Mentre si delineano i dettagli di una delle più grandi campagne di controinsorgenza dei militari birmani da dieci anni a questa parte, diventa sempre più chiaro che, per numero di morti tra i militari e per le migliaia di persone dislocate internamente cacciate dalle case, è cresciuta fortemente la guerra nel forte settentrione contro l’Esercito di Indipendenza Kachine, KIA.
L’inizio delle piogge del mese di giugno ridurrà il ritmo del conflitto poiché la copertura nuvolosa impedisce l’uso degli aerei e diventa più difficile nelle strade secondarie spostare truppe ed equipaggiamenti. Comunque il modo in cui cambierà la guerra, perché il KIA si riorganizza e riformula le proprie inferiori opzioni strategiche, non fa che garantire combattimenti più duri e sostenuti nei prossimi mesi.
“E’ il momento di rispondere con la guerriglia” scriveva il comandante del KIA N’ Ban La in una lettera aperta del 28 aprile alla popolazione Kachin e alle popolazioni dislocate internamente.
“I compagni del KIA devono assumersi la responsabilità non solo sui campi di battaglia ma anche di guidare verso la fuga chi scappa”
La lettera del generale forse non ha la forza retorica del Winston Churchil del giugno 1940 con il richiamo alla guerra di “Lotteremo sulle spiagge” contro la Germania Nazista. Era però espressa nella stessa vena di sfida nell’appellarsi al popolo Kachin a combattere e mostrare forza di fronte ad un attacco senza precedenti.
C’è anche un’altra ragione non dichiarata dell’importanza di questa lettera. Il KIA, che fa parte di un’alleanza del nord più vasta di gruppi etnici armati che perseguono l’autonomia federale, annuncia che ha deciso di trasformarsi in una guerra di guerriglia dopo un conflitto di sette anni contro uno degli eserciti meglio equipaggiati del Sudestasiatico, un fatto di per sé importante e rivelatore.
La realtà non detta dietro questo annuncio è che il KIA, forza armata leggera di 9000 combattenti, ha passato gran parte del tempo dalla fine del cessate il fuoco del 2011 con i militari, in uno stato di strategica indecisione se andare in guerra, negoziare la pace o in qualche modo tentare entrambe le strade allo stesso tempo.
Non è stata mai una strategia coerente ed è stata una guerra di difesa mirata a mantenere le posizioni fisse ed il territorio ritenuto importante, mentre si evitava di attaccare il Tatmadaw con contrattacchi apertamente aggressivi.
Il Tatmadaw, nel frattempo, con i suoi 300 mila soldati e con un arsenale di artiglieria, carriarmati e aviazione ha accresciuto senza dubbio la pressione.
I due esempi più eclatanti dei tentativi del KIA di mantenere le posizioni fisse contro una forza convenzionale soverchiante furono le battaglie di fine 2012 inizio 2013 per Laiza, quartier generale del KIA sul confine cinese, e quello che alcuni considerano la difesa eroica della vetta del Gideon Post nel 2016.
Il Gideon Post alla fine cadde contro i continui bombardamenti aerei e di artiglieria e gli assalti della fanteria a dicembre di quell’anno. La sopravvivenza di Laiza che ora cade nella gittata dell’artiglieria del Tatmadaw, sembra dovuta alle preoccupazioni militari che gli scontri potrebbero finire in territorio cinese irretendo Pechino. Ma il modo in cui Laiza continua a tenere bloccate le truppe ribelli mentre continua a dare un riferimento per eventuali negoziati con un KIA castigato è senza dubbio nei calcoli del Tatmadaw.
Da parte sua Tatmadaw è stato del tutto chiaro sui propri obiettivi: spingere il KIA ad entrare nell’accordo del cessate il fuoco nazionale, NCA, come un preludio al suo disarmo o integrazione sotto il comando nazionale; se questo dovesse fallire colpire le forze ribelli fino alla sconfitta militare.
Ci sono state varie ragioni connesse che hanno portato a questa strategica indecisione tra le fila Kachin. Una ragione è il canto delle sirene del NCA e il ruolo di guida dell’ala politica del KIA, il KIO, in quello che un tempo era conosciuto come UNCF, consiglio federale delle nazionalità unite.
Formatosi nel 2011 come un mezzo per vari gruppi etnici che cercavano una democrazia federale, l’ora defunto UNCF fu pesantemente investito nel NCA pesantemente sostenuto dall’occidente e dai lunghi negoziati nella stesura.
Poi il KIA ha sofferto a causa degli effetti corrosivi della cosiddetta sindrome da cessate il fuoco su un esercito ribelle. La cessazione delle ostilità durate 17 anni dal 1994 al 2011 non riuscirono a dare frutti politici per i Kachin in termini di negoziati importanti, ed immaginiamo gli accordi, per l’autonomia.
Diede comunque qualche trappola del governo, un governo a Laiza e rese molti capi Kachin estremamente ricchi per la cooperazione con gli uomini di affari birmani e cinesi nel saccheggio massiccio delle risorse naturali dello stato, come legname e giada. Il KIA come forza militare ha languito mentre i suoi comandanti ingrassavano i propri conti bancari.
In ultimo, le lotte intestine all’interno del KIO ben oltre il ritorno alla guerra a giugno 2011 hanno portato altra confusione. Queste differenze potrebbero essere state per pietà interpretate come la democrazia al lavoro nelle file Kachin. Ma la democrazia in guerra non è mai una ricetta di successi militari e il Tatmadaw ha ad arte lavorato sulle divisioni.
Se il KIA ora riesce ad adottare una nuova strategia di guerriglia, non avverrà immediatamente. La campagna della stagione secca appena terminata ha appena visto un turbinio di tantissime offensive del Tatmadaw, prima a gennaio e poi nel periodo marzo maggio.
Con uno stile che non ha precedenti, il KIA è stato martellato in moltissimi punti sull’intero stato: a Mansi sui confini dello stato Shan; a Tanai e Hukawng a nord; attorno ad Hpakant, il centro dell’industria della giada; vicino Injangyang nel cuore Kachin del Triangolo tra i fiumi Mali e N’Mai a nord i Mytikyina e nell’area attorno a Laiza.
I portavoce del KIA hanno descritto la campagna come la più intensa dal 2011. Avrebbero potuto aggiungere che è stato il colpo peggiore da quando il KIA iniziò a combattere dal 1961. Almeno altri 10 mila persone sono state cacciate dalle case negli ultimi mesi che si aggiungono ai centomila già nei campi profughi.
Ad un livello politico più ampio, la campagna del Tatmadaw mira a punire il KIA non solo per il suo rifiuto di firmare il NCA, ma anche per essersi unito a chi ha apertamente rigettato NCA guidato dal UWSA, il gruppo ribelle etnico meglio armato. C’è una logica semplice nel prendere di mira i Kachin da parte del Tatmadaw: nell’alleanza settentrionale il KIA è la forza combattente più grande ma più isolata geograficamente.
Diversamente dagli alleati UWSA dello stato Shan settentrionale come TNLA, MNDAA del Kokang e l’Esercito Arakan, la forza principale del KIA combatte molto lontano dalle roccaforti del UWSA ad est del fiume Salween e dai depositi di munizioni da cui i Wa vendono armi.
Poi i kachin cristiani non godono dei legami politici stretti di cui legano MNDAA, TNLA and AA al UWSA.
Nello stato Kachin, la campagna del Tatmadaw ha perseguito due obiettivi strategici mirati a menomare militarmente il KIA.
Il primo è stato colpire le fonti di entrate pecuniare del KIA dalle miniere di Tanai e della giada a Hpakant. Il secondo obiettivo, che è meno noto ma non meno importante, è di tagliare le linee logistiche e di comunicazione tra il quartier generale a Laiza e varie brigate impiegate in altre parti dello stato, mentre si distrugge la connettività tra le brigate stesse.
L’intensità delle ultime offensive è stata sottolineata dal rinforzo del Comando della Regione Settentrionale con battaglioni di altre regioni e di tre delle dieci Divisione di Fanteria Leggera, LID, che costituiscono la riserva mobile dei militari: la 33sima, 88sima e 101sima.
Dopo settimane di addestramento e riposo, la 33sima del LID fu riportata in azione dopo le famose operazioni associate alle operazioni di pulizia etnica dei Rohingya nello stato Rakhine.
Mentre il rafforzamento delle truppe è tipico delle grandi campagne del Tatmadaw, l’uso dell’artiglieria e delle forze aeree sembra non avere precedenti.
Sono stati impiegati per la prima volta i sistemi di artiglieria serbi da 155 mm contro le posizioni fisse del KIA e le linee logistiche, particolarmente a Mansi dove lo stato Kachin confina con Namhkan dello stato Shan Settentrionale. E le forze aeree, un fattore che cresce costantemente sui campi di battaglia nella Birmania settentrionale, hanno giocato questo anno un ruolo maggiore mai visto prima.
Gli elicotteri russi e jet ad ala fissa, che operavano dalla base aerea di Nampong vicino Myitkyina sostenuti dai drone di riconoscimento cinesi, hanno lanciato attacchi di terra contro obiettivi in tutto lo stato. Un rapporto dei media finora non confermato ha detto che hanno operato la loro prima azione nello stato Kachin i nuovi aerei multiruolo JF 17 comprati dal Pakistan.
Diversamente che dallo Shan dove gli scontri spesso accadono vicino alla frontiera cinese, gli attacchi aerei nel Kachin sono solo di rado fermati dalla paura del sorvolo nello spazio aereo cinese e dai danni collaterali sulla frontiera. Laiza che si trova quasi sulla frontiera e nella zona a tre confini tra Cina Kachin e Shan è la sola area di preoccupazione.
Sotto questa pressione miliare lo spostamento ritardato verso una strategia di guerriglia non sarà facile. Comunque l’insorgenza Kachine si trova di fronte ad una sfida complessiva: la mancanza di un santuario sicuro dall’altra parte della frontiera internazionale e l’accesso del sostegno logistico tra frontiere per le campagne di guerriglia più efficaci. Mentre il KIA ha potuto acquistare munizioni dal UWSA, non è mai stata fiduciosa di un rifornimento significativo o regolare.
Questo pone la necessità di avere operazioni che mirino a prendere le munizioni dal nemico. La stagione delle piogge impedirà uno stretto sostegno aereo per le posizioni attaccate del Tatmadaw e darà ampie opportunità per le azioni dell’insorgenza. Anche prima dell’arrivo delle piogge, un assalto a Hpakant, dove le forze Kachin hanno preso una base dei militari e si sono ritirate col sequestro di tante munizioni, è stato un chiaro segnale delle operazioni future e delle tattiche del KIA.
La lunga lotta del Kachin per l’autonomia ha dei punti di forza.
Uno è il fatto di avere una vasta zona interna che fa da retrovia. Nonostante la distruttiva costruzione di strade fatta dalle compagnie cinesi di legname, molte parti dello stato sono coperte da foreste specie nella zona del Triangolo. Sembra che il KIA abbia già spostato le strutture principali come campi di addestramento e munizioni lontano da Laiza verso aree interne più sicure.
La guerra del KIA si affida ad un diffuso appoggio popolare a quella che è considerata sempre più come una guerra di sopravvivenza etnica contro l’esercito dominato dai birmani, noto per i suoi eccessi. I Kachin che forse in passato hanno considerato Aung San Suu Kyi e il suo eletto NLD come un’influenza moderatrice sui militari hanno ora abbandonato quella speranza.
Su questo sfondo il KIA ha già cominciato a ristrutturare le proprie forze. Sono state ridisegnate le grandi brigate che hanno il quartier generale in posizioni fisse per creare unità adatte ad una flessibilità tattica e all’iniziativa locale critica per una campagna di guerriglia.
Il KIA ora schiera sette brigate nel Kachin dove ne stavano solo quattro; e tre nello stato settentrionale Shan dove ne stava solo una. Il Kia recluta da una minoranza significativa Kachin. Schiera anche due brigate mobili che potrebbero servire da modello verso lo spostamento verso la guerriglia.
Resta da vedere se battaglioni più piccoli con una nuova struttura di brigata produrranno ufficiali giovani motivati per condurre operazioni aggressive di piccole unità.
Usando unità più piccole e mobili che attaccano costantemente le linee di comunicazione estese de Tatmadaw, fatte di poche strade principali e di una ferrovia perennemente vulnerabile che lega Myitkyina a Mandalay, sarà la priorità tattica nei mesi prossimi. Due mine fatte scoppiare sul tragitto ferroviario a sud di Myitkyina il 15 maggio erano forse l’annuncio di cosa accadrà.
Il KIA non è riuscito a procurarsi il sistema di difesa aerea portabili da una persona, MANPADS, dagli UWSA che avrebbe avuto un impatto, anche se in numero molto limitato, sul bilancio strategico nel nord. Resta da vedere la possibilità di colpire le basi aeree sia con attacchi di artiglieria fissa o di attacchi di sabotaggio con dei comando.
I ribelli sembra abbiano accesso a qualche howitzer da 75 mm della II guerra mondiale e di recente hanno acquistato missili da 107 mm di produzione cinese. Con la gittata di una decina di chilometri, i missili imprecisi sono adatti ad attacchi di posizione fissa contro le basi. Secondo i rapporti dei media sarebbero stati già usati vicino a Mogaung e Myitkyina.
Infine il KIA ha una opzione che ha deciso di non usare dentro lo stato Kachin dal 2011: incursioni ed attacchi ai centri urbani. Arrivare sui giornali e sottolineare le vulnerabilità del Tatmadaw sono state le tattiche usate molto nello stato nord Shan.
Dal 2015, le guerriglie MNDAA e TNLA col sostegno delle forze locali del KIA hanno attaccato stazioni di polizia e posizioni dell’esercito nelle città Shan come Laokkai, Muse e Mong Ko. Non sarebbe sorprendente assistere ad operazioni analoghe nel Kachin.
Nella Birmania settentrionale non ci saranno punti di svolta da Dien Bien Phu, quelle battaglie decisive che rompono la volontà politica di un esercito occupante a continuare a combattere.
Se i Kachin riescono ad adottare una strategia di guerriglia che riporti la lotta nel campo nemico, crescerà senza dubbio il peso militare, economico e diplomatico su un governo già in crisi mentre i cittadini ordinari cominceranno a mettere in dubbio le assunzioni che sottendono alla visione del Tatmadaw di una guerra senza fine.
Nel frattempo il generale N Bal La, come Churcill nel 1940, potrebbe non aver altro da offrire se non “sangue, sudore e lacrime”.