Da oltre un decennio, la Thailandia è bloccata in un periodo di stasi sconfortante che riguardo il futuro della monarchia thailandese
Il re molto popolare Bhumibol al trono dal 1946 è stato descritto come una forza benevole stabilizzatrice, una corte suprema informale dell’ultimo momento capace di risolvere crisi politiche, punendo chi nella ricerca spasmodica del potere ha fatto di troppo e restaurando il bilancio sociale.
Questa descrizione dà credito al re di poter garantire almeno un velo superficiale di armonia in un paese diviso che ha visto quasi 20 golpe dalla fine della monarchia assoluta. Ma l’amato re ha passato gran parte della decade scorsa in ospedale alimentando le ansie sul modo in cui il paese si comporterà in assenza di una tale figura unificante.
Il principe ereditario Maha Vajiralongkorn, unico erede maschio, non ha il prestigio del padre ed è sempre finito in qualche scandalo. In una società che attribuisce importanza suprema al trono e vede nella monarchia la forza che preserva i valori e la cultura thai, il principe è visto come fortemente inadatto ad essere monarca. Tra le elite thai che hanno usato la monarchia per preservare l’ordine sociale esistente e per legittimare le loro politiche preferite, il principe è visto anche come una minaccia materiale. Tali preoccupazioni furono esaltate dalla relazione stretta un tempo chiara tra il principe e l’ex primo ministro in esilio Thaksin Shinawatra, le cui ambizioni e consolidamento del potere prima della sua cacciata dal potere da parte dei militari nel 2006 ed i cui tentativi di ritorno al potere, lo hanno fatto considerare una minaccia ancora maggiore ai propri interessi del principe stesso. La cosa più allarmante per i monarchici, fino a qualche tempo fa, è il rischio che il principe possa perdonare Thaksin e permettergli di tornare.
Di conseguenza, per gran parte del decennio scorso, si era creduto che le fazioni potenti allineate contro il principe stessero intessendo adatti scenari alternativi di successione, come una ascesa al trono della più popolare principessa Sirindhorn o di farla regina reggente fino a che non raggiunga l’età un maschio della prossima generazione. La lotta di potere chiara per il trono ha dato un contesto nascosto per il disordine politico che si giocava nelle violente proteste a Bangkok. Infatti i monarchici hanno usato la monarchia per legittimare le proteste contro Thaksin, mentre Thaksin usava la retorica antimonarchica (più o meno implicita) per segnalare la propria volontà a privare la monarchia del suo mandato popolare.
Mentre i vari attori si disponevano in modo da cambiare il processo della successione verso i propri fini, cresceva la paura che un trapasso disordinato sarebbe incancrenito in una lotta di potere tra varie parti capace di scuotere il paese sin nel profondo. Questa fu una delle ragioni del golpe del 2014 che cacciò Yingluck Shinawatra.
Cosa è cambiato
La successione reale sarà davvero un singolo evento profondamente disturbante per la Thailandia. Ma per lo meno stanno scomparendo i rischi immediati di un cambio caotico. Difatti erano in primo luogo esagerati.
Nonostante la sua impopolarità il principe ereditario ha sempre avuto vari fattori a suo favore. Non si deve, in primo luogo, sottostimare in primo luogo il valore di mantenere una linea reale di successione. La monarchia è vista come una incarnazione del carattere thai e, ancora più importante forse, un bastione contro le forze corrosive della modernità che per il potere thai è rappresentato da Thaksin.
Rompere col passato, ed elevare la principessa Sirindhorn nella linea della successione con i suoi 60 anni senza discendenti indebolirebbe la descrizione dei monarchici della lotta con Thaksin, i vecchi valori tradizionali contro l’eccesso della modernità.
In secondo luogo, la ferma presa del potere dei militari dal maggio 2014, ha neutralizzato Thaksin e Yingluck minimizzando la loro influenza sulla successione. La giunta ha dimostrato la propria risolutezza a mantenersi al potere, anche se significa posporre indefinitamente le lezioni di fronte alla pressione dell’opposizione e del mondo, finché non è soddisfatta della emarginazione totale di Thaksin. Da parte sua Thaksin sembra continuare ad usare la strategia di volare basso fiché i militari non abbiano altra scelta delle elezioni. Nel frattempo le fonti di Stratfor dicono che la retorica antimonarchica crescente da parte delle magliette rosse durante il periodo 2008 2010 abbiano colpito la sua relazione con il principe ereditario.
Liberato da Thakisn, il principe diventa accettabile per i grandi attori nella capitale. L’impopolarità del principe è considerata più una cosa positiva che un peso. Da monarca debole, il principe dipenderà fortemente dai militari per la propria legittimità e non richiederà una base di potere indipendente sufficiente a sfidare i piani della giunta o quelli delle altre colonne dl potere.
Questa dinamica mette in luce un fattore fondamentale: i limiti intrinsechi all’influenza della monarchia. Il re attuale ha costruito e mantenuto un potere per lo più con una gestione neutrale e capace di sostenere l’immagine dell’infallibilità reale. Fare altrimenti rischierebbe la sfida aperta e un’erosione della propria influenza (come potrebbe essere accaduto nel 2008 quando le magliette gialle monarchiche ignorarono gli inviti segreti del re a porre fine al blocco degli aeroporti). Questo è il modo in cui la monarchia thai è andata avanti in un’era in cui nel mondo scemava se non finiva del tutto l’influenza delle famiglie reali. Il nuovo re avrà meno spazio di manovra e non farà mosse unilaterali come un allineamento con Thakisn se tali azioni rischiano di farla diventare totalmente irrilevante.
Di conseguenza, stando ai rapporti dei media e a proprie fonti, le fazioni che erano più opposte al principe si sono per lo più calmate, come mostrato da vari eventi pubblici di alto profilo intesi a segnalare con forza che il principe reale è in salute, maturato e ha fatto la scelta priva di dispute di diventare re. Per mantenere il potere simbolico della monarchia in aree della società che lo beneficia, i monarchici promuoveranno Re Bhumibol come la luce guida persino dopo la sua morte, cominciando con un lungo periodo di lutto ordinato dallo stato segnato da dimostrazioni grandi pubbliche di riverenza.
La principessa Sirindhorn, che continuerà come il volto più pubblico della monarchia, giocherà un ruolo centrale nel preservare l’immagine magnanima della corona. Nel frattempo, poiché il principe ha 63 anni con malattie croniche sue proprie, i monarchici continueranno a a crescere e promuovere uno dei suoi figli come un successore futuro più virtuoso.
Il Palazzo è solo uno dei termini della lotta di potere.Anche se il processo della successione va avanti ordinatamente, la Thailandia si trova davanti ad un problema di lungo termine: erosione del prestigio reale nel periodo di sfide e cambiamenti sociali profondi. La monarchia non è sempre stata riverita e centrale nella politica thai. Come per il principe, Re Bhumibol iniziò il suo periodo di regno durante un grande periodo di incertezze politiche. Anche lui era debole, nel pieno di una controversia legata alla morte di suo fratello, suo predecessore al trono, prima di trarre vantaggio di una confluenza di fattori negli anni 50 per cominciare a costruire piano piano il suo potere e prestigio.
Ma il principe con ogni probabilità non ripercorrerà mai il percorso del padre verso la stima. Negli anni della guerra fredda, il potere e i militari thai videro in una monarchia forte un modo per mitigare la minaccia del comunismo; ora i principali attori che condivideranno il bilancio particolare del potere col prossimo re hanno tutto l’interesse a farlo restare su basi deboli. Nel futuro lontano, potrebbe esserci il momento giusto di una rinascita reale del tipo di Re Bhumibol, ma dovrà lottare con forza il prossimo monarca per ottenere questa influenza.
Questo potrà essere fortemente disorientante per la Thailandia. Qualunque siano stati le limitazioni alla gestione dell’influenza di questo re, il suo abile tocco dal trono ha senza dubbio aiutato a preservare un bilancio di potere politico e di affari tra la monarchia, i militari e le classi politiche. Inoltre i suoi interventi pubblici occasionali hanno aiutato a prevenire impulsi rivoluzionari nella Thailandia crescessero fino a livelli visti in tanti paesi vicini distrutti dal conflitto. Il principe ereditario non potrà giocare un ruolo simile di paciere. I militari thai tenteranno di riempire il vuoto creato dall’erosione della monarchia spingendo i thai ad accettare un sistema di governo da politburo, ma la giunta militare comprende che è mal messo nel giocare un ruolo unificante.
Alla fine, mentre termina il periodo di lutto, le questioni irrisolte e le divisioni sottostanti ritorneranno in evidenza. I militari dovranno provare che sono capaci di affrontare le sfide economiche del paese e mantenere l’ordine senza accendere contraccolpi alle sue tattiche da mano pesante.
Nel lungo periodo una monarchia debole rafforzerà anche Thaksin nella sua posizione sedicente di modernizzatore del paese e, se non Thaksin stesso, un’altra figura populista capace di riunificare le masse rurali del paese e ricostruire la rete patronale di Thaksin. Ritorneranno gli scoppi di violenza tra chi vuole preservare il potere attuale e chi vuole abbatterlo (spesso con somme grandi di denaro in ballo) e i potenti blocchi politici e di affari cercheranno di riposizionarsi in un sistema sbilanciato a cui manca il suo fondamentale vincolo storico.
STRATFOR GEOPOLITICAL INTELLIGENCE