simbolo della fede mentre le descrizioni standardizzate di Gesù e Maria, preziose per molti, spesso al centro di molte controversie, furono fatte dagli artisti europei del medioevo. Non hanno nulla a che fare con i personaggi storici.

I cattolici affermano di non “adorare” tali icone ma “venerarle” come canali del divino. Anocra, anche quelli che ridono della gente che strofina i loro stracci sul nazareno nero si arrabbiano quando le loro statue di Maria sono colpite dalla setta Born Again Christians. Qualche colore del nostro passato animista deve essere stato impresso con forza nel nostro DNA:

Forse Cruz sta di fatto sfidandoci a fare quel salto della fede dalla venerazione al vivere nello spirito, ma ci potrebbe essere un modo meno offensivo di farlo? E si possono riconciliare i più irriverenti impulsi dell’arte contemporanea con i valori pubblici?

Per quello che vale ecco la mia: primo, non tutta l’arte può o ha bisogno di essere elegante. C’è un arte che è deliberatamente sgraziata e ottusa mentre cerca di provocare reazioni ad un livello primitivo o a forzare una rivalutazione delle norme sociali.

Secondo, la questione della validità o del valore nell’arte, come nella scienza, non si risolve col voto popolare. E’ ingiusto che TV patrol chieda ai propri spettatori di votare sulla domanda di rimuovere il lavoro di Cruz dal CCP, quando la maggioranza dei suoi ascoltatori non ha visto la mostra o informata adeguatamente del suo contesto. I mass media filippini mostrano scarsa attenzione all’arte. Nessun programma di notizie parla delle aperture delle mostre di qualunque artista indipendente dalla sua importanza. Non esiste un programma filippino che discuta, in modo soddisfacente, di arte contemporanea o di letteratura o di cinema filippino

I media prosperano sulle controversie tanto che il miglior modo per un artista di attirare l’attenzione è di fatto creare una controversia.

Terza cosa, un artista non può mai essere un terrorista, come suggerito da un editoriale, se non dovesse decidere di uccidere i propri visitatori.

L’iconoclastia di Cruz è “metaforica”. Non ha mai distrutto una icona religiosa, sono dovunque a loro agio nei posti dove si trovano. I vandali hanno distrutto ed è appena un passo al di là bruciare i libri e distrugger statue, e poi la persona.

Quello che è accaduto di recente in Norvegia dovrebbe porre qualche cautela e ricordarci che “quelli che abusano gli animali” hanno appena cominciato. E quelli che distruggono l’arte? Cosa c’è da attendersi ora?

Ovviamente Cruz ha avuto un po’ del potere sociale che ha cercato di suscitare.

Un tempo ad un film filippino, Manila di Notte, dovette essere cambiato il nome La Città dopo l’Oscurità così da poter essere visto all’estero dal momento che non andava incontro ad alcune nozione di bontà, verità e bellezza.

Forse Cruz deve rinominare il suo lavoro “polyanna”?

Ben tornata, Signora.

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