Headache Stencil, lo stampino del mal di testa, è un artista di strada che con i suoi graffiti denuncia per le strade di Bangkok la dittatura, la perdita di libertà di espressione, e chiede le dimissioni del premier Prayuth Chanocha e una nuova fase politica in Thailandia.
Definito da molti come il Bansky thailandese, di certo gode delle attenzioni costanti della polizia.
“Ora quando esco di casa la sera, devo guardarmi più di una volta alle spalle” ha detto ad una sua esibizione l’artista la cui identità reale non è conosciuta ai più ma conosciuta alla polizia.
Headache Stencil vuole essere lo stampino che dà il mal di testa al governo thailandese, colui che i suoi graffiti fatti con gli stampini denuncia quello che i giovani delle scuole thailandesi chiedono da tempo.
“Ho cominciato tre giorni dopo il golpe” dice l’artista che promette: “Più provano a sopprimermi più farò la mia contromossa. Non me ne starò fermo” dice Headache Stencil alla Reuters.
“Egli crede che gli artisti thailandesi hanno il dovere di riflettere il deterioramento della vita sotto il governo militare. In un’intervista al quotidiano TheNation Headache Stencil disse:
‘La mia arte riflette la dittatura, la corruzione e la perdita di libertà nella nostra società. Il ruolo più importante di un artista è di raffigurare la malattia della società e dire al mondo quello che la Thailandia vive sotto i governati della giunta militare’”
Dopo la proiezione sui muri del 24 giugno scorso dei documenti storici che celebrava la fine della monarchia assoluta in Thailandia, la sua casa fu visitata dalla polizia in borghese. Fu la militante Nuttaa Mahattana a denunciare alla polizia le pressioni indebite subite dall’artista il 24 giugno prima e poi il 12 luglio.
“Vorrei ringraziare Bow Nuttaa per aver sporto denuncia per conto mio. Spero che una persona comune come me sarà presto informata dei progressi del caso, perché è stato già dato il nome dell’ufficiale di polizia che venne quel giorno. Dobbiamo trovare la ragione che quell’ufficiale darà e se le tre persone che vennero insieme a lui sono anche poliziotti. Perché se si prova che non sono poliziotti o se c’è uno tra le persone di quella sera che non sia un poliziotto, allora non è il metodo che rappresentanti dello stato devono usare e dovrebbero essere licenziati e perseguiti come esempi. Spero di poter vedere che la giustizia funziona ancora nel nostro paese”
Due immagini importanti che hanno scatenato gli eventi di intimidazione contro Headache Stencil sono la proiezione dell’immagine di Pridi Banomyong sul muro del tempio reale a Bangkok per celebrare 88° anniversario della monarchia assoluta e il graffiti di un orologio con il capo del generale Prawit Wongsuwan, noto per la sua collezione “prestata” di orologi costosissimi.
Il ThaiInquirer pubblica una dichiarazione di Headache Stencil che traduciamo integralmente:
La polizia mi tiene sotto controllo. Lo hanno fatto sempre ma ultimamente è differente e si sente in modo differente.
Si solito quando la polizia viene a farmi visita, se ne stanno in modo abbastanza visibile di fronte al condominio perché siano visti dalla sicurezza.
Ma nell’ultimo caso si nascondevano attorno al passaggio pedonale elevato che è ad una certa distanza dal condominio dove abito e facevano foto dell’entrata del condominio e del soi che lo circonda.
Minaccioso, pericoloso, come qualcosa che non andava.
Non ero a casa quando questo accadde, furono i miei amici che erano al condominio che lo hanno visto. Loro attraversavano la strada per comprare dell’acqua. Ma quando il poliziotto vide della gente che si avvicinava si comportò come se stesse facendo altro e non fare foto.
Allora il mio amico si è nascosto lì vicino per spiarlo e una volta che il poliziotto pensò di non essere osservato, riprese a fare le foto.
Primo Contatto
Fui contattato per la prima volta il 24 giugno nel pomeriggio attraverso un messaggio Facebook. Condivisi una foto che mostrava immagini della Rivoluzione Siamese. La persona mi chiese dove fosse stata presa quella foto. Risposi che non potevo dirlo.
La persona continuò a chiedere in che giorno fu fatta. Allora andai al suo profilo personale e scoprii che era un poliziotto. Gli dissi: tu sei un ufficiale di polizia, puoi andarlo a scoprire tu stesso dalle immagini delle telecamere.
Feci delle immagini dello schermo che inviai a varie organizzazioni internazionali. Poi mi misi al mio lavoro e non ci pensai più.
Quella notte arrivai al mio condominio poco dopo la mezzanotte. Notai un poliziotto seduto sulla sua moto di fronte al 7-11 di fronte al mio condominio.
Fu allora che cominciai a sentire che era cambiato qualcosa. Notai che al tavolo dove stava la guardia di sicurezza del condominio c’erano quattro individui sconosciuti con la guardia. Quando lui vide i fari della mia auto e venne ad aprire il cancello, gli chiesi ‘chi è quella gente?’. Lui mi rispose che era la polizia. Allora mi diedi indietro e mi allontanai in macchina.
Andai a guardarmi le riprese delle telecamere e scoprii che quando arrivai, due dei quattro individui si avviarono verso la loro macchina. Mi fece pensare che se fossi entrato, sarei stato rapito.
Il fallimento dei media thailandesi
In un altro giorno uscivo per andare ad un’altra intervista. Sin da quando Wanchalearm è stato fatto scomparire, ho provare ad essere molto cauto e vedere se c’erano auto che mi seguivano.
Ora in questo soi molto stretto, vidi una Toyota bianca tenere una certa distanza da me. Non vedo molti film di azione ma loro tenevano una buona distanza e non riuscivo a vedere la targa dell’auto. Anche quando provavo ad andare più lento o veloce continuavano a pedinarmi.
Per assicurarmi, presi un interscambio per prendere un ponte di inversione ad U e la macchina continuò a seguirmi. Lo feci altre due volte e mi continuava a seguire. Allora entrai nel soi e parcheggiai di fronte ad alcune case.
Sembra strano che sapessero dove ero intervistato. O mi avevano seguito sin da quando avevo lasciato casa la mattina o mi seguivano attraverso i data del mio cellulare.
Ho contattato varie organizzazioni internazionali e sono molto preoccupate ma non capisco perché i media Thai non dicono nulla sulle intimidazioni che vivo.
Se i Thai media denunciassero tutto ciò, credo che ci sarebbe abbastanza pressione e non farmi subire queste intimidazioni.
E’ un’intimidazione costante da parte dello stato che mi dà tanto stress. Ci fu un altro incidente in cui un poliziotto venne a casa con altri tre individui. I tre non si identificarono come il poliziotto e tutto aveva un’aria minacciosa.
Non sono cose che devono accadere in una democrazia e se sei in borghese allora ti devi identificare quando te lo si chiede.
C’è una ripresa delle telecamere di sicurezza, possiamo identificare il poliziotto e gli altri individui, possiamo chiedergli chi gli ha dato l’ordine di perseguitarmi.
Ma ai media thai pare che non interessi e chiudono un occhio e tutti coloro che come me continuano a dissentire saranno perseguitati e sentiranno la persecuzione nel loro paese.
Mi domando davvero se i media Thai vogliono una società migliore.
Fanno indagini sul caso quando è troppo tardi, dopo che il dissidente è morto o scomparso. Sono ancora vivo. Perché non indagano sul mio caso ora che si può fare qualcosa?
E la gente ordinaria che indaga per proprio conto può fare poco. Qui ci sono prove chiare di attività illegali.
Mi sento poco al sicuro da qualche tempo e credo che potrei aver bisogno di lasciare la mia attuale casa o di lasciare il paese. Ma quello che faccio è di registrare la storia politica thailandese e in un altro senso sto richiamando qualcosa attraverso le mie opere.
Se dovessi andare in esilio e non riesco a fare quello che faccio, credo la mia arte non sia per essere fatta al di fuori della Thailandia. Capisco che altri sono andati in esilio e continuano le loro attività accademiche. Ma la mia funzione è artistica e l’arte può chiedere una risposta allo stato allo stesso modo di una ricerca.
Devo fare opere che sostengono il potere per poter sopravvivere?