Gioventù laotiana senza futuro, la migliore esportazione in Thailandia

La cattiva situazione economica in Laos accoppiata ad un debito impressionante fanno della gioventù laotiana la migliore esportazione del paese

La Thailandia dipende da molto tempo, a causa del suo basso tasso di natalità e a causa dell’invecchiamento della popolazione, dall’afflusso di lavoratori della migrazione dai paesi confinanti.

Sempre più la gioventù laotiana si unisce ai migranti cambogiani e birmani che arrivano nella seconda economia del Sudest Asiatico, ed loro non sono solo attirati ma spinti verso la Thailandia a causa della cattiva situazione economica in Laos.

sito UNESCO di Luang Prabang

Il Laos è un paese piccolo con una popolazione di 7,8 milioni di abitanti ed un tasso di fertilità del 2,4% ed ha una crescita modesta per il relativamente alto tasso di mortalità infantile di 185 ogni 100mila nascite. Si conti che il 38% della popolazione vive nelle città.

La sua economia del valore di 18 miliardi di dollari deve ancora riprendersi dalla pandemia.

Il primo ministro Sonexay Siphandone non è riuscito a far crescere l’economia, nonostante il ritorno del turismo dopo che la pandemia ha decimato il settore, e l’apertura di una ferrovia ad alta velocità dalla Cina.

Il Laos resta un paese poverissimo dove il PIL procapite è ancora sotto i 2800 dollari.

L’inflazione è al 25% seconda solo al Myanmar distrutto dalla guerra ed è il terzo anno consecutivo in cui l’inflazione è al di sopra del 20% e si mangia le povere entrate dei cittadini.

Nel 2023 la sua valuta, kip, ha perso il 30% del suo valore e scende ancora. La Banca Mondiale di recente ha avvisato:

“Politiche monetarie e fiscali più rigide e nuovi sforzi per applicare le restrizioni in cambio della valuta estera hanno avuto scarso impatto nel ripristinare la stabilità macroeconomica”.

Sebbene la Banca Mondiale preveda una crescita al 4% nel 2024, ha espresso dubbi sulla sostenibilità di ciò che nei due decenni passati sostenne la crescita.

“Investimenti grandi in settori ad alta intensità di capitale, come estrazione mineraria e settore idroelettrico” non sono riusciti a creare posti di lavoro e hanno causato enormi danni ambientali.

Debito impressionante e gioventù laotiana

Ancor più importante è che questi investimenti hanno portato al paese debiti:

“Gli investimenti pubblici nel settore energetico sono stati finanziati per lo più con il debito estero, spesso a condizioni commerciali, mettendo gradualmente a rischio la stabilità macroeconomica” ha scritto la Banca Mondiale.

Il debito che per un paese così povero è enorme, è al 112% del PIL, metà del quale contratto verso la Cina. La Thailandia ne detiene il 6% mentre la Banca Mondiale e la Banca di Sviluppo Asiatica il 7 ed 8% rispettivamente.

Il Laos starebbe negoziando la ristrutturazione del debito con Pechino che non si può permettere l’ottica di un ulteriore default, e che spingerà per una conversione del debito in azioni.

Il forte calo del valore del kip renderà più difficile il servizio del debito laotiano di 14 miliardi di dollari. La Banca Centrale ha bisogno di 10 miliardi di dollari per coprire tutti gli obblighi nel 2024, ma attualmente ne ha solo 3, secondo quanto riportato da Radio Free Asia.

La Banca Centrale di recente ha emesso bond per il valore di 368 milioni di dollari per i bisogni più immediati, ma in qualche momento il rischio politico sarà così grande che il Laos non avrà più investitori potenziali e dovrà offrire tassi fuori mercato rendendo il costo del prestito insostenibile.

Anche il Laos ha notevoli problemi di insicurezza alimentare. La malnutrizione è aumentata durante la pandemia, ma cresce ancora a causa dell’inflazione. Circa il 30% dei bambini di età inferiore ai cinque anni è affetto da ritardo del l’età, che danneggia lo sviluppo fisico e cognitivo.

Le autorità laotiane hanno documentato un calo della frequenza scolastica dal 2022 attribuito all’inflazione e a un forte calo del reddito delle famiglie.

I problemi dell’istruzione sono ancora più gravi a livello terziario. Le quattro università statali hanno tutte registrato un calo delle iscrizioni, mentre l’Università Nazionale del Laos ha visto diminuire le immatricolazioni di un terzo, da 9.000 a 6.000, dopo la pandemia.

Questo ha comportato un numero insufficiente di ingegneri elettrici e minerari, due settori in crescita dell’economia che sono in bisogno impellente di lavoratori esperti.

Emigrazione laotiana in vasta scala

Purtroppo, l’unico settore economico che mostra una crescita reale è la proliferazione di centri di truffa informatica, casinò e traffico umano, soprattutto nelle zone economiche speciali di proprietà cinese.

emigrazione laotiana

Ciò è un’ulteriore prova che lo stato sta perdendo gran parte della sua capacità di governare e regolare. Le forze dell’ordine e le autorità di regolamentazione semplicemente non hanno i budget per fare il loro lavoro.

Anche se il Laos ha recentemente assistito al ritorno di oltre 1.000 cittadini cinesi che lavorano in centri di truffa, questa è solo la punta dell’iceberg.

Il Laos è sempre più un centro di transito per decine di miliardi di dollari derivanti dalle droghe illegali che escono dallo stato Shan Birmano. Ci sono stati sequestri importantissimi come l’ultimo sequestro di 5,3 milioni di pillole di metamfetamine e di 225 chili di eroina, ma ancora altra droga passa dalle frontiere porose.

Bande criminali fanno scontro a fuoco con forze di sicurezza finanziate male. Per molti poliziotti mal pagati la scelta di “piombo oppure oro” è una scelta scontata.

Il Laos è un sistema monopartitico non trasparente, la cui economia è eccessivamente controllata dallo Stato e che non dispone di mezzi di comunicazione indipendenti, è afflitto dalla corruzione. L’inflazione alle stelle, il deprezzamento del kip e gli stipendi miseri non fanno che incentivare la corruzione tra i burocrati.

La politica laotiana è elitaria e opaca. Il Politburo del Partito Rivoluzionario del Popolo del Laos, composto da 13 membri, e il Comitato Centrale, composto da 81 membri, sono piccoli, nepotistici e non trasparenti. Hanno anche dimostrato di non essere all’altezza del compito di gestire l’economia del Paese.

Questo conduce ad una fortissima emigrazione in Thailandia perché non esiste alcun futuro per la gioventù laotiana.

La Thailandia, per i suoi stretti legami linguistici e culturali, è un’attrazione naturale per i laotiani. I migranti laotiani tendono ad essere meno controllati rispetto ai birmani e ai khmer. Questo ha portato a un forte calo della forza lavoro laotiana, in settori redditizi come quello del caffè.

Gli analisti hanno spesso discusso se la leadership laotiana sia filo-vietnamita o filo-cinese.

Per la prima ipotesi, essi sottolineano i forti legami storici e il fatto che il Vietnam continua a formare gran parte della leadership laotiana. Per i secondi, citano il salvataggio del kip da parte di Pechino nel 1998, il dominio economico della Cina sul Paese e il suo ruolo di prestatore di ultima istanza.

Entrambi i Paesi rappresentano una minaccia e una sfida per Vientiane. Tuttavia, nessuno dei due minaccia una insicura e insulare leadership laotiana quanto l’essere lentamente assorbita dalla Thailandia.

Con la sua capitale sulle rive del Mekong, presso uno dei quattro ponti che collegano i due Paesi, la popolazione laotiana è saturata dai media e dalla cultura thailandese. Nella provincia thailandese dell’Isaan c’è più gente che parla laotiano che in Laos.

La liquidazione della famiglia reale, morta in campi di rieducazione remoti dopo la presa di potere del paese da parte del comunista Pathet Lao nel 1975, ha fatto sì che la famiglia reale thailandese fungesse da controfigura.

Il Laos registra un forte deficit commerciale con la Thailandia. Nel 2022, le esportazioni thailandesi in Laos sono state pari a 4,04 miliardi di dollari. La quota maggiore era rappresentata dal petrolio raffinato (1,11 miliardi di dollari). Il Laos ha esportato in Thailandia solo 2,34 miliardi di dollari, di cui oltre 2 miliardi di dollari di elettricità.

Forse non c’è esportazione più importante di quella della gioventù laotiana che vede ben pochi motivi per restare.

Zachary Abuza, RFA

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