Sono ripresi i colloqui di pace tra il MILF e il Governo Filippino per la questione della pace a Mindanao nella regione Bangsamoro, dopo che ad ottobre, sul sangue di tanti soldati, si stava infrangendo ogni sogno di pace.
I colloqui di pace si erano già arenati in realtà ad agosto, quando le proposte del MILF di un sub stato e la proposta del governo di più larga autonomia e riconoscimento dell’identità culturale Bangsamoro sembrarono non trovare un punto di accordo. Il MILF dichiarava che le due proposte erano distanti come il cielo e la terra, mentre il rappresentante del governo, fiducioso, diceva che le distanze c’erano ma in realtà non sono quelle che sembravano.
Di fronte al pericolo di un precipitare degli scontri armati, probabilmente provocati da settori delle forze armate non incline al negoziato, di fronte a elementi separatisti del MILF che non accettavano il colloquio di pace, in presenza anche di una richiesta folle da buona parte dell’informazione pubblica filippina di «una guerra totale» contro il MILF dopo gli scontri di ottobre, le parti sono arrivati alla comprensione di trovarsi di fronte al pericolo di non poter fare più la pace e continuare una guerra che ormai ha 40 anni. Ci sono volute tutta la forza e la determinazione del presidente Noynoy Aquino e di tante associazioni di base per far comprendere che non esiste alternativa alla pace e al negoziato di pace.
Di fronte a questa risoluzione il Gruppo Internazionale di Contatto, il facilitatore Malese si sono avviati e messo di nuove le parti a confronto, prima con colloqui informali, poi in questi primi giorni di dicembre con colloqui formali tra i due gruppi di contatto per «fare dei passi in avanti». Benché nessuno si sbottoni più di tanto, l’impressione è che ci siano di passi sostanziali e che stia emergendo una nuova formula di pace.
Benché non sia trapelato nulla, è certo che i due gruppi riporteranno ai loro capi diretti, Aquino per le Filippine e Murad per il MILF con l’obiettivo di ritrovarsi in un giorno da definire di Gennaio 2012.
«Vogliamo arrivare ad un accordo politico negoziato nel più breve tempo possibile» ha detto Marc Leonen della delegazione del governo Filippino. «Per conto del governo affermiamo questa sfida di completare il nostro compito per il primo quarto dell’anno.»
Il rappresentante del MILF Iqqbal dichiara: «La gente di Mindano vuole la pace ora e non dopo».
A Manila le organizzazioni di base seguono con molta apprensione ciò che accade a Kuala Lumpur dove si tengono i colloqui. «Speriamo che i gruppi di lavoro per la pace raggiungano un punto di svolta nei negoziati e e preghiamo Iddio che guidi i loro sforzi per raggiungere la firma di un accordo di pace. Preghiamo perché si abbia tanta pazienza e tanta saggezza per il Governo Filippino e per il MILF cosicché i loro sforzi ci porteranno alla pace e a vedere la luce alla fine di questo tunnel.» ha dichiarato Mary Ann Arnado del Mindano Peoples Caucus.
«Le donne di Mindano, vittime della guerra ma anche protagoniste del cambiamento sociale sostengono i due gruppi di pace per raggiungere la pace ora piuttosto che dopo, un accordo di pace che coinvolga la giustizia e l’uguaglianza come basi di una base duratura.» ha dichirato Irene Santiago del Mindanao COmmission on Women.
Nel comunicato della conferenza dei Vescovi e Ulama si legge: «La società civile di Mindano, specalmente i capi religiosi cristiani e musulmani sperano fortemente in un accordo di pace negoziato consistente con i valori morali e lo sviluppo umano completo basati sulla Bibbia e sul sacro Corano.
Nelle prossime settimane si attendono altri sviluppi anche per l’altro fronte della pace con la guerriglia del Partito Comunista Filippino (Mindanews.com)