Grande delusione verso l’ASEAN è stata espressa da molti gruppi internazionali dei diritti umani per aver deciso di mantenere il proprio piano in cinque punti anche dopo il sanguinoso attacco aereo ad una manifestazione civile ad Hpkant compiuto dai generali birmano.
Ad una riunione tenutasi a Giacarta i ministri degli esteri ASEAN hanno infatti deciso di mantenere il piano in cinque punti su cui il blocco si accordò con i militari birmani per riportare la pace nel paese, nonostante che il piano fosse stato boicottato fin dall’inizio dalla giunta militare emersa dopo il golpe di febbraio 2021.
Alla fine di questo incontro, tenutosi il 27 ottobre, l’inviato speciale in Myanmar, il cambogiano Prak Sokhonn ha detto, stando al PhnomPenhPost,
“Senza dubbio la situazione sul campo resta critica e fragile, e questo non a causa di mancanza di impegno o sforzo da parte dell’ASEAN o dell’Inviato Speciale, ma a causa della complessità e della difficoltà dei conflitti decennali protratti che ora si ritrovano nel Myanmar che sono stati esacerbati ancora di più dalla crisi politica attuale”.
Questo incontro doveva servire a trovare vie e modalità per implementare meglio il consenso in cinque punti ed a trovare raccomandazioni e proposte in vista dei due prossimi summit di Novembre prossimo a Phnom Penh, a cui è stato invitato un rappresentante non politico dal Myanmar che deve ancora dare risposta.
Assenti a questo incontro erano il ministro degli esteri vietnamita che era impegnato nei preparativi di una visita in Cina, e il ministro degli esteri malese Saifuddin Abdullah che è impegnato nella campagna elettorale malese.
Proprio Saifuddin Abdullah nei giorni scorsi era stato un critico feroce del fallimento del piano ASEAN ed aveva ventilato l’idea di espellere il Myanmar dal blocco e anche di ingaggiare il governo provvisorio del NUG, oltre anche a cambiare la politica ASEAN verso il Myanmar.
Da notare però come la Malesia stia attuando una politica di respingimento dei rifugiati birmani in Malesia che li riporta nella condizione di arresto e di morte da cui sono scappati.
“Nonostante queste grandi criticità chi era presente all’incontro ha detto che l’ASEAN non deve scoraggiarsi quanto essere persino più determinata ad aiutare il Myanmar a trovare una soluzione pacifica quanto prima possibile” ha detto Prak Sokhonn che si è impegnato su tre priorità che la Cambogia ha scelto sin dall’inizio della sua presidenza ASEAN di turno.
Le tre priorità sono di porre fine o ridurre la violenza, facilitare la consegna dell’assistenza umanitaria e creare un ambiente per il dialogo politico tra tutte le parti.
“Il tempo per agire è ora e l’ASEAN ha bisogno di agire insieme mentre si rispetta la sovranità, l’integrità territoriale e gli interessi del popolo del Myanmar come fondamento per una soluzione” ha detto Prak Sokhonn che ha anche aggiunto come i ministri abbiano riaffermato l’importanza e la rilevanza del consenso” ma di dover anche rafforzare la sua applicazione con azioni concrete, pratiche e legate ai tempi.
Nonostante queste parole però cresce lo scontento generale per come l’ASEAN non stia facendo grandi passi in avanti. Assente il ministro degli esteri malese, è Retno Marsudi, ministra degli esteri indonesiana, a parlare e probabilmente ad indicare quale potrà essere l’impegno indonesiano quando il suo paese assumerà la presidenza di turno dell’ASEAN il prossimo novembre.
La grande delusione verso l’ASEAN è causata dalla mancanza di progressi di fronte alla scala della violenza che cresce sempre di più sul campo a cominciare dall’intensificazione dell’uso dei bombardamenti aerei sulla popolazione civile, l’ultimo dei quali ha causato ad Hpkant nello stato Kachin almeno 80 morti durante la celebrazione del 62mo anniversario della fondazione del KIO.
La Marsudi ha dichiarato che “l’incontro di oggi si è svolto in un’atmosfera molto aperta. Si sono discusse molte questioni sensibili. Essendo una famiglia è importante avere una discussione aperta per il bene di tutti.”
“Questo approccio di tenere i problemi sotto il tappeto non deve essere più un’opzione nel meccanismo di funzionamento dell’ASEAN” ha detto Marsudi che ha ricordato che mantenere i contatti con il regime militare è solo una parte degli impegni, perché è importante che il popolo del Myanmar dialoghi all’interno suo stesso, facilitato dall’ASEAN.
Nel consenso a cinque punti, l’accordo tra i 9 paesi ASEAN con il capo dei golpisti Min Aung Hlaing, si chiedeva la cessazione immediata delle violenze, la nomina di un inviato speciale ASEAN per facilitare la mediazione, l’invio di assistenza umanitaria e che l’inviato ASEAN possa “incontrare tutte le parti interessate”.
Finora nessun inviato ha potuto incontrare Aung San Suu Kyi e gli altri esponenti di livello in carcere, né gli aiuti umanitari sono arrivati nelle aree non controllate dall’esercito birmano, né l’ASEAN ha deciso di optare per incontrare il governo provvisorio del NUG.
Finora l’ASEAN, in risposta al comportamento della giunta militare birmana, ha deciso di non invitare rappresentanti politici della giunta a cui ha chiesto invece di inviare “delegati non politici”, cosa che il Myanmar si è sempre rifiutato di fare.
La ministra degli esteri indonesiana Retno Marsudi ha anche detto che “l’interazione con i militari birmani non ha nulla a che fare con il loro riconoscimento. Siamo sicuri che con l’interazione con tutte le parti in causa l’ASEAN può portare avanti la propria funzione di tenere un dialogo”.
“I problemi del Myanmar possono essere solo risolti dal popolo del Myanmar stesso. Perciò il dialogo tra le parti diventa molto importante. Il compito dell’ASEAN è di facilitare”.
In questo compito di mediazione, come lo vede l’Indonesia, il direttore generale del ministero indonesiano per la Cooperazione ASEAN, Sidharto Suryodipuro, ha detto che una delle parti con cui dialogare sarà proprio il governo di Unità Nazionale, NUG che è composto da parlamentari scappati al golpe del febbraio 2021 e loro alleati.
“L’Indonesia non accetta che ci debba essere un permesso dalla giunta” per incontrare e dialogare con il NUG, ha aggiunto Sidharto Suryodipuro.
Il ministro degli esteri di Singapore Vivian Balakhrishnan ha da parte sua detto che “E’ tempo che l’ASEAN prenda qualche decisione difficile per guidare i nostri prossimi passi sul Myanmar. Abbiamo discusso le raccomandazioni per i nostri capi di stato da considerare ai summit di novembre”.
Grande delusione verso l’ASEAN l’ha espressa Phil Robertson di Human Rights Watch con parole forti:
“L’ASEAN ha raggiunto un momento decisivo sul Myanmar ma la dichiarazione dell’incontro speciale dei ministri degli esteri riflette solo ancor di più tutto come sempre, ed è un’immensa delusione. E’ difficile comprendere come si possa salvare il consenso in cinque punti quando la giunta militare birmana non ha implementato una sola parola di quello che il generale in Aung Hlaing ha promesso a Giacarta lo scorso anno … Invece di quel linguaggio insulso del discorso del presidente, l’ASEAN deve essere più dura fissando un punto di riferimento sui diritti umani chiaro e legato ai tempi sul Myanmar che includa il rilascio dei prigionieri politici, una cessazione di attacchi sui civili e passi verso la dissoluzione della giunta per permettere la creazione di un governo civile democratico. Ci devono essere chiare penalità se il Myanmar non riuscisse a soddisfare questi punti di riferimento”.