Ad un giorno dalla riapertura dalla seconda serrata di Manila, le Filippine sono lontane dal contenimento del Coronavirus.
Il virus ha reclamato già 2681 vittime ed ha infettato alte 161 mila persone in tutto il paese, dove si registra il numero più alto di casi confermati nella regione.
Le restrizioni di movimento, imposte di nuovo il 4 di agosto per due settimane dopo che la comunità sanitaria del paese aveva messo in guardia sul possibile collasso del sistema sanitario, hanno portato ad una delle serrate più stringenti del mondo che hanno confinato la maggioranza delle persone nelle case dal 15 marzo al primo giugno e portando ad un fermo di tutte le attività economiche.

Ma i casi continuano a crescere. Sebbene il numero di casi di martedì di 3134 nuovi infezioni fosse inferiore al picco del 6880 del 10 agosto, gli analisti della University of the Philippines stimano che il numero dei pazienti infetti potrebbe raggiungere i 220 mila prima della fine di agosto.
La situazione è così scura che un giornale thailandese la scorsa settimana parlava sardonicamente delle Filippine come Terra del Covid-19 accendendo le proteste diplomatiche di Manila.
Il dieci agosto, il ministro degli interni Edoardo Ano, che aiuta a guidare la task force interministeriale per la pandemia, ha detto al canale di notizie ABS-CBN che il governo “aveva il controllo” e che il numero di casi sarebbe migliorato. Qualche giorno dopo Ano annunciò di essere positivo al virus per la seconda volta in sei mesi.
Accusò per questo picco di infezioni quei filippini che non seguivano le restrizioni della serrata spiegando che si era permesso alle persone di fare quarantena nelle proprie case invece di essere mandate in strutture di isolamento.
La senatrice di opposizione Risa Hontiveros disse che “è chiaro che la pandemia non è sotto controllo e che la trasmissione del virus non rallenta” ma avvisò “sembra che la strategia del governo non sia cambiata affatto”.
Quella strategia che si affida ad una confusa serie di quarantene insieme ad un programma di analisi lento è stato criticato per la mancanza di coordinazione, per essere mastodontico e sempre un passo indietro.
Solo ora il ministero inizia a distribuire maschere a tutti e a migliorare le procedure di tracciamento dei contatti nel paese.

Il Presidente Duterte ha reimposto le restrizioni di movimento, dopo aver precedentemente minimizzato i pericoli di una pandemia e dicendo che avrebbe voluto prendere a schiaffi.
A febbraio aveva detto che tutto andava bene nel paese e “che non c’è nulla davvero per aver troppa paura di questo Coronavirus”.
Più in là durante la quarantena minacciò di arrestare chi violava la quarantena e che il governo aveva finito i soldi, prima di dirigersi a puntare le proprie speranze ad un vaccino russo o cinese e dire che sarà tutto a posto per dicembre.
Una ex ministra filippina della sanità Esperanza Cabral ha detto che il maggior problema è stata l’interruzione nelle comunicazioni, “il non muoversi abbastanza velocemente e per la grandezza necessaria”
Nonostante le conferenze stampa giornaliere il governo non riusciva a comunicare chiaramente l’importanza delle semplici tecniche del distanziamento fisico, del lavarsi le mani e dell’uso della maschera.
“Se non hai una maschera ti dovrebbe essere offerta, e ti si dovrebbe insegnare come e perché devi usarla” ha detto Cabral. L’uso delle mascherine era obbligatorio nelle Filippine sin da marzo e si rischiava l’arresto e la multa.
Era anche problematica la richiesta di mettersi in quarantena fatta dal governo, secondo Cabral visto “che non molti di noi hanno strutture per isolarsi”
“Se si vive in uno delle tante baraccopoli dove ci sono dieci persone in 15 metri quadri e c’è una stanza ed un bagno per tutti, non funzionerà e non è una cosa così difficile da capire”
Mentre si è permesso dopo il primo giugno di riaprire a negozi ed imprese e migliaia di persone sono tornate al lavoro, Cabral sostiene che tanti non riuscivano ad andare e tornare dal lavoro perché alle Jeepney (mezzo privato ad uso pubblico fatto di jeep militari rivisitate, NdT) non era stato permesso di operare ed ai bus di non portare troppi passeggeri.
Persino chi ha potuto tornare al lavoro e costretto a fare il test rapido degli anticorpi dai datori di lavoro ha avuto solo un falso senso di sicurezza: Philippine General Hospital ha descritto il test inaccurato.
Lo specialista di malattie infettive Benjamin Co de University of Santo Tomas Hospital ha detto che il governo ha provato a fare di tutto nella risposta alla pandemia e che “ci sarebbero dovuto essere delle linee guida da chi ci guida”
La questione secondo lo specialista non è che la serrata è stata tolta prematuramente ma che si è sprecato quanto ottenuto da esso con una crescita delle infezioni.
“La serrata più lunga al mondo e sembra non esserci alcun piano concreto a medio e lungo termine che è uscito fuori” dice Benjamin Co il quale aggiunge che invece di presentare piani chiari, il governo si è ridotto alla “retorica di attendere un vaccino”
“Ho sempre detto che avevamo una grande bandiera rossa, tre stranieri da Wuhan, uno morto a gennaio. Non avevamo neanche allora un tracciamento dei contatti adeguati” dice Co. “Solo quella storia mostra come si è trattato la pandemia. Quando il governo rifiutò di riconoscere quella bandiera rossa, si era destinati al punto in cui ci troviamo oggi”
Tra le tante inadempienze, l’amministrazione Duterte è stata accusata di affidarsi a cifre inaccurate e vecchie e di essere stato preso di sorpresa dal numero di persone rimaste disperse sia dalla serrata di Manila che dal caos economico successivo.
Membri del suo governo hanno ricevuto il compito individuale nel presiedere alla risposta alla pandemia a livello locale nella regione della capitale, “una microgestione tossica” come l’ha descritta la senatrice di opposizione Risa Hontiveros.
Altri paesi hanno gestito “per aprire in modo strategico e mitigare i rischi” ha detto Ronald Mendoza del Ateneo University School of Government in un suo post di Facebook: tutto quello di cui si ha bisogno è “un piano forte, buoni dati e politica basata su prove gestita da esperti”
Quel piano non può giungere per tempo e contrastare gli effetti economici del Coronavirus che cominciano a farsi sentire con la disoccupazione che giunge al 45,5% secondo SWS.
Mahar Mangahas del SWS ha detto al Philippine Daily Inquirer che una famiglia filippina su cinque, il 21.9% delle famiglie filippine, non hanno a sufficienza da mangiare, rispetto al 16.7% di maggio.
“Mentre le vittime del COVID-19 sono in decine di migliaia, la fame colpisce milioni di persone”
Alan Robles, SCMP
Non mi vergogno di dire che ho delle momentanee lacune in matematica, anche da bambino ero bravo nel temino…non ricordo come si estrapola la percentuale Yvonne Pizzigati…mi fai il calcolo dei morti (detti) per covid nelle Filippine dove vivo, se gli abitanti sono 110 milioni e i morti sono 2,700? Grazie
Si certo:
0,0024545454545%
A parlare con i filippini, molti dicono che non vogliono finire in ospedale dove nessun amico o familiare li può accudire. Per morire è meglio morire da soli. Saranno mai contate queste morti?
Bisogna credo aspettare le statistiche reali. Poi meno ne muoiono più sono contento. Ma le infezioni sono superiori a tutto il sudestasiatico anche a quelle indonesiane dove le morti ufficiali sono il doppio oltre quelle non contate.