Quattro soldati sono stati arrestati in connessione con una denuncia di tortura di un uomo musulmano, accusato dai soldati di far parte del gruppo di Abu Sayaf, che ultimamente si è reso responsabile della morte di sette soldati dei quali due decapitati, nella provincia meridionale di Basilan. Dei quattro soldati uno è un ufficiale.
Abdul Khan Ajid Balanting, l’uomo torturato, gestisce un forno in una cittadina della provincia di Basilan ed è stato arrestato col sospetto di far parte del gruppo di Abu Sayaff ed interrogato per quattro giorni. Alla scomparsa dell’uomo la famiglia ha denunciato l’accaduto alla magistratura con un “Comando di Comparizione” che ha subito avuto l’effetto di far consegnare l’uomo alla prigione.
Il colonnello Domingo Tutaan, responsabile del’ Ufficio dei Diritti Umani nelle Forze Armate Filippine, ha dichiarato che i quattro sono in arresto e non possono lasciare il loro comando durante tutta la procedura di accertamento della tortura.
“Vogliamo assicurare il pubblico che le Forze Armate Filippine non tollera alcun atto di violazione dei diritti umani o di tortura compiuta dal proprio personale, senza riguardo al grado, alla designazione o al compito. Questi soldati coinvolti nelle violazioni dei diritti umani dovranno affrontare la nostra corte marziale e la corte giudiziaria una volta provato che hanno davvero violato i diritti umani”
L’uomo è stato sequestrato dalle forze speciali di Basilan in un villaggio della provincia come sospetto militante del gruppo di Abu Sayaf. Era sospettato di aver preso parte ad alcuni sequestri nel passato, e nel comando militare torturato e consegnato dopo quattro giorni alla polizia, ha detto Tatuan.
L’indagine è partita subito dopo che Balanting è stato portato all’ospedale dove gli hanno riscontrato bruciature di primo grado alla testa, al volto, nelle parti private e in tutto il corpo. Secondo la denuncia della famiglia i militari avrebbero dato fuoco all’uomo in varie parti del corpo ed introdotto anche una bottiglietta di benzina nell’ano. I soldati avrebbero forse scambiato il loro familiare con Kanneh Malikil, sul cui capo pende un ordine di arresto, e lo hanno rapito dopo averlo spiato nei movimenti del familiare per alcuni giorni.
Questo caso che ha avuto un forte eco nel paese giunge dopo la condanna da parte di molti gruppi dello stato misero in cui ancora versano le Filippine ad un anno dall’elezione di Noynoy Aquino.
Sono una decina i militanti uccisi in varie parti del paese e sono ancora in tanti ad attendere giustizia, a dover fare ancora molta pressione per sapere la fine dei propri cari. Nelle ultime settimane è stata la stessa Alta Corte a chiedere più volte alle forze armate di produrre i corpi di alcun militanti scomparsi durante il periodo famigerato della Arroyo alla presidenza della Repubblica.
Ma al di là di questo e del forzato rilascio dei Morong 43, arrestati e detenuti illegalmente per almeno un anno con l’accusa di far parte della guerriglia maoista,, non si è vista alcuna seria indagine ed incriminazione di violazione dei diritti umani di militari o poliziotti, indice che molte cose devono ancora cambiare anche in questo campo.