All’avvicinarsi della fatidica data del 9 maggio, si ripropone ogni volta il problema della violenza politica elettorale tra clan differenti dotati tutti di gruppi privati armati contro i quali i militari filippini dispiegheranno soldati nella regione delle Visaya Centrali.
Il caso più famoso di violenza elettorale filippina e dei gruppi privati armati accadde nel 2009 a Maguindanao, quando il convoglio di un aspirante governatore fu attaccato da armate private del governatore in carica degli Ampatuan con la morte di 58 persone tra cui la moglie dell’aspirante governatore e 32 giornalisti.
Dieci anni dopo 28 persone del clan degli Ampatuan furono condannati mentre 56 sono stati prosciolti in un processo lungo e difficile costellato anche di sparizioni e morti.
In queste prossime elezioni, saranno eletti presidente, vicepresidente, 12 seggi al Senato, i 316 seggi della Camera e 18mila posizioni locali tra consiglieri, sindaci e governatori.
In tutto l’arcipelago operano almeno 155 gruppi privati armati la cui funzione è di intimidire gli elettori e seminare violenza nei clan avversari.
Se il mandato della Commissione Elettorale Comelec è di assicurare delle elezioni pacifiche, nella provincia filippina ci sono da monitorare oltre ai gruppi privati armati anche la guerriglia NPA e in molte regioni anche quello che rimane dell’insorgenza islamica.
Uno dei punti caldi di questa guerra è Samar dove a novembre 2021 è stato ucciso un membro della commissione elettorale locale. Altri episodi sono successi a Basilan dove è stato ucciso un sindaco ed un altro sindaco è stato ferito a Basilan sempre per motivi di rivalità politica.
Ma il meridione filippino è anche sede dell’insorgenza maoista del NPA, che l’esercito filippino si ripropone di distruggere entro la fine del mandato di Duterte, e l’insorgenza islamica legata a gruppi che hanno giurato fedeltà al Califfato Islamico, IS.
Ovviamente la presenza dei gruppi armati locali potrà avere ripercussioni sulla lotta a queste due insorgenze.
Mentre è una pura fantasia la promessa di sconfiggere NPA entro il 2022, anche difficile risulta la lotta contro l’insorgenza islamica nonostante la forte pressione militare, particolarmente a Sulu e Jolo dove è in atto una lotta senza quartiere contro il gruppo Abu Sayaff con una presenza militare che non ha precedenti.
Nell’isola maggiore di Mindanao invece restano attivi vari gruppi che nel passato avevano dato battaglia occupando la città musulmana di Marawi.
Ultime notizie dicono le forze di sicurezza hanno ucciso due presunti militanti del Califfato Islamico, catturandone altri due, nella provincia critica di Lanao del Sur, nel villaggio di Lumbac a Balabagan.
I presunti militanti facevano parte del gruppo di Polo Alim di Daulah Islamiyah-Maute Group (DI-MG) e si sono scontrati con i marine che avevano avuto notizia della loro presenza.
Dallo scontro a fuoco sarebbe riuscito a scappare lo stesso Polo Alim mentre un corpo è stato trovato dopo lo scontro a fuoco ed un altro sarebbe stato allontanato dal resto dei militanti, come ha detto il generale Juvymax Uy.
Uno dei due militanti uccisi sarebbe Saipoden Bangka Ayok, mentre i due catturati Datu Saida Abikan e Alimusa Ayon Bagol.
Dopo lo scontro a fuoco, i militari hanno recuperato varie armi lasciate dai militanti, come lanciagranate e fucili di precisione, ed hanno ritrovato un bunker basso dove si pensa si siano nascosti i militanti.
Benché Marawi sia stata rasa al suolo dalle bombe e poi ripresa, si crede che i militanti riusciti a fuggire stiano continuando a reclutare e a ricostruire le proprie file.
Mentre nell’isola di Jolo grazie alla forte pressione militari si sarebbe distrutta la struttura di comando del capo del gruppo Hatib Hajan Sawadjaan.
Hatib Hajan Sawadjaan, però, sarebbe stato ucciso nel 2020 ma la sua morte non è stata confermata dai militari filippini, perché il corpo non sarebbe stato ritrovato.
Hatib Hajan Sawadjaan sarebbe stato colui che ordinò l’attacco suicida alla cattedrale di Jolo a gennaio 2019 che vide la morte di 23 persone, compiuto da una coppia di indonesiani.
Resta ancora uccel di bosco il nipote di Hatib, Mundi Sawadjaan, che è il bombarolo del gruppo e che compì un altro attentato a Jolo con due bombe fatte scoppiare consecutivamente.
Le due bombe fatte scoppiare a breve distanza di spazio e di tempo uccisero 14 persone, di cui 7 soldati, 6 civili ed un poliziotto, e ferì altre 75.