FILIPPINE: Finito il primo round di pace di Oslo

Lunedì 21 febbraio si è concluso il primo giro di colloqui di pace di Oslo tra il Governo Filippino e NDF della guerriglia comunista che mira a concludere una insorgenza che dura dal 68 ed ha fatto almeno 40 mila vittime nel suo complesso e ha contribuito a lasciare le Filippine fuori del flusso finanziario e degli investimenti internazionali.

gruppo di pace di Oslo
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Le due parti hanno sottoscritto un accordo formale con la previsione che, nel giro di diciotto mesi, si possa arrivare ad un cessate il fuoco ed ad una pace duratura, ed hanno posto così una prima pietra miliare dopo che nel 2004 i colloqui di pace furono interrotti quando il governo Arroyo pose il Partito comunista filippino e NDF nella lista delle organizzazioni terroristiche. In questa fase è stato molto importante creare un clima di fiducia reciproco e fare sforzi di buona volontà. Tra questi ci sono state varie liberazioni: quella di vari detenuti politici arrestati e detenuti senza processo per fatti inesistenti, come pure quella di tre soldati e poliziotti arrestati dalla guerriglia in varie isole dell’arcipelago.

Un passo importante, chiesto dal NDF, è stata la dichiarazione nei colloqui che le Filippine non considerano più NPA CPP E NDF come organizzazioni terroristiche. Certo di passi da fare ce ne sono e le difficoltà forse sono tutte nel futuro: dalle riforme sociali ed economiche, alle riforme istituzionali, all’attitudine delle forze armate a non usare le violazioni dei diritti umani e civili come un mezzo di lotta alla guerriglia, alla presenza nelle zone di guerriglia di gruppi e organizzazioni paramilitari che si macchiano, a dire delle forze armate, di tanti dei crimini più orrendi nei confronti dei militanti. “I militari filippini non sono riusciti a sconfiggere NPA. I comandanti anziani sentono di non aver sufficienti risorse e quindi si affidano alle forze paramilitari o alle milizie tribali, che non sono quasi mai controllate e commettono gli abusi” secondo il rapporto di International Crisis Group.

Dal canto loro alla guerriglia vien chiesto di non prendere di mira quelle imprese che investono ed hanno attività nelle zone interessate, a non riscuotere loro le “Tasse rivoluzionarie”

Nei colloqui ci si è accordati su tre altri colloqui di pace da tenere nel 2011 e sulle commissioni che devono lavorare sulle proposte di riforma e giungere ad un accordo comprensivo sulle riforme economiche per settembre del 2011, ad uno sulle riforme politiche e costituzionali a febbraio 2012 e ad uno che preveda la fine delle ostilità per agosto del 2012. Nel frattempo ci saranno incontri ogni due mesi anche a livello di commissione per verificare tanti aspetti minori dei colloqui di pace, quali Accordo Comprensivo sul rispetto dei Diritti Umani e La legge Internazionale Umanitaria che è stato finalmente riapplicato dopo che, unilateralmente, il governo Arroyo lo mise in discussione.

Alla richiesta del delegato filippino, Alex Padilla, di proclamare nel futuro altri cessate il fuoco, la delegazione NDF è stata fredda anche in considerazione che alcuni suoi consulenti del gruppo di pace sono stati arrestati proprio durante due cessate il fuoco con accuse pretestuose.

Sulla richiesta di non riscuotere tasse rivoluzionarie l’inviato filippino, che non ha ottenuto né un sì né un no da parte dei negoziatori del NDF, ha dichiarato che il governo filippino è l’unico ad avere il diritto legale a porre delle tasse e che le forze di sicurezza dovranno fare applicare la legge.

Mentre il comandante delle forze armate, Generale David, ha espresso la sua fedeltà al governo e l’impegno a lavorare secondo il dettato presidenziale, molto resta da vedere nei fatti.

Benché NPA non sia stato sconfitto la sua forza è valutata attorno a 4500 guerriglieri, molto meno dei 20 mila degli anni 80, che controllano 1300 villaggi delle isole delle Visayas nelle Filippine centrali.

FILIPPINE: I colloqui di pace ad Oslo, rilasciata della detenuta politica più anziana

I colloqui di pace ad Oslo tra i rappresentanti del governo filippino e quelli della guerriglia comunista sono iniziati da qualche giorno. In molti hanno detto che il processo di pace non sarà una cosa facile e che ci potranno essere sempre imboscate da parte di chi non vede nella pace una via di soluzione ai problemi endemici delle Filippine. Sono tanti anni ormai che si protrae una guerra “che non può essere vinta da nessuno”: da una parte tutti quelli che nella debole democrazia filippina non riescono a vedere gli spiragli per lottare e per risolvere le profondissime contraddizioni sociali e decidono che la lotta armata sia l’unica soluzione; dall’altra quelli che difendono uno status quo basato sui grandi padronati, su una corruzione spaventosa che succhia il sangue dei filippini e sul sequestro delle strutture dello stato a fini privati, e che usano tutti i possibili strumenti di repressione in barba a qualunque legge sui diritti umani.

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Sono stati fatti atti di buona volontà dall’Amministrazione Aquino con la liberazione dei 43 infermieri e medici detenuti illegalmente dalle Forze Armate, con il ristabilimento delle garanzie ai membri del pannello di pace, con la proclamazione di un cessate il fuoco durante le feste di Natale. Da parte loro il fronte della guerriglia con NDF – NPA, oltre a dichiarare un cessate il fuoco in questo periodo dei negoziati, ha liberato alcuni poliziotti sequestrati da alcuni mesi.

Nel frattempo però sia le forze armate che la polizia avevano arrestato in queste settimane alcuni membri del NDF, in barba del loro status di consiglieri coperti dagli accordi di immunità, con accuse che sono del tutto pretestuose.

In questo quadro si inserisce la scarcerazione di una militante dei diritti umani il 17 febbraio, Angelina Bisuña Ipong, di 66 anni, arrestata l’8 marzo del 2005 dalla polizia e dall’esercito con l’accusa di aver ucciso due persone, di incendio e di aver premeditato l’omicidio di altre due persone. Ipong fu sequestrata da uomini dell’esercito mascherati, detenuta per 15 giorni in isolamento ed è stata soggetta a tortura ed a molestie sessuali. La Ipong, che era laureata dall’università di Naga e Missionaria Rurale a Mindano, è stata rilasciata nella provincia del Misamis Orientale, Mindanao, dopo che il giudice ha lasciato cadere i capi di imputazione dopo 5 anni di carcere. Nel frattempo era giunta una lettera da uno dei membri del gruppo di contatto del governo Filippino, Sanidad, che invitava il giudice a prendere una decisione sul caso della Angelina Ipong.

Il vescovo delle Chiese Unite di Cristo nelle Filippine ha dichiarato che “il rilascio di Ipong in seguito alla caduta di tutti i capi di imputazione è la vittoria dei diritti umani, della pace e di chi lotta per la libertà. Nessuno merita di andare in galera per aver detto a voce alta la verità e per credere in un principio in favore degli oppressi e dei poveri”.

Un’associazione degli Avvocati del Popolo ha salutato la caduta delle accuse come una vittoria nella lotta contro la massiccia violazione dei diritti umani commessa dalle forze dello stato. Tutti gli appelli precedenti, secondo l’associazione, da parte di gruppi Filippini o internazionali sono stati ignorati specialmente durante il periodo dell’amministrazione Arroyo. “L’associazione riconosce l’importanza critica della lettera dell’avvocato Sanidad alla corte e il significato complessivo del processo di pace nel suo rilascio”

In precedenza una mozione dei gruppi parlamentari della sinistra, al Senato e alla Camera, di alcuni giorni prima chiedeva il rilascio dei 400 detenuti politici, la maggioranza dei quali arrestati con accuse pretestuose e detenuti illegalmente senza processo, come il caso dei Morong 43. Molti di questi sono stati soggetti a tortura, tenuti in isolamento anche per mesi senza alcuna possibilità di difesa. Alcuni sono rimasti in carcere nonostante siano stati assolti dal giudice, o abbiano avuto il pronunciamento favorevole della corte suprema. Con questa mozione i gruppi invitavano il dipartimento di giustizia e l’amministrazione Aquino a far cadere tutti i capi di imputazione contro i 400 detenuti politici. “Credo che l’amnistia non è ciò di cui hanno bisogno dal momento che non sono colpevoli di nulla. Hanno bisogno di nient’altro che semplice e pieno rispetto dei loro diritti umani fondamentali.”

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