Gli ultimi rapporti sulla diffusione dell’infezione mostrano un HIV in crescita di almeno dieci volte dell’infezione tra i giovani negli scorsi tre anni, facendo delle Filippine una delle sette nazioni al mondo dove l’HIV cresce.
Nel 2007 le infezioni tra i giovani di età compresa tra 15 e 24 anni erano il 12% delle nuove infezioni, mentre nel 2010 la cifra è salita al 31% secondo i dati ufficiali.
Si è così avuto un incremento allarmante specie tra i gruppi ad alto rischio quando finora le Filippine registravano uno dei tassi più bassi al mondo di infezione.
La trasmissione si ha essenzialmente tra uomini che hanno sesso con altri uomini, mentre nel 2007 si aveva la diffusione tra coppie eterosessuali.
Nel 2010 si registra un incremento di nuovi casi del 90% rispetto al 2009 quando l’incremento rispetto al 2008 fu del 58% quando a livello mondiale il tasso di infezione è in decremento o sotto controllo.
Secondo Jonas Bagas della Library Foundation Share Collective e consulente del Philippine National AIDS Council, “più saranno le persone infette, più vite umane si perderanno e più l’economia ne soffrirà. Si pensi ai milioni di peso necessari per il trattamento, la cura e il sostegno di un’epidemia che si può evitare. E’ un forte segno di pericolo per il governo la cui politica di prevenzione basata sull’astinenza semplicemente non funziona”
Secondo Humphrey Gorriceta, 35, portavoce della Federazione Nazionale dei Filippini con AIDS e HIV, diagnosticato positivo a 32 anni, molti giovani stanno trasmettendo il virus senza neanche sapere di averlo. “Credo che stia in azione un sacco di trasmissione cieca del virus. I giovani non sanno di cosa si tratta … culturalmente, sesso e sessualità sono argomenti di cui non si discute tra giovani.”
Un altro giovane, Jerson di 22 anni, ha avuto la diagnosi 4 anni fa. “Mi ammalai molto e non riuscivo a trovarne la causa. Ne avevo sentito parlare di AIDS ma non avevo mai incontrato qualcuno che lo avesse o che fosse positivo all’HIV”. Anche lui si è infettato con una relazione sessuale non protetta.
Il sesso non protetto resta la diffusione maggiore perl’HIV nelle Filippine con 89 % dei casi e nelle Filippine si registra il più basso indice di uso del preservativo tra i gruppi ad alto rischio.
Secondo Cecille Villa, direttore esecutivo di “Foundation for adolescent development” sostiene che i giovani si credono invincibili. “Benché consci delle conseguenze, non credono che l’HIV sia una realtà che può accadere loro … Abbiamo bisogno di programmi di sviluppo che siano specifici per i giovani e le loro preoccupazioni invece di un approccio generico all’HIV”
HIV In Crescita ma si nasconde
Entra nel coffeshop indossando i suoi pantaloncini corti, un sontuoso miraggio di gambe nude e tacchi a spillo. Una blusa bianca che lascia scoperta una spalla seducente, lascia immaginare un seno ampio.
Il cassiere dietro alla cassa chiede: “Posso sapere come si chiama, Signore?”
“Signora, signora” precisa. “Vittoria” aggiunge con un colpetto pronunciato della sua unga chioma nera e dei suoi pendenti.
Victoria Rivera, ventiquattro anni, è una transgender. Nata maschio, si è sempre considerata una donna. Il suo mondo è quello du una subcultura di sesso clandestino, creato da stili di vita, tecnologie cangianti e un ambiente sociale più liberale.
Viva e fiorente, dicono gli esperti, questa subcultura è un’area di gioco segnata dallo sperimentare e dal permissivismo. I confini del comportamento sessuale sono messi alla prova e le norme della sessualità sfidate. L’anonimato è offerto da un facilitatore virtuale, Internet.
Noi abbiamo scoperto che questo dedalo intricato fornisce anche il substrato per le malattie a trasmissione sessuale e l’HIV. A rischio però non sono solo questi avventurieri del sesso ma anche i loro intimi e poco sospettosi partner. Poiché mentre è cambiato il comportamento sessuale, resta l’attitudine di passività verso i preservativi ed il sesso sicuro.
Gli esperti della salute trovano difficile raggiungere questi gruppi ad alto rischio aggravando il pericolo che HIV e AIDS si diffondano alla popolazione in generale.
La crescita dell’HIV
Le Filippine stanno già vedendo una crescita di casi di HIV senza precedenti ma ancora largamente poco documentata. Questa serie vuol documentare uno sguardo in questo mondo nascosto ma in crescita.
Le Filippine sin dai primi casi del 1984 era considerata una nazione a bassa incidenza con meno dell’1%, ma i dati attuali mostrano che nuove infezioni sono sempre di più in crescita sebbene relativamente moderata: lenta ma sicura.
Nel 2007 il Ministero della Sanità stimava che ci fossero da 223042 a 669125 uomini a rischio do onfezione di HIV per il fatto di avere sesso con altri uomini. Nello stesso anno il ministero notava che le nuove infezioni di HIV provenivano da questo segmento di popolazione, a cui ci si riferiva con MSM, e che i nuovi infetti erano sempre più giovani.
Ecco i Transpinays
Il transgender Rivera è un impiegato degli affari interni di STRAP (Società di donne transessuali delle Filippine), primo ed unico gruppo di sostegno per le donne transessuali nelle Filippine.
STRAP ha 49 membri “ma quelli sono solo i membri del STRAP, poi guardati attorno e vedrai transessuali dappertutto.”
Si chiamano “transpinay” (transessuali filippini, pinay è filippina, pinoy filippino) e i membri di STRAP sono di una miscela differente. Sono professionisti di grandi industrie, mentre altri lavorano nell’industria creativa. Alcune come Rivera si prostituiscono.
Lei ha cominciato nel 2006 ad Hong Kong mentre giocava a topo e gatto con la polizia per le strade affollate. Internet ha risolto i suoi problemi quando ha scoperto che le facilitava vendere i propri servigi online. Quindi mise su un proprio sito per vendere i propri servigi. Una chiamata conferma la prenotazione.
“Ho messo su il mio sito. Su Google ricerca Transessuale o sesso transgender e appare il mio sito.” i suoi numeri di telefono e le sue restrizioni sono messi in chiaro, mentre una chiamata conferma l’appuntamento, spiega.
Rivera chiede ai clienti, bisessuali o regolari, fino a 200 dollari per ora. Si solito erano gli stranieri a chiedere di lei ma Manila sta diventando sempre di più una fonte di affari molto buona.
Gli esperti credono che un accesso facile e veloce mediante Internet a prostitute transgender come Rivera potrebbero essere una delle cause del crescente numero di uomini che hanno provato sesso anale con un uomo. Se il sesso non è protetto, questi uomini si espongono ai rischi delle malattie sessuali e all’HIV.
Sesso Anale
“Non esistevano clienti nelle Filippine. Ma ora, c’è un numero crescente di persone e sono sempre di più giovani” secondo Rivera. Negli ultimi due anni lei stima che ha avuto almeno 20 clienti filippini, dieci dei quali sono regolari. E ce ne sono innumerevoli altri, curiosi e interessati ma che non possono permettersi il prezzo.” dice Rivera. Non è stato sempre così per lei.
Ricorda quando era più giovane quando era lei a pagare, il partner ricettivo.
“Senza guanto senza amore. Conosco il tipo di affari che tratto. Io uso sempre il preservativo.”
“Ho clienti filippini sposati, con bambini e vogliono provare il sesso transgender e persino essere il partner recettivo.” di solito hanno da venti a quarant’anni. La maggior parte hanno la fidanzata e alcuni sono sposati con prole.
Rivera rappresenta l’eccezione in questo gruppo potenzialmente a rischio perché con i suoi clienti si attiene strettamente alla pratica “Senza guanto e senza amore”.
Nel 2007 il ministero della sanità ha condotto dal titolo “Stima della popolazione a rischio di HIV”e indica che una percentuale oscillante dall’1 al 3% della popolazione maschile tra i 15 e 49 anni avevano avuto sesso anale con un altro uomo l’anno precedente. Ma gli esperti temono che questi dati siano scorretti poiché alcune classificazioni come MSM escludono altri gruppi a rischio.
Per esempio ci sono eterosessuali che hanno sesso con altri uomini ma si rifutano di identificarsi come gay come sostiene Philip Castro del UNDP.
Troppi sottosettori
Contrariamente a quanto si crede in generale, il segmento MSM ha molte variabilità. “Ci sono moltie differenti sotto popolazioni di MSM” sostiene Castro. Ci sono quelli cauti che sono sposati oppure hanno una ragazza “difficili da rintracciare poiché in maggioranza trovano il partner online.” I transgender come Rivera sono differenti dai MSM in quanto si considerano donne e sono quindi facili da identificare.
Si usa una certa terminologia per segmentare MSM in termini informali. Ci sono i “bakla” o i gay dichiarati “Ladyboy”, gli “effem” per effeminati, “pa-girl” per parlorista.
E ci sono quelli conosciuti come “Shifters” la cui preferenza sessuale si piega. Nel linguaggio gay, a questo gruppo ci si riferisce come “transformer”, “Robocop”, “Darwins”, Bisessuali e “Trippers”.
A questo gruppo appartengono i tipi come Shinobi.
In uno dei caffé dell’affollata Mall di Metro Manila, Shinobi tiene una sessione “Eyeball” con altri membri del social network Fetlife. E’ insieme ad un membro di Fetlife, un ingegnere, e sgobbano su disegni e misure per fruste, pagaie e pinzette che saranno usate per tenere sospesi un corpo legato e imbavagliato.
Il brivido della violenza
Fetlife è il network dei feticisti o quelli che vivono uno stile di vita BDSM (bondage, domination sadismo e masochismo), è un sito internazionale ma i membri possono identificare le rispettive località e organizzare gli incontri reali nella loro zona. I membri che si ritrovano a questo raduno con Shinobi sono tutti professionisti, trentenni che vivono a Manila. Si nascondono dietro nomi in codice e considerano il bondage come una forma artistica, una pratica dell’arte giapponese dello shibari. Shinoi e il suo gruppo considerano il bondage e il sadismo un’arte.
Shinobi afferma di essere il solo e aperto praticante maschio di bondage artistico nelle Filippine.
“Il circolo dei feticisti nelle Filippine è uno piccolo, ma sta crescendo. Difficle dire quanti sono perché non si vogliono mostrare. Altri stanno solo iniziando a provare.” sostiene Shinobi che ha 6 donne differenti che lui chiama “schiave”. Ha anche un partner esclusivo.
Il più giovane ha 22 anni, mentre il più anziano è un trentenne. Li ha incontrati tutti su internet. “Anni fa, ero in una chatroom quando c’era un sito chiamato Manilatonite. Ora ci sono siti come Fetlife per i gruppi con interessi analoghi.”
Shinobi riceve richieste da uomini e donne che volgiono sperimentare questa arte del Bondage. Occasionalmente gli uomini gli chiedono di fare sesso orale su di loro. “Sono un eterosessuale flessibile, non ho problemi a dare sesso orale o anale ad un altro uomo.”
Ottimi candidati per HIV
Un rapporto del 2003 del Ministero della salute dice che gli MSM dichiarano di avere in media due partner al mese, altri dichiaravano fino a 55 al mese. L’età media era di 15 anni.
Alcuni sono estranei conosciuti online o conoscenze occasionali al lavoro o in chiesa. Altri sono amici. Altri diventano amici dipo un incontro sessuale iniziale.
Con facili partner sessuali ed uno scarso uso dei preservativi, 2,8%, secondo NDHS del 2008, il comportamento sessuale degli MSM indica che potrebbero essere i candidati migliori per le malattie a trasmissione sessuale e per HIV.
Shinobi come regola usa i preservativi, ma ha amesso che talvolta se ne è dimenticato. Negli ultimi quattro anni, stima che è stato con almeno 20 donne differenti e un gruppo di uomini. Ha avuto anche paura di una malattia. Una delle sue “schiave” haveva avuto un caso brutto di Herpes e lo accusò di esser stato l’origine. “Mi sottoposi al test e lo feci fare alle altre donne. Eravamo tutti sani. Fu il suo ultimo partner ad essere infetto.” dice Shinobi.
Sicurezza dell’anonimato
Il mondo di Shinobi e Rivera può soddisfare il gruppo più vecchio ma non c’è alcun dubbio che sia il più grande segmento di popolazione, i giovani, che sono particolarmente vulnerabili al facile sesso online.
Il professore Chei Billedo del Dipartimento di Psicologia dell’ UP, uno dei pochi esperti specializzato nel campo della cyberpsicologia, descrive la gioventù come una “generazione nata nella tecnologia” Lei spiega “Non sanno che esiste un mondo senza internet e la differenza tra l’esperienza online e offline scompare. Allo stesso modo in cui esistono i media a richiesta, ci aspettiamo anche il sesso a richiesta”.
Billedo nello spiegare come le persone interagiscono e creano relazioni online dice: “Dal momento che non ci si vede l’un l’altro, ti crei una tua identità, una che può essere totalmente differente da quella che ti somiglia davvero”
Sicuri di essere anonimi “Diventa facile cominciare uno scambio di allusioni; i precedenti cominciano sempre online. Quando ci si incontra quindi è una consumazione di un gioco iniziato prima attraverso il computer.”
Billedo trae delle conclusioni sulla base delle interviste fatte a giovani per vari lavori di ricerca. “E’ così facile. I risultati sono molto veloci e come ci si aspetta. Non devi uscire ed andare a cena, o fare i cerimoniali. Come si consumano i media ora, a richiesta, anche il sesso ci aspettiamo che sia a richiesta”
Social networkers
I social media sono di gran lunga i responsabili dietro questo fenomeno. Le Filippine sono uno dei punti più avidi, si trova al 6 posto in Twitter mentre Facebook è il sito più visitato. Un’indagine Nielsen del 2009 mostra che la gente di un gruppo sociale cyber in relazione all’età.
Iper il gruppo di età tra 15 e 19 anni il piùà grande numero di persone all’interno del loro circolo sono quelli che conoscevano solo nel mondovirtuale, incontrati di persona pochissime volte e referenti di amici.
A paragone, le persone nelle liste dicontatto del gruppo da 20 a 29 anni sono er lo più amici di cui si sono persi i contatti.
Mentre non esiste uno studio che relaziona direttamente l’impatto della conoscenza online con la sessualità attiva, ci sono racconti come quello di Gjayo, un lavoratore del Call center a Quezon City. Lui perse la verginità con una ragazza che conobbe online all’età di 17 anni con lei che ne aveva 16. “Ci mettemmo in contato in una chatroom, ci incontrammo di persona e andammo in un hotel a basso prezzo.” ricorda. Il sesso casuale portò ad una gravidanza. Decisero di interrompere la gravidanza e con essa la loro relazione casuale. Subito dopo ne incontrò un’altra e di nuovo rimase incinta e di nuovo l’aborto fu la soluzione.
Dopo qualche gravidanza Gjayo cominciò a preoccuparsi di alcuni probvlemi di pelle apparsi sulle sue gambe ed ebbe paura di aver beccato qualche malattia.
Era molto vago e sbrigativo nella sua risposta. “Andai da un dermatologo, mi guardò e presi degli antibiotici.” Fine della storia.
Negando
Mentre la tecnologia ha aperto troppo in fretta il vaso di Pandora, non è riuscita a coprire la vergogna che si accompagna col sesso a rischio senza neanche essere sfruttata a pieno per educare la gente dei pericoli del sesso non protetto.
La vergogna, imbacuccata nella negazione e coperta di ignoranza, impedisce alla gente di chiedere il trattamento medico per le malattie, dice il dottore Marccellano Cruz della Associazione dei Medici di Malattie Sessuali Filippina, un gruppo di 300 dottori di differenti discipline come la dermatologia, malattie infettive e medicina di famiglia. “Hanno paura dello stigma sociale e si curano da soli”
Questo è pericoloso.
Ana Santos, Newsbreak
FILIPPINE: In crescita i casi di HIV tra i lavoratori emigrati
La morte le portò via il marito qualche minuto dopo che Imee, allora dell’età di trentatre anni, scoprì la verità su di lui.
Lavoratore Filippino d’Oltremare, tornò a casa nel 1993 dopo otto anni, debole a causa di una malattia di cui non le avrebbe mai detto nulla. Tornò ripulito solo dopo sei anni, dopo che tutti i loro risparmi si erano esauriti per le spese mediche sostenute. Non le era stato fedele mentre era via, e quella infedeltà gli portò l’AIDS, una malattia che indebolisce il sistema immunitario di una persona. Imee si sentì tradita, ma la sua rabbia lasciò il posto al dolore quando il marito morì, dopo averle rivelato il segreto. Lui aveva quarantuno anni.
L’abbandono rialzò immediatamente la sua cresta, proprio al crematorio, dove il corpo di suo marito doveva essere ridotto in cenere. I familiari di Imee le dissero, proprio allora e in quel luogo, che non avrebbe dovuto farsi vedere più. E come se questo non fosse già abbastanza, un altro colpo la raggiunse. Scoprì di essere stata infettata da suo marito del virus dell’HIV che causa l’AIDS.
Non riuscì a dirlo ai suoi bambini. Anche loro, per tanto tempo, non seppero la causa della scomparsa del loro padre. Ma mentre le loro vite cambiavano e soffrivano dell’improvvisa mancanza di entrate e dell’isolamento da parte dei familiari, furono essi stessi a chiedere di sapere la verità. E fu così che lei parlò loro. Uno di loro la odiò per questo. “Non voglio vederti in televisione mentre porti le magliette che parlano dell’HIV o dell’AIDS.” dice Imee ricordando quel avvertimento.
Imee diceva di rammaricarsi per non aver chiesto prima la verità al marito. “Non vedevo alcuna ragione per fare un’analisi a mio marito dopo che tornò a casa. Credevo che solo chi lavora nel sesso deve farla.” dice.
E’ una storia delicata quella degli emigrati che contraggono l’AIDS. E’ un vaso di Pandora da cui escono fuori tutti i tabù della società filippina. Porta alla luce le storie di promiscuità sessuale, qualcosa che in genere non si mescola con il racconto fiabesco dei “balikbayan” che fanno una bella vita bella e sono ricchi. Svela i colpi dell’ignoranza e della negazione, della realtà per cui uomini con mogli o ragazze a casa iniziano relazioni sessuali con altre donne e, talvolta, con uomini in terre straniere.
Dal 1984 al 2011 ci sono stati 1596 casi di lavoratori immigrati con HIV, il 97% dei quali avevano contratto l’AIDS per contatto sessuale.
Secondo il Dottor Samonte del Centro Epidemiologico del Ministero della Sanità si è avuto un cambiamento della causa della diffusione dell’HIV tra i lavoratori emigrati dal rapporto eterosessuale verso quello omosessuale.
Sarebbe errato comunque che la società esprima il suo disappunto verso quelli che si ammalano per rapporti con lo stesso sesso portandosi anche con sé un antagonismo verso gli omosessuali, e non sarebbe proprio il caso. “E’ un problema di comportamento, non di orientamento sessuale”.
Nell’aprile 2011 ci sono 74 nuovi casi di lavoratori emigrati infettati di HIV, non comparabile con i dati dello scorso anno, dove 174 nuovi casi sono stati denunciati, non essendo l’anno in corso ancora finito. Dei 74, 9 sono le donne mentre 65 i maschi.
I dati sin dal 1984 mostrano che i casi complessivi sono in crescita. Nel 1984 fu denunciato un solo caso, mentre il centesimo lo si ebbe nel 2006 dove il numero dei casi raggiunse i 130. Per il 2011, il 24% del numero di filippini che vivono con HIV comprendono i dati dei lavoratori emigrati. I dati dal 1984 al 2011 dicono che ci sono 6669 casi di filippini infetti con HIV.
Secondo il rapporto del Global AIDS rilasciato dall’UNAIDS del 2010, le Filippine è una delle sette nazioni in cui sono state denunciate il 25% di infezioni in più tra il 2001 e 2009, mentre nel resto del mondo si è assistito ad una stabilizzazione della crescita se non ad un declino. Alle Filippine fanno compagnia l’Armenia, Bangladesh, Georgia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan.
Secondo Samonte, la ragione è semplice: il comportamento a rischio è crescente mentre il lavoro di prevenzione è minore.
La prevenzione comprende, tra l’altro, l’aiuto psicologico, le analisi e la fornitura di profilattici. La misura fondamentale principale è quella di far crescere la coscienza pubblica delle cause dell’HIV e di quello che si può fare per proteggersi. I lavoratori emigrati apprendono dell’AIDS e HIV durante il seminario di orientamento prima della partenza, dove vengono informati, tra le tante cose, del rischio di contrarre l’AIDS.
Jacqueline Badcock, una coordinatrice dell’ONU, dice che l’aumento del numero di lavoratori infetti di HIV mostra che il programma di prevenzione non è sufficiente. “Questo è un riflesso dell’inadeguatezza dei programmi e servizi per l’HIV in tutte le fasi del ciclo dell’emigrazione, unitamente alle capacità limitate delle istituzioni che lavorano su HIV e problemi dell’emigrazione.”
Alcuni dei lavoratori emigranti devono sottostare alla ricerca degli anticorpi per HIV a seconda delle nazioni in cui devono recarsi. Questo fu il caso di un trentunenne Owie Franco che lavorò in Arabia Saudita nel 2004. Apprese di essere infetto di HIV lì dopo il test. Non prese la malattia in Arabia comunque; aveva lavorato per un anno come gigolò, quando era studente del college, ed ha ammesso di non aver mai usato alcuna protezione.
“Non sapevo che io e d i miei clienti avremmo dovuto usare i profilattici. Mi dicevo che non ero un lavoratore del sesso regolare, quindi non avevo bisogno di protezioni”
L’infezione di HIV gli costò il lavoro. Fu spedito a casa nel 2005 e non potette concludere il suo contratto biennale. Franco dice che il governo dovrebbe fornire un riparo per quei lavoratori che vivono con HIV mentre sono in nazioni straniere così da avere la necessari assistenza ed evitare la discriminazione.
Tornato a casa, Franco fronteggiò il pregiudizio. I suoi figli, che mandava a scuola, smisero di comunicare con lui e non gli permisero di tornare a casa a Davao. Fu attraverso un’associazione non governativa, Pinoy Plus Association, formata da persone infette di HIV che ottenne aiuto e sostegno. La stessa Imee trovò rifugio in Pinoy Plus e Babae Plus, un’altra associazioni di vedove i cui mariti erano morti di AIDS.
Essi appresero di potersi avvalere delle farmaci retrovirali che sopprimono il virus dell’HIV nei centri del Ministero della Sanità, senza costo alcuno. Il ministero ha posto 200 milioni di peso del suo bilancio 2011 di 31 miliardi di peso per il trattamento dell’HIV.
Ma questo trattamento prolunga soltanto la vita di una persona infettata del virus. La malattia non è curabile. La trasmissione dell’HIV è una catena, dice Samonte, dal momento che un uomo infetto può trasmetterla a sua moglie che potrebbe trasmetterla al figlio. Quindi la gente dovrebbe sapere dei pericoli che hanno significato la morte di 324 filippini sin dal 1984.
Il 26 maggio le famiglie e gli amici di chi è morto di HIV e AIDS hanno acceso una candela vicino al Ministero degli Esteri in occasione del 27° anniversario internazionale del AIDS Candlelights Memorial. Le candele erano state poste a fianco di due coperte cucite con i messaggi di quelli che erano morti della malattia. Su uno di questi si leggeva: “nessuno dovrebbe morire da solo”.
Quelli che vivono ancora credono che nessuno dovrebbe lottare da solo. Franco dice che il governo dovrebbe aiutare a cancellare lo stigma contro le persone come lui che hanno l’HIV per poter così trovare lavoro. “Guardatemi, sono ancora forte” dice.