Arakan Army, dopo aver conquistato quasi tutto il Rakhine, può determinare il futuro del Myanmar con le sue prossime scelte strategiche
Nel momento in cui crescono drasticamente i combattimenti della stagione secca, la domanda più conseguente che aleggia sulla guerra civile del Myanmar può essere posta così: quali sono le intenzioni strategiche dell’Arakan Army, la forza insurrezionale più potente del paese?
Dopo essersi assicurato il dominio sulla costa occidentale dello stato Rakhine in oltre un anno di duri combattimenti, l’esercito etnico dell’AA è unico nel suo genere tra una serie di eserciti etnici minori e di Forze di Difesa Popolare di etnia Bamar che combattono il regime della giunta militare.

Emerge come la sola forza del paese che combina un peso militare, il vantaggio della geografia e in modo critico l’autonomia strategica verso attori interni ed internazionali a poter ribaltare lo scacchiere militare da un lato o dall’altro.
Il modo in cui questo esercito di circa 30mila uomini formatisi nelle battaglie, guidato dal carismatico nazionalista Rakhine Twan Mrat Naing, si muoverà nelle prossime settimane determinerà il futuro del conflitto nazionale che, dal golpe militare di febbraio 2021, dilania il paese costringendo oltre 3 milioni di persone a lasciare le case e i mezzi di sussistenza.
I due ultimi fronti per il futuro del Myanmar
Dopo un anno e mezzo di continue ostilità iniziate nel Rakhine il 13 novembre 2023, come parte della campagna più vasta lanciata con i suoi alleati del Kokang e Ta’ang, l’esercito dell’Arakan ha quasi completato la sua missione di cacciare le forze della giunta militare dall’intero stato Rakhine.
Tuttavia, resta impegnato su due fronti geograficamente separati, ovvero intorno alla capitale dello Stato, Sittwe, e a 110 chilometri a sud, in un’enclave costiera del Golfo del Bengala che comprende la città di Kyaukphyu, la vicina base navale di Danyawady e un porto d’altura costruito dalla Cina e una zona economica speciale (ZES) al terminale meridionale di gasdotti e oleodotti che si estendono a nord fino al confine con la Cina.
Allo stesso tempo da gennaio di questo anno AA e i suoi alleati PDF hanno aperto un fronte orientale esteso attraverso le montagne Yoma dell’Arakan che dividono il Rakhine dalla cuore centrale del Myanmar a Magwe, Bago e Ayearwaddy.
Su questo sfondo è improbabile che il comando di AA abbia sia le riserve di uomini che logistiche o la voglia strategica per intraprendere una guerra protratta ad alto rischio su due fronti.
La difficile logica militare comanda che per aver successo su entrambi i fronti dovrà rendere prioritari uno dei due, e questa scelta, forse già fatta, avrà una profonda influenza sui campi di battaglia nazionali per il resto dell’anno e oltre.
La campagna sulla costa
Voler completare la storica missione di liberare lo stato Rakhine significherebbe iniziare grandi campagne per prendere per quanto più possibile le città di Sittwe e Kyaukphyu prima dell’inizio della stagione delle piogge a maggio.
Incursioni minori nel cuore del Myanmar sul fronte orientale possono servire a sbilanciare e lontani le forze già assottigliate e ridotte dei militari.
Dopo la caduta del Comando militare regionale occidentale dell’esercito ad Ann, nel Rakhine centrale, lo scorso dicembre, la conquista della capitale dello Stato avrebbe un forte significato simbolico e politico per una forza ispirata e guidata, fin dalla sua fondazione nel 2009, da un risorgente nazionalismo Rakhine.
Prendere Kyaukphyu significherebbe controllare le fonti delle riserve naturali di gas che sostengono finanziariamente gli sforzi militari della giunta del Myanmar e i terminali meridionali dei gasdotti di vitale importanza per la regione sudoccidentale interna della Cina.
D’altro canto qualunque tentativo di assaltare anche una delle due enclave è carico di rischi. Entrambe le città portuali sono difese da importanti guarnigioni con migliaia di militari e il sostegno di una grande potenza di fuoco e della presenza navale e della forza aerea incontrastata.
I destini di altre città costiere del Rakhine durante la seconda metà del 2024, come Ngapali, Maungdaw e la base navale di Maung Shwe Lay, dicono che le forze di Arakan Armi potrebbero alla fine prevalere.
Ma a parte l’esaurimento delle limitate scorte di munizioni alla fine delle incerte linee logistiche dal nord del Myanmar, il costo umano sarebbe brutale: le perdite salirebbero quasi certamente a poche migliaia di morti e forse fino a 10.000 feriti.
Per una forza insorgente che sin dalla fine del 2023 è impegnata in 15 mesi di combattimenti continui e che ha già avuto migliaia di morti, la prospettiva di ulteriori perdite pesanti sarà preoccupante se non proibitiva.
C’è anche la cupa realtà che, anche in caso di vittoria finale, dopo mesi di guerra urbana, l’AA si troverebbe a governare città ridotte in macerie e impianti economici cruciali per la futura ricostruzione in rovina.
Occhio sul cuore del Myanmar
La strategia alternativa che Twan Mrat Naing e i suoi consiglieri militari avranno certamente considerato sarebbe lo spostamento deciso del centro di gravità militare dell’AA dalla costa verso il fronte orientale esteso lungo la catena Yoma dell’Arakan, spingendosi verso i centri nevralgici industriali e agricoli del paese nella valle dell’Ayeyarwady e nelle regioni del Delta.
Mantenere un minimo di attività attorno a Sittwe e Kyaukphyu senza provare ad attaccarle servirebbe nel frattempo a tenere lì imbrigliate guarnigioni dell’esercito e scoraggiare una possibile controffensiva nei territori già liberati.
Da un punto di vista puramente militare, una campagna orientale ha molti aspetti positivi. Ovviamente, le distanze relativamente brevi dallo spartiacque dell’Arakan Yoma fino alla valle del fiume Ayeyarwady consentono di raggiungere rapidamente obiettivi importanti e nodi di comunicazione.
Allo stesso tempo, la lunghezza del fronte orientale – oltre 350 chilometri da Magwe, a nord, al Delta, a sud – offre il vantaggio di diversi assi potenziali o effettivi di avanzata principale, complicando così le risposte del regime.
Se le AA dovessero infiltrare grandi colonne di incursori fuori strada per seminare il caos tra e dietro le concentrazioni difensive del regime, l’esercito potrebbe trovarsi a dover reagire in uno spazio di battaglia ancora più confuso e impegnativo.
Oltre al fattore geografico, il fronte orientale offre il vantaggio importante della condivisione del peso militare con gli alleati Chin e le forze PDF Bamar che operano e si espandano sotto il comando e controllo dell’Arakan Army.
Sin da gennaio alcune tentate avanzate avranno già messo in luce le vulnerabilità della giunta sul fronte orientale. Le forze guidate da AA hanno gatto già passi avanti a Ngape sulla strada tra Ann e Minbu nella regione Magwe, come anche a sud luungo la strada da Taungup sulla costa Rakhine a Padaung sul fiume Ayeyarwady.
Su entrambi gli assi le forze della resistenza minacciano già logisticamente le fabbriche industriali di armi gestite dal Direttorato delle industrie della Difesa o KaPaSa in birmano.
Nei prossimi giorni è a rischio una piccola ma strategicamente importante municipalità di Okeshittpin che si trova all’intersezione della strada est-ovest di Taungup-Padaung e l’autostrada nord-sud lungo la riva occidentale dell’Ayeyarwady. Questa municipalità è al centro di una serie di aziende del KaPaSa ed è a meno di mezz’ora dal fiume.
La caduta di Okeshittpin ad opera di forze AA che avanzano dalle colline sarebbe un grande shock per Naypyidaw.
Attacchi di sondaggio più dispersi nelle risaie del Delta si stanno analogamente spostando verso est, con scontri che si sono spostati da una striscia costiera in cui l’AA era vulnerabile ai bombardamenti navali a una mezzaluna di tre cittadine dell’entroterra che corrono da nord a sud tra Lemyethna, Yegyi e Thabaung.
In tutti i casi, le difese dell’esercito hanno richiesto un supporto aereo che sembra essere stato per lo più inefficace.
Ridisegnare le mappe
Se i benefici militari di queste incursioni ancora iniziali sul fronte orientale si fanno più chiari, le implicazioni politiche di lungo termine sono senza dubbio più complesse.
Il fatto che AA metta il suo peso in una campagna lungo direttrici multiple di avanzamento nel cuore del paese implica una strategia che va oltre la liberazione del Rakhine e della rivendicazione di una completa autonomia.
Data la fragilità del regime militare e della geografia dello stato Rakhine, AA diventerebbe così un attore centrale e persino decisivo nel foggiare il futuro del paese, sarebbe determinante.

In termini retorici almeno questa è una prospettiva che i capi dell’AA non hanno mai rifiutato. Nel 2024 Twan Mrat Naing disse a TheIrrawaddy che “su una scala locale limitarsi ad ambizioni immediate senza considerare il contesto più vasto minerebbe il nostro successo. Dobbiamo adottare una visione olistica che tenga conto dell’intera unione e nel nostro ambiente circostante.”
Nell’inquadrare gli obiettivi militari dell’AA e i pericolo du una possibile risorgenza di un regime militare successivo, il portavoce dell’AA Khaing Tu Kha è stato meno diplomatico:
“Solo quando il regime fascista sarà cancellato dalla mappa del Myanmar la gente sarà al sicuro… Vorrei sottolineare che possiamo assicurare libertà e sicurezza dopo che il regime sarà completamente eradicato”.
Oggi gli sviluppi militari hanno raggiunto se non superato la retorica politica. Se nelle prossime settimane i progressi sul fronte orientale dell’AA prenderanno davvero slancio, il loro impatto cumulativo, strategico e politico, probabilmente rimodellerà la traiettoria della guerra civile così profondamente come i drammatici guadagni della campagna “1027” nel nord dello Stato Shan e nella regione settentrionale di Mandalay.
Certamente, l’idea che, dopo aver perso le zone di confine del Myanmar, la giunta militare possa ripiegare su una “fortezza del cuore” difendibile – sempre illusoria, ma ampiamente propagandata dalla fine del 2023 – sarebbe stata definitivamente e cerimoniosamente seppellita. Lo shock delle forze guidate da Rakhine che interrompono le principali linee di comunicazione occidentali e si infiltrano nella risiera del Delta sarebbe una prova sufficiente.
Se queste avanzate fossero accompagnate da un legame tra AA ed elementi del KNLA attraverso la catena montuosa centrale di Bago Yoma, la presunta “fortezza” sarebbe divisa a metà.
Mentre crescono le operazioni guidate dal KNLA nella valle di Sittaung che collega Yangon a Naypyidaw ad oriente della Yoma di Bago, il collegamento a nord di Yangon è probabilmente a pochi mesi di distanza.
Allo stesso tempo, il rafforzamento delle spinte degli AA nella valle dell’Ayeyarwady senza dubbio galvanizzerebbe e accelererebbe la resistenza in tutto il centro-nord del Myanmar, con effetti a catena che si diffonderebbero da Magwe a est nella zona arida di Anyar tra Naypyidaw e Mandalay.
Il sudore sulla fronte cinese
Nessuno di questi sviluppi è una buona notizia per Pechino dove da agosto 2024 il governo ha dato sostegno alla giunta militare.
In quella che potrebbe essere una lettura errata delle dinamiche nazionali sul campo di battaglia, i diplomatici cinesi hanno lottato per imporre cessate il fuoco nel nord del Myanmar, al fine di garantire la sopravvivenza del regime come garante, per quanto improbabile, della stabilità dei confini cinesi, delle partecipazioni economiche in Myanmar e delle ambizioni geostrategiche espansive associate alla Belt and Road Initiative.
Persino a nord dove l’influenza cinese è la più coercitiva, questi sforzi hanno trovato dei contrasti. MNDAA basata nel Kokang ha accettato il cessate il fuoco a gennaio, continuando però a rifiutare di dover semplicemente ridare alla giunta militare Lashio, la città che si trova sulla via commerciale che porta in Cina e che fu catturata ad agosto 2024 dopo un mese di combattimenti sanguinosi.
Almeno fino ad oggi, gli sforzi di Pechino per mediare o imporre una pace tra l’esercito e un altro alleato degli AA, l’Esercito di Liberazione Nazionale Ta’ang (TNLA), che domina nei comuni nord-occidentali dello Stato Shan vicino al confine cinese, si sono rivelati del tutto infruttuosi.

TNLA non ha mostrato alcuna volontà ad abbandonare il centro dei rubini di Mogok a nord di Mandalay che fu catturata a luglio 2024, mentre la giunta birmana ha accresciuto una campagna di terrore di attacchi aerei mirati contro i civili nelle città tenute da TNLA e gli alleati PDF ben dietro le linee del fronte.
Operando a circa 600 chilometri dal confine con la Cina e impegnata in scontri quotidiani con le forze della giunta birmana, l’AA è ancora meno vulnerabile alle tattiche di forza cinesi rispetto ai suoi alleati settentrionali.
In effetti, il fatto stesso che nelle ultime settimane le ostilità siano divampate intorno a Kyaukphyu, il gioiello della corona cinese in Myanmar, dove il gruppo statale CITIC sta costruendo un porto d’alto mare e una ZES, è servito solo a sottolineare i limiti dell’influenza cinese sull’AA.
Anthony Davis, Asiatimes