I giganti della Birra in Birmania sono sotto la lente dei gruppi dei diritti perché finanzierebbero con la loro presenza e le tasse l’esercito del Myanmar. Cosa succederebbe se se ne uscissero?
All’indomani del golpe militare in Myanmar Ko They fu uno tra i tanti che iniziarono a boicottare Myanmar Beer per minare economicamente la giunta militare privandosi anche della sua bevanda preferita.
“Prima del golpe bevevo Myanmar Beer perché mi piaceva tanto il gusto che aveva, ma da allora non la bevo più perché è prodotta da aziende dei militari” spiega l’uomo di affari di Yangon.
Myanmar Beer che è di proprietà del conglomerato militare MEHL è stato uno degli obiettivi più visibili del boicottaggio di massa delle imprese legate ai militari da quando i consumatori hanno iniziato a non comprare la birra più venduta nel Myanmar insieme alle meno conosciute Andaman Gold lager e Black Shield stout.
La vendita della Myanmar Beer, uno dei giganti della birra in Birmania, è crollata di circa il 90% con perdite di valore del MEHL di quasi 1 miliardo di dollari.
Piuttosto che porre soldi direttamente nelle tasche dei militari, Ko Thet ha scelto la Tiger, prodotta in Myanmar dalla olandese Heineken, e la Tuborg che è prodotta dalla danese Carlsberg anche se queste sono birre un po’ più costose.

Ma sia la Heineken che la Carlsberg, insieme alla thailandese ThaiBev si sono trovate di recente con dei problemi da quando il gruppo Justice For Myanmar li ha criticati per il fatto di pagare milioni di dollari di tasse alla giunta che ha ucciso 3500 civili ed ha arrestato oltre 21 mila prigionieri politici secondo AAPP.
Justice For Myanmar sostiene che quelle compagnie devono smettere di pagare tasse che “servono ad armare la giunta, a comprare carburante e pagare soldati sostenendo così i crimini di guerra e i crimini contro l’umanità”. Dovrebbero secondo JFM invece pagare le tasse al NUG, governo ombra costituito da parlamentari riusciti a fuggire al golpe, che la giunta definisce come terroristi.
Il rapporto di JFM invita ad aderire alle linee guida di investimento, di trattenere le tasse dovute alla giunta e “mettere invece tali pagamenti su un conto vincolato”. Il governo parallelo avrebbe potuto accedere a questo conto protetto per finanziare i servizi pubblici.
Il rapporto cita anche i principi e le linee guida di etica degli affari emesse dall’ONU e dal OECD che obbliga le imprese a mitigare e rimediare le violazioni di diritti umani e a “disimpegnarsi in modo etico dal Myanmar se non possono porre fine ai propri legami con le gravi violazioni dei diritti umani”
Mentre molti si sono apprestati a criticare Heineken, Carlsberg e ThaiBev per l’aiuto che danno alla giunta, gli esperti del settore mettono cautela perché è irrealistico che le imprese internazionali che operano nel Myanmar possano dirottare il pagamento delle tasse. Secondo loro per la salvaguardia della proprietà e del personale, restare nel paese richiede di seguire la legge anche se è applicata da un regime militare, mentre andarsene significa dare altri affari e denaro alle forze armate.
Carlsberg entrò nel Myanmar nel 1993 quando il paese era sotto la giunta precedente appena cinque anni dopo la strage di migliaia manifestanti nelle manifestazioni dell’insurrezione democratica del 1988.
La legge del Myanmar richiede che le imprese straniere di bevande abbiano un partner locale e la Carlsberg si associò alla Myanmar Golden Star Group, impero di affari familiare che ha interessi nelle bevande, hotel e banche. Heineken entrò nel paese nel 1995 inizialmente con una Joint Venture con MEHL che durò poco. Entrambe le ditte uscirono dal paese nel 1996 dopo una campagna di boicottaggio.
Secondo il rapporto di JFM la Carlsberg l’anno dopo tornò nel paese con una joint venture con un altro conglomerato militare Myanmar Economic Corporation e Myanmar Golden Star a istituire la Dagon Beverages attraverso una filiale in violazione delle sanzioni europee.
Il responsabile globale delle comunicazioni esterne di Carlsberg ha detto che la compagnia ha fatto un’indagine interna sulle circostanze relative al periodo 1997-2011 ma che “al momento non ha nulla da aggiungere”.
Carlsberg e Heineken tornarono nel paese dopo che l’occidente allentò le sanzioni per sostenere la transizione democratica ora fermata. Entrambe aprirono impianti nel 2015 prima che NLD vincesse la storica elezione. Carlsberg riprese il rapporto con Myanmar Golden Star mentre Heineken firmò con Alliance Brewery Company di proprietà della stessa famiglia della Golden Star.
Visti gli alti costi iniziali e il dominio della Myanmar Brewery almeno fino al golpe, non si sa se abbiano fatto dei profitti in quegli anni.
Nel rapporto del 2021 Heineken disse che il proprio volume di birra “è andato benissimo ed è passato a due cifre” senza però citare il Myanmar nel suo rapporto del 2022. Anche Carlberg fu vaga dicendo che era al terzo posto del mercato per due anni.
Il quadro che ne esce fuori è di imprese che, sebbene siano suscettibili alle pressioni e alle sanzioni occidentali, si preoccupano solo di profitti.
“Heineken e Carlsberg erano ben posizionate quando tornarono nel Myanmar perché avevano già pensato alla costruzione di due dei maggiori impianti del paese negli anni 90 ed avevano costruito la fiducia con i loro partner di affari. Queste sono grandi imprese con centinaia di impianti nel mondo ed il loro modesto investimento nel Myanmar era una scommessa che valeva la pena. Queste imprese sono qui a fare soldi. Più ne arrivano meglio è” dice Luke James Corbin, piccolo produttore di birra e autore di Heritage Drinks of Myanmar.
Nel rapporto di JFM si dice che i pagamenti ricadono sotto La legge dei Beni speciali, SGT, con oscillazioni tra il 5 e il 60%, e si applicano ai valori di vendita di prodotti selezionati tra cui alcol, tabacco e alcune automobili. Le tasse più alte sono per birra e alcuni prodotti alcolici.
Da ottobre a dicembre 2021, Grand Royal Group, filiale della ThaiBev che produce whisky, è salita in cima ai maggiori contribuenti nell’industria con 14 milioni di dollari del trimestre, seguita dalla Heineken Myanmar con 9,3 milioni di dollari e Carlsberg Myanmar con 3,9 milioni di dollari.
JFM stima con dati estrapolati per quell’anno che tutte e tre le imprese potrebbero pagare 150 milioni di dollari l’anno.
Le tasse SGT sono raccolte dal Dipartimento di Entrate Internazionali e contribuisce al bilancio nazionale, ma dal golpe questo dipartimento insieme ad altri ministeri, è sotto il controllo militare.
“Tutte le tasse pagate dalle imprese vanno alla giunta che in modo illegale controlla il Dipartimento ed ha illegalmente emesso delle proprie leggi di tassazione. Insistiamo sulle SGT perché le imprese devono pagare tasse particolarmente elevate” dice Daw Yadanar Maung a Frontier.
Evitiamo di mangiare ai ristoranti?
Mentre i giganti della birra internazionali non entrano in Myanmar a scopi altruistici, gli esperti però dicono che ritirarsi ora, per terminare i legami con le violazioni di diritti umani secondo ONU e OECD, potrebbe finire per fare più danno che bene.
Nel 2015, il produttore giapponese Kirin fece una joint venture con Myanmar Brewery che aveva il 49% delle azioni. Il produttore rimase con il proprio partner militare durante la repressione sanguinosa contro i Rohingya nel 2017.
Dopo il golpe comunque, quando ci fu un calo del 50% in entrate e profitti, la Kirin annunciò che avrebbe venduto le azioni perché la presa del potere dei militari andava contro la propria politica dei diritti umani. Dopo un anno in cui ha cercato invano compratori internazionali, il produttore giapponese ha venduto le proprie azioni alla MEHL.
“Con il ritiro della Kirin, è ora al 100% della MEHL che invece di avere il 49% dei profitti avrà ora il 100% se non vendono ad un altro partner” dice Vicky Bowman del Myanmar Centre for Responsible Business.
Mentre l’uscita della produttore giapponese della Kirin ha finito per dare dei benefici ai militari, Bowman dice che Kirin aveva più di un obbligo per ritirarsi, perché il proprio partner in affari era un conglomerato militare coperto da sanzioni i cui fondi direttamente aiutano i militari.
“Gli azionisti del MEHL sono i fondi di previdenza dei battaglioni e il personale militare in servizio e in pensione. Ricevono i dividendi come supplemento alle loro pensioni o ai loro stipendi”.
Le tasse d’altro canto finanziano l’intero bilancio statale non solo i militari.
“Mentre ora lo stato è gestito dai generali che determinano come spendere, senza controllo o dibattito parlamentare, le tasse sono ancora ricevute dallo stato non dai militari e finanziano l’intero settore pubblico compresa sanità, istruzione e amministrazione, come anche la spesa per la difesa nel bilancio.” dice la Bowman.
Tra ottobre 2021 e marzo 2022, il ministro della difesa ha ricevuto il 19% dei 4,46 miliardi di dollari del bilancio nazionale, il secondo pezzo maggiore dopo quello del ministero delle Finanze. In quei sei mesi il gettito fiscale fu di 760 milioni di dollari, metà dei quali proveniente dal SGT. Nei primi tre mesi di cui JFM ha dati Heineken, Carlsberg e ThaiBev versavano il 7% del totale delle tasse SGT.
Secondo Bowman, a paragone della Kirin Heineken e Carlsberg hanno un obbligo legale minore a lasciare il Myanmar, e se lo facessero, i loro partner locali avrebbero lo stesso obbligo a pagare le tasse al regime. Se le loro entrate diminuissero, il principale vincitore sarebbe probabilmente l’esercito di Myanmar.
“Se la quota di mercato della birra di quei birrifici, e quindi le tasse ed i profitti cadesse, a beneficiarne sarebbe la Myanmar Beer che dominava il mercato prima dell’entrata delle due marche”.
Secondo Corbin nonostante la campagna di Justice For Myanmar Heineken, Carlsberg o ThaiBev non scateneranno la stessa rabbia pubblica come Kirin.
“Il fatto che Carlsberg e Heineken pagano le tasse, che vanno ai militari al momento, non significa nulla per chi beve birra in Myanmar che non ha grandi scelte” dice Corbin. “Anche se pagano queste tasse, saranno sempre preferite a quelle dei militari. Tutte le imprese devono pagare le tasse. Credo che chi si oppone ai militari comprenda che c’è una differenza tra flusso di tasse dirette ricavate dalle imprese dei militari e le imprese private nel Myanmar che pagano le tasse”.
Questo è vero per lo studente universitario della regione Ayeyarwady Ko Aung Si.
“Non voglio smettere di bere per il fatto che pagano le tasse al governo. Se mangi in un ristorante devi pagare le tasse al governo. E quindi evitiamo di mangiare ai ristoranti? Se facciamo così sempre non potremo fare nulla”.
Persino la campagna contro Myanmar Beer che è sostenuta da molti rischia di perdere forza dopo due anni di vita, e togliere le alternative o danneggiare la loro reputazione potrebbe solo danneggiare il boicottaggio.
Un commerciante di liquori di Yangon ha detto che immediatamente dopo il golpe sono crollate le vendite di birra, ma ora “la gente sceglie di nuovo Myanmar Beer”. Lui stima che ogni 20 barattoli di Myanmar Beer vende 18 di birra della Heineken mentre non vende la Carlsberg perché troppo costosa per la sua clientela.
Tempo di chiudere?
Richard Horsey, consigliere per il Myanmar di ICG dice che non c’è una prospettiva dove le imprese come Heineken e Carlsberg possono operare nel paese senza pagare tasse all’ufficio controllato dalla giunta.
“La giunta non ha legittimità come autorità di governo, ma gestiscono il sistema delle tasse e la banca centrale ed hanno capacità di fare applicare la legge” dice Horsey che sostiene come pagare le tasse al NUG sia irrealistico e foriero di gravi conseguenze.
“Se il regime scoprisse che queste imprese danno soldi a ciò che per loro è una organizzazione terroristica, tutto il personale dell’impresa nel Myanmar sarebbe a rischio di essere arrestato” dice Horsey che aggiunge: “Il risultato quasi certo sarebbe il sequestro delle proprietà da parte dei militari che acquisirebbero più proprietà senza doverle pagare”.
“Ed anche se le imprese potessero pagare le tasse al NUG tenendolo segreto, dovrebbero pagare le tasse al regime. Nessuno pagherà le tasse due volte a due differenti autorità”.
JFM ha anche aggiunto che le imprese oltre a dirottare il pagamento delle tasse verso il NUG dovrebbero certificare la “valutazione della dovuta diligenza in materia di diritti umani”
“Se dopo una tale certificazione le imprese decidono che restare nel Myanmar è l’opzione meno dolorosa per gli impatti sui diritti umani, devono far conoscere consultandosi con il NUG le misure che prendono per porre rimedio alle violazioni che permettono con il loro finanziare la giunta illegale”.
Mentre le ultime notizie hanno spinto la Heineken e Carlsberg a parlare finalmente dei loro affari nel Myanmar, devono ancora rilasciare un qualche tipo di valutazione dei diritti umani.
“La pressione dell’opinione pubblica non è stata sufficiente. Sono corporazioni che operano in piani industriali di lungo termine e proveranno a prolungare i loro investimenti più a lungo che possono” ha detto Corbin.
La portavoce della Carlsberg Tanja Frederiksen ha scritto a Frontier dicendo che la “sua compagnia fa una valutazione della dovuta diligenza per identificare i settori dei diritti umani che potrebbero essere influenzati negativamente dalla nostra catena di valore” ma il risultato non sarà fatto conoscere quando sarà terminato.
Frederiksen ha anche difeso i pagamenti delle tasse “da compagnia che è soggetta alle leggi locali in tutti i mercati in cui opera ed è obbligata a pagare tasse e diritti sia nel Myanmar che in Danimarca o in altri mercati”.
In modo simile la Haineken ha detto a JFM che “da una impresa responsabile sotto gli standard locali e internazionali, siamo obbligati a pagare le tasse in tutti i mercati dove operiamo. Rispondere ai nostri obblighi nel Myanmar non rappresenta il sostegno al governo in questione… Abbiamo fatto la nostra dovuta diligenza e siamo sicuri che la nostra presenza economica nel Myanmar non ha legami con i militari”.
Nessuna compagnia ha indicato di voler lasciare il Myanmar nel breve, mentre ThaiBev non ha fatto dichiarazioni pubbliche né ha risposto a richieste di dichiarazioni di Frontier.
Frederiksen ha detto che “Carlsberg ha scelto di restare nel Myanmar perché “non è per noi una reazione automatica il ritirarsi da un paese quando accadono cose terribili come queste”.
Heineken ha dichiarato “di credere che la gente del Myanmar si trova meglio con la nostra presenza nel paese a sostenere lavoro e comunità piuttosto che senza la nostra presenza” e che “mantenendo la nostra presenza aderiamo agli impegni di lungo termine verso i nostri lavoratori e le comunità legate alle nostre industrie”.
Un membro della catena distributiva della Heineken a Yangon ha detto che la compagnia ricerca nuovi lavoratori da qualche mese e che la richiesta è tanto grande che i clienti si lamentano che “non riusciamo a dare tutta la birra che richiedono”.