Molte aree della provincia di Isabela, nel nord dell’isola di Luzon, sono state completamente distrutte dal supertifone Megi.
In moltissime città non esiste un’infrastruttura integra. E’ stato proclamato lo stato di calamità, mentre molta gente fa la fila per avere dell’acqua pulita e per qualcosa da mangiare, mentre molti stanno vivendo letteralmente per strada.
Le linee elettriche e di comunicazione sono state fortemente danneggiate dal supertifone Megi rendendo difficoltoso anche la valutazione stessa dei danni.
Mentre il supertifone Megi esce dalle Filippine e le migliorate condizioni atmosferiche, la gente ritorna alle case e comincia a ricostruire quello che può.
Tutti sono in attesa di aiuti dal governo locale. Notevolissimi danni si sono avuti nei raccolti di riso e mais con un danno stimato attorno al miliardo e mezzo di peso, 25 milioni di euro.
I morti sono 12, una cifra inferiore alle solite cifre in casi del genere, considerato il tempestivo intervento del governo nel mettere su, nelle aree previste, un intervento preventivo.
Il presidente Aquino dichiara:
“Typhoon Juan (codice internazionale Megi), il più violento al mondo quest’anno, sta uscendo dall’area di responsabilità della Repubblica Filippina, lasciando uno strascico significativo di danni ma una perdita minima di vite umane. Il lavoro per riportare alla vita normale nel più breve tempo possibile è già iniziato. Per le aree dove l’energia elettrica è stata tolta come misura precauzionale, le autorità si stanno adoperando per rimetterla non appena riescono a stabilire in modo appropriato i danni e le necessarie riparazioni.
Con supertifone Megi che lascia le Filippine, il Consiglio Nazionale per la riduzione dei rischi sta provvedendo ai bisogni di 8042 sfollati. Hanno potuto già badare ai bisogni delle comunità affette dal supertifone perché si è provveduto a posizionare in precedenza tutto quanto è necessario in questi casi.”
Di certo il lavoro di ricostruzione, anche se più facilitato, sarà di certo impegnativo.