Quando il governo vietnamita considerò un’offesa che il personaggio di un gioco di guerra della APP store di Google dal nome di una figura politica vietnamita potesse essere battuto da un giocatore, il gigante della tecnologia cedette.
Il governo bloccò la app in Vietnam, uno dei mercati online più promettenti ed anche il paese dove i suoi capi di stato comunisti censurano da tempo la libertà di parola e la critica contro il governo.
Secondo la nuova legge della sicurezza informatica entrata in vigore il primo gennaio a cui bisogna adeguarsi entro l’anno, queste restrizioni sono destinate a diventare più onerose. La legge vietnamita potrebbe servire da modello per altri governi autoritari sul come controllare l’informazione e sopprimere il dissenso online, mentre nel contempo continuare a far crescere un vibrante settore tecnologico, mentre i militanti temono che le imprese sceglieranno l’accesso a mercati ricchi contro le preoccupazioni della censura.
Sebbene non siano state fissate ancora le linee guida sull’implementazione della legge, essa non solo costringerà le compagnie come Google e Facebook a rimuovere contenuti ritenuti offensivi dal governo, ma a tenere i dati dentro il Vietnam. Inoltre devono istituire uffici nel paese, cosa che sono riluttanti a fare per paura di esporre il personale alla pressione ufficiale se non l’arresto.
I controlli dei contenuti di Internet e le richieste dei governi di maggiore controllo delle imprese tecnologiche estere sono una tendenza in crescita in Asia.
India di recente ha costretto l’immagazzinamento locale dei dati e cerca di espandere il proprio regolamento delle imprese USA come WhatsApp. La Thailandia ha approvato una propria legge di sicurezza informatica lo scorso mese attirandosi le critiche dagli ambienti economici e delle ONG. Il Vietnam nel frattempo resta uno dei mercati più in rapida crescita nella regione nonostante le censure che aumentano.
Un rapporto dello scorso anno di Google e Temasek Holding di Singapore paragonavano l’economia digitale del paese ad un dragone che si sta liberando”. La pianificazione dei viaggi, i media, i commerci online in Vietnam erano stati valutati fino a 9 miliardi di dollari nel 2018 e ci si attende che diventino 33 miliardi di dollari per il 2025.
I democratici temono che i giganti della tecnologia come Facebook e Google, che hanno comunque dato un luogo eccitante per la critica, si adatteranno e accetteranno le richieste continue del governo per mantenere una presenza in questo mercato che scoppia.
Diversamente dalla Cina che blocca l’accesso ad interi siti web e si è creato propri giganti della tecnologia, il Vietnam ha optato di modificare lentamente le proprie regole che governano le compagnie tecnologiche.
I militanti democratici dicono che i regolamenti si aggiungono ad un ambiente già repressivo. Il governo “mantiene un monopolio sul potere politico e non ammette sfide al proprio comando” secondo HRW.
La nuova legge fu approvata facilmente nonostante le pressioni forti delle imprese USA, secondo Jeff Paine di Asia Internet Coalition (AIC), associazione industriale che include molte delle imprese di tecnologia informatica USA.
Molte delle pressioni non erano sulle preoccupazioni poste dai militanti ma un invito al governo vietnamita che i benefici che arrivano dai giganti della tecnologia sarebbero minati da una applicazione stretta della legge. Gli sforzi hanno incluso un incontro con il primo ministro Nguyen Xuan Phuc ed anche degli aggiustamenti alla legge secondo Paine.
“Fu un incontro ispiratore” ha detto Paine. “Sfortunatamente fu di breve durata perché quando a giugno fu presentata la legge c’erano varie preoccupazioni dell’industria. Direi che questa legge è stata il maggior grattacapo delle compagnie di tecnologia del 2018”
Il Vietnam scommette sul proprio mercato alquanto ricco con 95 milioni di utenti affinché le imprese accettino le sue richieste piuttosto che andarsene. Al momento le imprese attendono le linee guida finali che spiegano come sarà applicata la legge, un processo “limpido come il fango”.
Piuttosto che costruire un “sistema legale robusto” di cui c’è bisogno per promuovere lo sviluppo economico attraverso la tecnologia, il governo “si preoccupa delle notizie false e tutto quello che attiene alla stabilità politica” ha detto Vu Minh Khuong, professore associato della Lee Kuan Yew School of Public Policy di Singapore che consigliò il governo sulla legge.
Sebbene il ministero dell’informazione non abbia risposto a richieste di commenti, in precedenza il governo ha sostenuto che la legge era necessaria per “proteggere la difesa nazionale ed assicurare l’ordine sociale”.
La Bkav, impresa di sicurezza vietnamita, ha denunciato che i virus informatici hanno causato 642 milioni di dollari di danni lo scorso anno e che 1.6 milioni di computer hanno avuto perdite di dati.
“Gli obiettivi principali della nuova legge secondo molti sono Google e Facebook.
“La legge è un tentativo di governare da parte del governo il solo spazio dove le persone possono parlare liberamente” ha detto Mai Khoi, cantante e militante politico vietnamita.
Mentre Facebook non ha voluto rilasciare commenti sulla domanda se si sarebbe adeguata alle richieste, Trasparency Report di Google sostiene che c’è stata da parte di Google un incremento significativo della censura.
Tra dicembre 2010 e giugno 2016, la compagnia ricevette cinque richieste di rimozione di contenuti da parte del governo. Nel 2017 ne ha ricevuti 67. Tra gennaio e giugno 2018 gli ultimi dati dicono di altre 49 richieste, il maggior numero di richieste a parità di periodo.
Dei 7366 pezzi di contenuto che sono stati chiesti a Google di rimuovere dal 2009, 7359 sono venuti nel 2017 e nella prima parte del 2018. La percentuale di richieste di rimozione fatte dal 2017 non sono mai scese sotto il 79% e quasi tutto riguardava il contenuto di Youtube.
In un esempio citato da Google il governo chiedeva di rimuovere oltre 3000 video di Youtube che criticavano il partito comunista e i rappresentanti del governo. L’accesso fu ristretto alla maggioranza dei video.
“Abbiamo politiche chiare per la richiesta di rimozione dei governi nel mondo” ha detto un portavoce di Google. “Ci affidiamo al governo che ci notifica il contenuto che credono sia illegale attraverso le procedure ufficiali, e restringeremo ciò che giudichiamo appropriato dopo una rivisitazione completa. Le richieste sono seguite ed indicate nel Trasparency Report”.
Khoi, che si incontrò nel 2017 con il presidente di allora di Google Eric Schmidt in visita in Vietnam, ha fatto conoscere il suo scontento per quello che vede come il fallimento delle imprese a prendere una posizione più ferma.
“Queste imprese si trovano davanti alla scelta semplice tra aderire alla legge, e volare i diritti umani, o rifiutarsi e promuoverli. Sfortunatamente hanno scelto di aderire alla legge”
Quella crescita del 2017 nelle richieste di rimozione iniziò uno scontro a Washington tra i rappresentanti di Google e i ministeri USA degli esteri e del commercio, secondo una fonte anonima che conosceva la situazione.
Lo scorso mese l’ex ambasciatore USA in Vietnam Ted Osius è diventato vicepresidente di Google per la politica pubblica e gli affari governativi per la regione dell’Asia Pacifico.
Timothy McLaughlin WP