L’esempio dato dalla NagaCorp in Cambogia con il licenziamento dei lavoratori sindacalizzati ed i profitti in crescita nonostante la pandemia illustra un po’ il futuro post pandemia in Cambogia ma non solo.
Quando finiranno le serrate riportando la vita a qualcosa che si avvicina alla normalità, il capitale lancerà una dimostrazione del proprio potere sul lavoro.
In Cambogia questa campagna è già iniziata con NagaCorp, l’impresa miliardaria che gode di un monopolio deciso dallo stato sulle operazioni dei casinò da decenni a Phnom Penh, all’avanguardia nella capitale.
Oltre a questo vantaggio, le sue casse sono cresciute di un bel po’ grazie alle preferenze del governo cambogiano perché non ha tassato fino a periodi recenti un business così di profitto, raccogliendo piuttosto donazioni dai magnati attraverso cui il partito al governo può spendere in progetti “filantropici” per migliorare la propria immagine.
Nel 2019, NagaCorp ebbe un profitto netto di 521 milioni di dollari dopo aver pagato una misera tassa di appena 30 milioni di dollari.
Nonostante sia rimasto chiuso per gran parte del 2020 per la pandemia, ha prodotto un profitto di 102 milioni di dollari lo scorso anno. Le cose devno andare proprio bene dal momento che la ditta si è impegnata a spendere 4 miliardi di dollari per costruire un terzo complesso hotel casinò a Phnom Penh.
Tuttavia questo non ha impedito a NagaCorp di iniziare “un programma di razionalizzazione per migliorare l’efficienza dei costi”.
Martedì i lavoratori hanno presentato una petizione al ministero del lavoro chiedendo l’intervento del governo per fermare il progetto di NagaCorp di licenziare 1300 dei suoi oltre 8000 lavoratori, come annunciato all’assemblea degli azionisti il giorno prima.
Il sindacato dei lavoratori di NagaCorp, l’Unione dei lavoratori Khmer di NagaWorld lo attribuiscono ad un piano per indebolirli.
Dei 1300 lavoratori che pensa di licenziare, 1100 sono iscritti ai sindacati, ha scritto Shaun Turton su NAR ed i presidenti dei sindacati, vicepresidenti ed altri hanno tutti ricevuto la lettera di licenziamento.
In parte è un segno di ciò che sta per venire. Tuttavia illustra anche come era solo un ottavo della forza lavoro del NagaCorp ad essere sindacalizzata. Dopo un importante segno di attività sindacale nel primo decennio scorso, i sindacati cambogiani sono stati resi innocui e repressi quasi fino allo scomparire.
Persino prima di questa repressione il sindacalismo aveva appena cominciato ad espandersi al di là dell’industria della confezione, il solo settore dove l’attività sindacale ha portato risultati duraturi come una paga minima di settore. Si aggiunga che i sindacati hanno perso il loro alleato politico del CNRP , il solo partito politico di opposizione attivo, che fu dissolto nel 2017 dal governo con accuse false di complotti insieme al governo USA.
Cosa c’è da aspettarsi una volta che inizia il futuro post pandemia in Cambogia?
Per quanto la corruzione prima della pandemia fosse sistemica e pervasiva, non sarà come la scala della corruzione post pandemia in Cambogia, dal momento che ogni investimento sarà spinto a forza e non ci saranno domande sull’origine dei soldi o sulla loro finalità.
Lo scrivente descrisse il decennio passato come “l’età dell’oro” della Cambogia. Mark Twain una volta ironizzò su un periodo di storia americana in modo simile.
“Qual’è l’obiettivo principale dell’uomo? Diventare ricchi. In che modo? In modo disonesto se possiamo, onestamente se dobbiamo”
Ma almeno della decade scorsa della Cambogia chiunque si arricchiva anche se i ricchi diventavano più velocemente ricchi dei poveri. Ma in questo decennio l’età dell’oro cambogiana potrebbe diventare un’era abbandonata.
La ricchezza si accumulerà anche di più nelle mani dei pochi magnate e conglomerati che sono riusciti a superare la pandemia con i capitali in banca.
Quantunque forte poteva essere il sindacato prima della pandemia, sarà distrutto nella post pandemia in Cambogia dal fallimento del sindacato e dalla competizione feroce per il lavoro che a loro volta faranno precipitare i salari e gli standard di lavoro.
Non c’è modo di comprendere il tasso di disoccupazione attuale in Cambogia perché persino in periodi normali la maggioranza dei lavoratori sono nel “settore informale”.
Una recente indagine della Banca Mondiale ha trovato che mentre solo il 10% degli intervistati ha detto di aver perso il lavoro da quando è iniziata la pandemia, quasi la metà delle famiglie ha riportato una grossa perdita di entrate.
Si ricordi che le rimesse dei lavoratori nelle campagne dai migranti erano il sangue dell’economia rurale.
Nith Kosal su TheDiplomat sosteneva che gli economisti devono essere più preoccupati di quanto lo sono dell’inflazione che secondo il Fondo Monetario Internazionale sarà attorno al 3,1% nel 2021 e 2,8% nel 2022. La realtà è probabilmente differente. Come nota Kosal, anche prima della dura serrata di marzo, i prezzi del riso a Siem Reap e Preah Sihanouk sono cresciuti del 33% e 17,56% rispettivamente rispetto all’anno precedente.
Il governo cambogiano, che ha sempre meno critici e detto da uno che non si è mai espresso positivamente a suo favore, ha fatto alquanto bene nel contenere la pandemia. La buona posizione attuale nella tendenza a vaccinare nel Sudestasiatico deve essere applaudita.
Tuttavia una volta che si ritorna alla normalità, il partito autoritario di governo CPP prenderà quelle decisioni economiche che non ha mai voluto fare.
La mansueta banca centrale mantiene i tassi di interesse bassi permettendo alle piccole imprese di prendere in prestito ma anche permettendo a quelle più grandi di avvantaggiarsi ancor di più?
La vacanza di tasse continueranno, permettendo alle imprese di reinvestire maggiori entrate a spese delle casse statali per la spesa sociale?
Molti lavoratori sono tornati nelle province dalla città durante la pandemia mentre i lavori diminuivano nelle città. Ma una volta che torneranno, il mercato delle case sarà scosso. Le autorità porranno di nuovo il controllo degli affitti, decisione molto impopolare tra le classi medie della Cambogia?
Il CPP che senza uno sfidante reale non sa più quanto popolare o impopolare è, si troverà a prendere decisioni che non ama. Particolarmente con le elezioni locali del 2022 e le elezioni generali del 2023 che saranno un referendum sul governo di Hun Sen e forse sulle ambizioni dinastiche di consegnare il potere al figlio maggiore Hun Manet.
Un’economia debole con fortissime diseguaglianze, accumulazione di capitali in fuga e rapporti di lavoro peggiorati non concorreranno positivamente alla campagna elettorale del CPP.
La fine della pandemia saranno una prova per il governo che prima del 2020 si era fatto alquanto sicuro nel vedere una simbiosi tra elitismo e populismo.
David Hutt, TheDiplomat