Ho Chi Minh City è costantemente allagata, mentre Bangkok continua a sprofondare sotto il livello del mare.
Ha tutta l’aria un un film di fantascienza girato nell’Asia del Sudest, ma sono le predizioni degli esperti per i prossimi due o tre decenni nelle grandi metropoli thailandese e vietnamita se continua a tenere la tendenza in atto.
Uno studio ultimo, che taluni hanno definito da giorno del giudizio, dice che i livelli crescenti del mare potrebbero allagare terre anche tre volte maggiori di quanto previsto finora.
Se lo studio si dimostra accurato, l’Asia del Sudest è particolarmente colpito a Bangkok e Ho Chi Minh che finiscono sotto l’acqua per il 2050. Nel frattempo milioni di persone nel Delta del Mekong vietnamita, la regione agricola del riso più fertile del paese, potrebbero essere costretti a fuggire dalle aree costiere.
Il rapporto è stato scritto dal IPCC delle Nazioni Unite col contributo di 130 scienziati e pubblicato a settembre scorso.
I livelli crescenti dei mari nel Sud Est Asiatico sono causati dalle emissioni dei gas serra dell’uomo, dal cambiamento climatico, mari più caldi, piogge forti e un scongelamento accelerato dei ghiacci polari. Lo strato di ghiaccio dell’Antartico occidentale sta collassando prima e più velocemente di quanto previsto.
Il rapporto del IPCC corregge i dati di elevazioni satellitari precedenti ed afferma che le coste sono molto più esposte al livello crescente dei mari di quanto si credeva prima. Si afferma che gli scenari scorsi di innalzamento dei mari aveva sottostimato la perdita di suolo e il dislocamento della popolazione di un terzo.
Eppure mentre si riconosce che il rapporto IPCC sia stato fatto da ricercatori seri, alcuni scienziati sostengono che rappresenta lo scenario peggiore da controllare e comparare contro altri dati.
A soffrire maggiormente degli effetti dell’innalzamento dei mari causato dal cambiamento climatico saranno i contadini poveri ed i pescatori che vivono vicino o lungo la linea costiera del sudestasiatico.
Secondo un articolo del Financial Times, un recente articolo pubblicato da Climate Central ha fatto clamore in Vietnam quando afferma che per il 2050 la maggior parte del Delta del Mekong sarà sommerso dall’acqua.
Per un lettore medio la cosa più stupefacente è che l’origine dei livelli crescenti del mare sta ad oltre 7000 chilometri di distanza da Bangkok e Ho Chi Minh City.
Come spiegato da National Geographic “l’inatteso rapido collasso dei terreni perennemente ghiacciati nell’Artico potrebbe pompare tantissime tonnellate in più all’anno di metano e diossido di carbonio nell’atmosfera, qualcosa di cui si deve ancora tener conto nei modelli di clima”
Sembra una catastrofe lenta ma che accelera di cui tanti nel mondo devono prendere coscienza. I capi di stato sono ben consci della situazione. Nel 2015 195 paesi firmarono l’accordo di Parigi che fissava obiettivi per limitare il riscaldamento globale e le emissioni di gas serra.
Ma nelle due settimane di negoziati a Madrid, i delegati mondiali nel summit del clima mondiale non riuscirono a rafforzare gli obiettivi per tagliare le emissioni che intrappolano il calore nell’atmosfera.
Uno dei temi più contestati si è dimostrato essere il finanziamento della transizione dei paesi più poveri verso tecnologie meno inquinanti tanto da far fallire il summit. L’incombente uscita degli USA dal patto “ha esacerbato le sfide per tagliare l’emissione da record dei gas serra” secondo un rapporto del WSJ.
Ho Chi Minh City che si trova molto vicino al Delta del Mekong già fronteggia inondazioni annuali per la combinazione di tempeste, forti precipitazioni e rilasci di acqua dalle riserve a monte.
Ho Chi Ming City, conosciuta prima come Saigon, è una delle città che crescono più rapidamente nella regione con la sua popolazione di nove milioni di persone che detiene il 21% del PIL vietnamita.
Secondo VnExpress, la città pensa di spendere questo anno 354 milioni di dollari per progetti contro gli allagamenti nel centro e in parte della sua periferia.
I rappresentanti della città discutono anche la possibilità di costruire a uno sbarramento sul tipo di quello sul Tamigi per contenere i prossimi grandi allagamenti.
A Ca Mau nel Delta del Mekong i media di stato hanno detto che le autorità avevano evacuato e costruivano nuove case per 5000 persone colpite dalle acque crescenti.
In Thailandia e Vietnam la gente sembra conscia che sempre più acqua arriva e prima di quanto ci si attendesse.
Ma varie fonti dicono a Bangkok e Ho Chi Minh City dicono che la minaccia dal mare non riceve l’alto livello di attenzione che merita da parte dei rispettivi governi.
Bangkok dove vivono oltre 8 milioni di persone fu costruita su acquitrini e lì le costruzioni sono sprofondate fino a 20 millimetri negli ultimi anni.
Uno scienziato thai di fama, Anond Sanitwong del GISTDA, in una intervista a Deutche Welle, disse che le cifre dicono che la velocità di sprofondamento è di 3 centimetri l’anno, “E’ veloce”.
Secondo Anond mentre ufficialmente è vietata l’estrazione dell’acqua dalle falde da parte delle industrie, oltre il 50% della subsidenza è causata proprio da questa pratica.
Nello stesso articolo si cita che il governo thailandese “ignora il fatto che Bangkok sprofonda da anni”
La capitale thailandese non è l’unica in ciò come mostra l’annuncio del presidente indonesiano Joko Widodo della scorsa estate con cui si dice che la capitale Giacarta, che sta anch’essa sprofondando nel mare, sarà spostata nel Kalimantan del Borneo.
Le aree più colpite di Giacarta sprofondano ad un tasso di 10 20 centimetri l’anno, uno dei maggiori al mondo.
Il 3 gennaio il WSJ citava un rapporto della Banca Mondiale in cui si affermava che quasi il 40% di Giacarta è sotto il livello del mare in larga parte a causa dell’estrazione di acqua dal sottosuolo per l’uso giornaliero, causando il fenomeno della subsidenza.
Di conseguenza l’acqua non ritorna in mare come dovrebbe. La Banca Mondiale notava che i poveri di Giacarta sono membri produttivi dell’economia cittadina ma sono anche “i più vulnerabili ai rischi legati agli allagamenti”.
E lo si è visto nelle inondazioni recenti di questo mese che hanno ucciso 60 persone e cacciato 170 mila dalle case nei rifugi temporanei.
Nelle Filippine si assiste nello stesso fenomeno nelle isole oltre che lungo la linea costiera a Manila.
L’agenzia AFP denunciava vari mesi fa che le città costiere delle Filippine rischiano allo stesso modo per lo sprofondamento anch’esso a causa della costruzione di pozzi per industrie ed agricoltura.
Il costante sprofondamento di alcune città e villaggi costieri come Sitio Pariahan, a dieci chilometri da Manila, ha causato l’intrusione di acque salmastre che, secondo il Philippines Star Online, potrebbero rendere invivibile il villaggio.
Nel frattempo lungo le sponde di 3000 chilometri del Mekong che attraversa sei paesi, la posta in gioco col cambiamento climatico è alta.
Oltre 60 milioni di persone sopravvivono grazie al fiume ed ai suoi affluenti sia per mangiare che per muoversi.
Ma la regione inferiore del Bacino del Mekong è sempre più minacciata dai livelli più alti dei mari, dall’intrusione di acque salmastre, nonché dalla perdita di sedimenti trattenuti dalle dighe cinesi e laotiane a monte.
Dan Southerland, Asiatimes