Il presidente Filippino Noynoy Aquino incontra il MILF e Murad Ebrahim, il capo del gruppo più importante dell’insorgenza musulmana nell’isola di Mindanao, in segreto in un hotel di Tokyo per accelerare gli sforzi per il raggiungimento della pace entro il periodo dell’attuale amministrazione, cioè entro metà del 2016.

Questo è stato il primo incontro tra un leader del MILF ed un presidente delle Filippine dopo quattordici anni di negoziati alternati a fasi di guerra.
“Questo incontro tra i due capi ha dato una spinta eccezionale ai negoziati di pace e nel forgiare di nuovo le attese di tutti per un veloce percorso del negoziato.”
L’incontro sembra sia venuto come richiesta della stessa amministrazione dopo che non era riuscita a sottomettere una proposta ai negoziati per il 1° di agosto, come ammesso dagli stessi negoziatori Leonen e Iqbal. Quest’ultimo ha definito il gesto di Aquino “un grande gesto”.
Marvic Leonen, il capo delegazione filippino ai negoziati col MILF, ha specificato:
“Non chiedono più (l MILF) uno stato separato. La loro proposta è che siano considerati cittadini filippini ma con un’identità nazionale Bangsamoro. Non c’è un’implicazione di legge internazionale o nazionale per il governo che incontra un gruppo con cui vuole seriamente avere la pace.”. Il MILF domanda che sia stabilito uno stato dentro lo stato per le province musulmane di Mindanao.
Secondo lo stesso Leonen
“Il MILF si è incontrato con la società civile e il settore degli affari a Makati e hanno affermato che il loro programma non è più la separazione dalla repubblica filippina, ma di essere considerati filippini con un’identità nazionale Bangsamoro”.
Nella mente di tutti i filippini certamente si ricorda come con l’amministrazione Arroyo si fosse stati sul punto di raggiungere l’accordo di pace dopo aver sottoscritto un memorandum che fu poi bocciato dalla Corte Suprema. Ne seguì un grande strascico di violenze che costrinsero almeno 750 mila persone a scappare dalle proprie terre con la morte di almeno 400 persone su entrambi i campi.
Questa insorgenza ha ucciso almeno 150mila persone nella sua lunghissima storia e da sempre rappresenta una delle catene al piede dello sviluppo di Mindanao, ricca di risorse naturale e di povertà cronica, costretta a convivere con armate private e insorgenze varie, testimone di immense violazioni dei diritti umani ai danni delle povere popolazioni.
Se questo incontro di certo è un passo in avanti fondamentale, non bisogna certo sottovalutare i rischi e le forze che non vogliono la pace o che semplicemente possono fare uno sgambetto all’amministrazione Aquino che su tutti i fronti sta lottando col passato nefasto dell’amministrazione Arroyo. E resterebbero comunque attive nell’isola di Mindanao l’insorgenza maoista del NPA e i gruppi terroristici di Abu Sayaff. Mentre con NPA esiste un colloquio di pace in atto, con la guerriglia di Abu Sayaff la situazione è pesante e l’unica soluzione in vista sembra sia la guerra.