All’incontro di Aprile dell’ASEAN, con la presidenza di turno della Cambogia, il presidente filippino Noynoy Aquino ha chiesto ai paesi membri dell’ASEAN di assumere una posizione comune sulle Spratley, sul Codice di Condotta per le Spratly prima di incontrare la controparte cinese e formulare un documento legale che leghi le varie parti sul problema del Mare Cinese Meridionale.
Importante secondo Aquino è anche mantenere la centralità dell’ASEAN affinché il gruppo sia capace di formulare una sua proposta specifica sul tema che da qualche tempo è nell’agenda della regione e nelle intenzioni anche dei cinesi che vogliono arrivare quanto prima alla definizione di un documento di condotta.
La preoccupazione filippina nasce anche, secondo il suo ministro della difesa, anche dal fatto che le proprie forze armate sono le più deboli della regione. Mentre le altre nazioni in disputa hanno sviluppato come potevano le proprie isole senza trovare opposizione aperta da parte cinese, la proposta del governatore dell’isola di Pagasa di sviluppare il porto e l’aeroporto locale per un a migliore presenza turistica, e non per presenza militare, ha trovato la voce d’opposizione della Cina anche perché militarmente le Filippine non possono proprio gareggiare col gigante cinese.
I paesi membri dell’ASEN dal canto loro hanno accettato in linea di principio di avere un approccio multilaterale, o per lo meno non hanno espresso una opposizione ad esso. Si consideri comunque che alcuni paesi, quali Cambogia, Laos e Birmania e anche Filippine, hanno legami economici molto stretti con la Cina e potrebbero esserne influenzati su questa questione. La Cina, è noto, cerca un approccio bilaterale con ogni singola nazione piuttosto che un approccio multilaterale, e cerca inoltre di essere presente anche nella stesura della proposta dell’ASEAN che le Filippine hanno apertamente rigettato.
Un appoggio alla posizione filippina è giunta anche da parte europea nel meeting del summit sulla sicurezza nucleare a Seul dove Barroso ha espresso la necessità di una risoluzione pacifica sulla base della legge dell’ONU UNCLOS
Dal punto di vista interno, da più parti è posto l’accento sullo sviluppare l’area di Pagasa e farla diventare una zona di sviluppo turistico più che di sviluppo militare, per le sue spiagge bianche, gli atolli presenti e tutto quanto è funzionale ad un’attrattiva turistica, al pari della vicina isola di Palawan. Ma per questa prospettiva è necessario investire e sarebbero necessari almeno 300 milioni di peso (6 milioni di euro) per creare un porto per lo sbarco di merci, soldi che al momento sembrano non essere stati allocati. Per il turismo, o per la marineria o per una posizione militare, questo investimento sembra essere fondamentale. Resta da vedere cosa ne farà davvero il governo filippino.