Giustizia negata senza arresti per massacro di Tak Bai

Sarà giustizia negata se non riusciranno ad arrestare nessuno dei sette accusati per il massacro di Tak Bai e si dirà ai thailandesi musulmani di etnia malese un’altra prova piena che la loro vita è meno importante, che sono cittadini di serie b del loro paese.

A pochi giorni da venerdì 25 ottobre, scadranno i termini di prescrizione per le sette persone ricercate per il loro coinvolgimento nel massacro di Tak Bai in cui si ebbe la morte di 85 manifestanti thai musulmani di etnia malese per soffocamento mentre erano trasferiti impilati l’uno sull’altro sui camion dell’esercito verso un campo militare a Narathiwat.

Al momento è molto improbabile che qualcuno dei sette, tra cui il fuggitivo più importante, l’ex deputato del Pheu Thai Party recentemente dimessosi, il Gen. Pisal Wattanawongkuri che all’epoca comandava la Quarta Regione dell’Esercito, venga mai arrestato in tempo.

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Se il sistema giudiziario non riuscirà a fare nulla per Pisal e altre sei persone entro venerdì, i 20 anni di prescrizione scadranno.

Questa non è solo giustizia ritardata, ma giustizia negata, nonché una presa in giro del sistema giudiziario.

Se non riusciranno ad arrestare nessuno dei sette accusati, si darà ai thailandesi musulmani di etnia malese nel profondo meridione un’altra prova piena che la loro vita è meno importante, che sono cittadini di serie b del loro paese.

Si fornirà ulteriore rabbia e si rafforzerà inevitabilmente la ricerca di una patria indipendente di Patani attraverso la lotta armata incorso che ha condotto ad oltre 7632 morti e 14274 feriti negli ultimi venti anni.

Ci dobbiamo attendere più morti e feriti. Il presidente della Camera Wan Muhammad Noor Matha ricorda oggi che la violenza legata al separatismo diventerà più frequente se non si riesce ad arrestare nessuno prima di quella data fatidica del 25 ottobre.

Wan ha ragione e non ci vuole la sfera di cristallo per predire questa evenienza.

Per quasi 20 anni da quel tragico evento, che accadde quando il premier in carica era Thaksin Shinawatra, nessuno è stato mai considerato responsabile per le inutili e crudeli morti di questi giovani manifestanti thai musulmani di etnia malese.

Per quasi dieci anni sotto la giunta militare e il successivo governo semicivile, il generale Prawit Wongsuwan che era capo delle forze armate durante quell’evento, era il vice capo della giunta e vice primo ministro.

Se non altro, lo stato profondo considera quei manifestanti come nemici dello stato e non c’è alcun motivo per portare qualcuno davanti ai giudici. in realtà è il contrario, come si può vedere da come Pisal alla fine è diventato un deputato per il partito Pheu Thai al governo (nonostante i suoi precedenti) fino a meno di una settimana fa.

Il sottoscritto ricorda vivamente di essere andato a visitare le fosse comuni appena dopo l’incidente venti anni fa. Era notte e si usarono gli scavatori per porre decine di questi corpi in tutta fretta questi corpi nelle fosse comuni tra il dolore e la sofferenza delle famiglie dei morti.

Durante quel viaggio a Tak Bai nella provincia di Narathiwat 20 anni fa parlai con un ufficiale di polizia della provincia.

La nostra discussione si soffermò anche sulla possibilità che la gente del posto potesse eleggere il proprio governatore e poter così avere un ruolo maggiore nel determinare il futuro della loro terra.

“Nel momento in cui potranno eleggere i propri governatori, si può iniziare a fare il conto alla rovescia per la secessione di queste province” dice l’ufficiale che si riferisce alle province più meridionali del paese di Pattani, Narathiwat e Yala, che un tempo facevano parte del sultanato indipendente di Patani, un secolo e mezzo fa.

Nello scrivere questo pezzo, il sottoscritto ha chiamato a telefono una nota senatrice per chiederle se fosse possibile chiedere una riunione congiunta d’urgenza delle due Camere, Senato e Camera dei deputati, per emendare la legislazione collegata per estendere i termini della prescrizione per questo caso particolare.

Non è un omicidio comune ma un massacro di 85 persone che ha coinvolto lo stato e l’esercito in particolare che ha una profonda ripercussione in termini di percezione da parte della relazione dei Thai musulmani di etnia malese con lo stato thailandese.

La senatrice mi ha promesso di fare tutto quello che è nelle sue possibilità dato che sono rimasti soli pochi giorni.

Questo è il minimo che deputati e senatori possono fare. Questo è il minimo che noi, come membri della società thailandese, dobbiamo ai parenti di coloro che sono morti mentre venivano ammassati l’uno sull’altro e non riuscivano a respirare mentre venivano trasportati in una base militare, come animali, che era allora sotto il diretto comando del generale Pisal Wattanawongkuri.

Pravit Rojanaphruk, Khaosodenglish

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