Una delle prime misure che il regime militare assunse, dopo la presa del potere del 22 maggio, fu di pagare milioni di coltivatori di riso quello che era dovuto loro secondo il progetto del riso del precedente governo che si fondava su una cattiva gestione, accordi incerti e pagamenti ritardati.
Ma resta la domanda se l’affetto della giunta per le province rurali si ferma lì.
Completamente passati sotto silenzio nella finanziaria, approvata senza un dibattito dal parlamento clonato del regime, sono quei programmi fondamentali che miravano a portare finanziamenti e credito all’economia delle campagne del valore di oltre 300 milioni di dollari che sono scomparsi dalla finanziaria.
Non è una sorpresa che la giunta del NCPO e il generale Prayuth siano allergici alle infusioni di finanziamenti del precedente governo nelle aree rurali che senza alcuna coincidenza erano le aree di voto dell’ex primo ministro Thaksin Shinawatra, il quale era percepito dall’elite conservatrice come un demagogo che voleva erodere il potere della monarchia e perciò cacciato con un golpe nel 2006, ma che ripetutamente riusciva a vincere tutte le elezioni attraverso i propri partiti.
Il golpe del 22 maggio disarcionò l’ultmo giverno presieduto da sua sorella Yingluck Shinawatra.
Secondo i rapporti, NCPO ha terminato il progetto di finanziamento del villaggio che avrebbero richiesto 178 milioni di dollari nel 2015; un altro fondo da 94 milioni di dollari per assistere le imprese di comunità ed un fondo di sviluppo urbano regionale che poneva a disposizione oltre 37 milioni di euro.
E’ stato un fatto che ha attirato le critiche persino del capo del partito democratico Abhisit Vejjajiiva che non è mai stato un amico dei governi di Thaksin.
Il BangkokPost citava lo stesso Abhisit, di solito attento e misurato: “Questo potrebbe danneggiare la circolazione di soldi nell’economia abbassando ulteriormente il potere di acquisto specie dei contadini che sono stati già colpiti dal calo del prezzo dei raccolti”
A domandarsi del significato economico di questi tagli di finanziamenti nelle aree rurali è stato anche Wiroj Naronong del Thailand Development Reasearch Institute, osservatorio essenzialmente conservatore, il quale ha detto a The Straits Times: “NCPO afferma che questi tipi di finanziamenti sono populisti. Provano a mantenere la disciplina fiscale ma quando ci pensano significa tagliare i programmi populisti.” che ha aggiunto come alcuni programmi del NCPO a Bangkok, come le corse gratis in bus, potrebbero risultare persino peggiori.
NCPO sembra non saper distinguere tra programmi populisti e popolari, dice: “Queti progetti fanno del bene alla gente delle campagne specialmente nel nord e nordest. Ma da soldati credono nel senso comune e all’ordine. Non credo capiscano di economia”.
E forse non comprendono neanche la politica. Panida Pananond , professore di economia della Thammasat, ha scritto in una email: “La cancellazione dei fondi allocati per i fondi dei villaggi e di sostegno ai contadini comporta forti ramificazioni economiche e politiche. Economicamente potrebbe tagliare il consumo domestico in tutta l’economia ruruale del paese. Politicamente è un modo per sradicare l’eredità di Thaksin non a sue spese, ma sfortunatamente a spese dei suoi sostenitori, la comunità rurale thailandese”.
Poi Pavida aggiunge: “Mentre si cancellano i fondi del villaggio, il bilancio della difesa è stato accresciuto e il bilancio allocato per le infrastrutture di Bangkok non è stato toccato, cosa che rafforzerà anche la priorità di Bangkok sull’economia rurale. Questo rende i tentativi di riconciliazione del paese persino più difficili.”
E queste preoccupazioni trovano un eco anche in altre parti.
In alcuni lavori di gennaio 2014 per Asia Foundation, la professoressa Pasuk Phongpaichit, economista presso la Chulalongkorn, e il Pornthep Benyyapikul della Thammasat, sottolineavano alcune verità fondamentali sulle priorità distorte in Thailandia.
Le ineguaglianze sono in parte alla base del disordine politico degli ultimi otto anni e in parte giustificano la nozione popolare ma troppo semplice della divisione tra la provincia rurale del nord della Thailandia e la Bangkok urbana.
“La spesa pubblica nell’istruzione ed altri settori è stata per tant tempo deformata verso la città capiale” notano i due docenti. “Sono state fatte le raccomandazioni per accrescere la produttività e affrontare le barriere per una crescita più inclusiva, ma si agisce poco a riguardo. Il principale ostacolo alla loro adozione è la persistenza di interessi intrecciati e forti a livello nazionale e locale. Sia che i vari governi che si sono alternati erano eletti o meno, si sono sempre fondati su politiche oligarchiche. I centri di potere in sovrapposizione si fanno guerra per il dominio. Si è dimostrato poco interesse dai grandi attori politici nell’istituzionalizzare le riforme per sostenere una società democratica più sostenibile e giusta”.
E la democrazia è parsa essere ancora più lontana nel giorno della finanziaria, benché il generale Prayuth si sia presentato in Parlamento in un abiito scuro per segnalare la sua imminente transizione a primo ministro di lì a qualche giorno.
Non c’è stato alcun dibattito prima del voto unanime per il bilancio, un elemento precursore del voto travolgente di giovedì che ha lanciato Pravith a capo del governo. L’assenza di dibattito in entrambe le sessioni del parlamento scelto puntigliosamente potrebbe indicare come le forze armate pensano di dirigere il paese.
“Mentre nel breve periodo potrebbe essere interpretato come un tentativo di liberare la spesa governativa, la mancanza di dibattito sulle priorità di come allocare le risorse mostra un segno preoccupante di come il meccanismo di controllo si stia indebolendo sotto la giunta” scrive Pavida.
Molto dipenderà dal governo ce il primo ministro sceglierà alla fine di questo mese o nella prima settimana di settembre. Ma mentre ci sarà senza dubbio qualche tecnocrate di talento, se il governo potrà funzionare indipendentemente dal pensiero conservatore del regime o se le vecchie diseguaglianze sono trascese o perpetuate, potrà dipendere dalla formazione dei ministri e dalle loro convinzioni socioeconomiche.
C’è anche il problema della mancanza di responsabilità di questo governo.
“Indipendentemente da come è razionalizzato, un potere che non deve rispondere, che ode di autorità assoluta e controllo diretto, è la ricetta per il disastro.” scrive il docente della Chulalongkorn Thitinan Pongsudhirak in un suo articolo sul Bangkokpost.
Se si deve stare alle procedure nell’Assemblea Legislativa Nazionale, si capisce subito dove sta oggi l’autorità in Thailandia.
Il discorso sulla finanziaria di lunedì, fatta a braccio e con parlata veloce da Prayuth, è finito con queste sue parole: “C’è qualcuno che non è d’accordo?”
La cosa ha fatto sorridere un po’. E nessuno è stato in disaccordo.
NIRMAL GHOSH, TheStraitTimes.COM