FILIPPINE: Guiuan, un miracolo nel diluvio del supertifone Haiyan

La scena vista dal cielo su Guiuan, su questa cittadina rivierasca, sembra quella di una città dopo un bombardamento.

Nella regione che i Filippini speravano di trasformare in un paradiso per i surfisti, migliaia di alberi di cocco abbattuti si allineano su una spiaggia che ha l’aspetto di una discarica. Ammassi di cemento distrutto, legname e pezzi di ferro si allineano su ogni strada. A muoversi sono solo le motociclette, i risciò a tre ruote e le auto sono parcheggiate per mancanza di benzina. La gente fa la fila per ore per mangiare, per il carburante e per fare una telefonata satellitare gratis ai parenti per un minuto.

Eppure Guiuan, posta sulla punta più sudorientale dell’isola di Samar, dove due settimane fa il tifone toccò terra, è in un certo qual modo felice. I suoi residenti sono senza casa ma sono vivi. In questa città di 45 mila persone sono morte 87 persone, molto vicine ad un tasso di fatalità del 0,2% con 23 persone mancanti e 931 feriti.

Solo da qualche giorno fa l’area è diventata accessibile per la presenza di una vecchia base aerea della II guerra mondiale. Si era temuto il peggio per l’area.

“Non riesco a spiegarmelo” dice il capitano della marina USA Russel Hays, ufficiale medico che è arrivato di recente. “Se si guarda alla devastazione, avrei pensato ad un tasso di morte del 10%”

A livello nazionale sono emerse statistiche differenti del numero di morti a livello nazionale. Il governo filippino aveva alzato la sua conta, il venerdì, a 2360, mentre l’ONU citava un’agenzia filippina che parlava di 4460.

Il portavoce del presidente Ricky Carandang dice: “L’ONU, il governo e la croce rossa hanno ognuno la propria cifra” aggiungendo che il governa conta solo i morti identificati. “Le cifre superiori delle agenzie di aiuto sono forse più accurate mentre ci aspettiamo che le cifre crescano una volta che l’identificazione va avanti.”

“Un tifone di questa forza tende ad accadere nel Pacifico una volta ogni dieci anni. Quest’ultimo ha toccato terra nel momento di sua massima intensità, cosa che accade una volta ogni cento anni” dice Kerry Emanuel del MIT. Stando ai modelli c’è l’indicazione che c’è da attendersi che i cicloni aumentino di qualche percento per la fine del secolo. Ma non si possono associare i singoli eventi come i tifoni direttamente al cambiamento climatico” dice Julian Heming, esperto americano che aggiunge che non si conosce un altro tifone con questa intensità.

A preoccupare c’è anche lo sciogliersi dei ghiacciai che porta all’innalzamento dei livelli del mare ed anche ad innalzamenti a causa delle tempeste. Dai dati satellitari le Filippine hanno il più alto tasso di crescita del livello del mare in tutto il mondo. Mentre la media è di 3 millimetri globalmente nelle Filippine è di nove millimetri. A Cebu colpita anch’essa dal tifone le misure separate prese dai misuratori di maree parlano di 20 centimetri tra il 1935 e il 2011. Secondo Alak Grinsted dell’Università di Copenhagen “Gran parte è data dalla variabilità naturale ma una parte è anche il cambiamento climatico”.

Con il riscaldamento globale il livello dei mari non sale uniformemente dovunque. A causa dello scioglimento e del cambiamento del campo gravitazionale si potrebbe verificare un innalzamento dei livelli nelle zone equatoriali e una diminuzione nelle zone dove i ghiacci si sono effettivamente disciolti.

Le Filippine sono particolarmente sensibili ai cicloni che qui riescono a metter insieme venti particolarmente forti a causa della sua geografia di baie e isolette che tendono a incanalare l’acqua delle tempeste e a dare innalzamenti di acqua maggiori, rispetto ad aree più aperte dove invece si possono diluire. http://online.wsj.com/news/articles/SB10001424052702304243904579197242462490948

Un fattore che ha aiutato la città è stato il suo giovane sindaco Christopher Gonzales che non si è rassegnato nel far affluire i suoi cittadini, spesso scettici sulle grandi tempeste, nei centri di evacuazione che sono per lo più costruiti di cemento e non come i blocchi di cenere e legno delle case in città.

Ho costretto la gente ad evacuare poiché questa volta era differente” dice il sindaco in un’intervista nel comune fortemente danneggiato. “E’ molto difficile farli muovere poiché siamo abituati ai tifoni qui.”

Ma Guiuan ha dalla propria anche la geografia. Posta su un pezzo sottile di penisola la cittadina ha vissuto i venti fortissimi ma non il muro di acqua che si è abbattuto su altre parti di Samar o Leyte. Tacloban, che è la capitale di Leyte, ha dovuto sostenere la peggiore salita di acqua a causa della sua posizione nella baia, dove l’acqua viene incanalata attraverso un canale più stretto invece di dissiparsi su un’area più vasta.

I sindaci delle cittadine hanno descritto Haiyan come un diluvio, delubyo nella lingua Visaya.

La forza del tifone ha distrutto molte delle costruzione della città. La maggioranza dei morti la si è avuta sotto le macerie di alcuni centri di evacuazione distrutti.

Nei primi due giorni dopo la tempesta la maggioranza dei negozi è stata saccheggiata e la sicurezza è diventata migliore man mano che arrivavano con gli aerei le forze militari filippine fino a raggiungere i tre voli al giorno.

Attraverso le parti più devastate delle Filippinbe Centrali i sopravvissuti continuano a ricercare modi per raggiunger le grandi città di Manila o Cebu. Le città ella regione come Tacloban sull’isola di Leyte sono state così colpite che le autorità non riuscivano a dar da mangiare neanche alle proprie famiglie. A Tanauan, una cittadina di Leyte da 50 mila persone, alcuni hanno provato a ricostruire la casa ma tant ialtri hanno lasciato la città.

Dice Nestor Nataba di 56 anni: “Dobbiamo lasciare questo posto. Persino il prete di quella chiesa se ne è scappato a Manila” ed indica una chiesa cattolica color arancio dietro di cui hanno scavato una fossa comune.

Per molti giorni la gente è affluita a Tacloban pin cerca di un rifugio o di qualcosa da mangiare ma tantissime cose mancano. Una donna dice: “Quanti giorni son passati dal tifone, sei? Non abbiamo ricevuto né acqua ne cibo.”

guiuanIl sindaco di Tacloban Alfred Romualdez dice che molti cadaveri restano sul posto perché non ci sono lavoratori per raccoglierli. A complicare gli sforzi di salvataggio si sono messi i ribelli della guerriglia maoista del NPA che lottano contro il governo dal 1960. Tanti lavoratori dell’aiuto temono attacchi o rapimenti da parte del braccio armato del Partito Comunista Filippino, contro i quali i militari filippini hanno lanciato un attacco preventivo.

Lo stesso aeroporto di Tacloban è stato assediato dalle persone che provavano a scappare. Le autorità di Leyte hanno chiesto ai rifugiati di riempire un modulo in cui chiedevano di essere portati via. Oltre un migliaio di un’area ha fatto così ma le capacità sono limitate nonostante questo sfoggio di ufficialità.

Sembra essere qualcosa che dà loro una speranza” dice un rappresentante comunale. Gli Usa usano i C130, aeroplani da trasporto, per trasportare le vittime a Cebu, mentre i soldati USA aumenteranno di numero e lo stesso Giappone pianifica di portare truppe di autodifesa per distribuire gli aiuti-

Il tifone potrebbe abbassare il PIL del paese di 0,8% stando a quanto dichiarato dal ministro delle finanze Balisacan con l’economia che dovrebbe comunque salire dal 6,5 al 7%. Enormi i danni causati all’agricoltura specialmente per la totale distruzione degli alberi da cocco.

http://online.wsj.com/news/articles/SB10001424052702304243904579197242462490948Pubblicità

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