HUMAN RIGHTS WATCH sugli scontri a Bangkok nel 2010

Si ponga fine alla violenza politica e agli scontri a Bangkok, si portino i colpevoli davanti alla giustizia

Il governo Thailandese dovrebbe mantenere la promessa di eleggere una commissione indipendente per portare avanti un’inchiesta immediata, effettiva e imparziale sulla violenza politicamente motivata e sugli abusi di tutte le parti coinvolte durante le recenti proteste, ha dichiarato Human Rights Watch.

Tutte le parti devono mettere fine alla violenza politica, il governo deve ritenere i colpevoli responsabili, e la leadership Thai deve porre fine alla censura di una stazione televisiva, di più di una decina di radio e televisione e di oltre 36 siti internet.

scontri a Bangkok aprile 2010

Il 10 di aprile, il tentativo del governo di disperdere con la forza le proteste antigovernative organizzate dal Fronte Unito per la Democrazia contro la dittatura (UDD) e sostenuto dall’ex primo ministro Thaksin Shinawatra è diventato una battaglia per le strade di Bangkok.

Secondo il Centro medico di emergenza Erawan, 15 civili e 5 soldati sono stati uccisi da colpi d’arma da fuoco, esplosioni di granate e mezzi esplosivi improvvisati, e da bastonate durante gli scontri a Bangkok.

Almeno 569 civili, 265 soldati e 8 ufficiali di polizia sono stati feriti da inalazioni dei gas, assalti e colpi d’arma da fuoco e ferite da schegge di granate.

La Thailandia ha visto il 10 aprile la violenza politica più sanguinosa in due decenni” ha dichiarato Brad Adams, direttore dell’Asia di Human Rights Watch. “Il governo e i leader della protesta devono dichiarare pubblicamente di porre fine agli attacchi, di stabilire un controllo effettivo sui loro sostenitori ed assicurare che quelli che hanno commesso dei delitti siano indagati e condannati”.

Il governo del Primo Ministro Abhisit Vejjajiva ha provato a limitare le attività dell’UDD rafforzando la Legge di Sicurezza Interna (ISA) per impedire ai manifestanti di marciare, occupare posti chiave e bloccare il traffico a Bangkok. All’inizio della protesta il 12 di marzo, i manifestanti con le magliette rosse hanno sfidato la legge ISA marciando pacificamente attorno Bangkok e bloccando il traffico al ponte Phan Fa e all’incrocio di Ratchaprasong e trasformando così le due locazioni in luoghi continui di protesta.

Gli Scontri a Bangkok

La protesta dell’UDD è diventata violenta il 7 di aprile quando Arisman Pongruangrong, uno dei leader dell’UDD, ha diretto i manifestanti dal sito di raduno sul ponte del Phan Fa al palazzo del Parlamento durante un incontro dei ministeri del governo e membri del Parlamento.

Mentre la polizia antisommossa indietreggiava, i manifestanti entravano nel recinto del parlamento con la forza sfondando i cancelli con un camion. Arisman si mise alla ricerca del Ministro Suthep Thaugsuban che era accusato di aver ordinato in precedenza alla polizia di aver lanciato sui manifestanti bombe lacrimogene.

Dopo l’incitamento della folla da parte di Karun Hosakul, un deputato del Puea Thai Party favorevole a Thaksin, i manifestanti hanno assaltato un officiale di polizia di protezione del Ministro e gli hanno preso le armi (una pistola e un fucile d’assalto M16). Mentre saliva la protesta, i ministri e i deputati nel Parlamento scappavano dal Parlamento mediante una scala ed entrare in un recinto adiacente. Alcuni dei deputati e la loro scorta portavano con sé armi durante la loro fuga, ma non aprirono il fuoco. In risposta all’assalto del palazzo del Parlamento, il governo dichiarava, più tardi nello stesso giorno, lo stato di emergenza a Bangkok e nelle province vicine

Altri scontri a Bangkok sono scoppiati il 9 di aprile quando i manifestanti guidati da Jatuporn Prompan, Nathawut Saikua, Arisman Pongruangrong, e Karun Hosakul, si sono recati alla stazione satellitare Thaicom nella provincia di Pathumthani per rimettere in funzione il canale televisivo People’s Channel le cui trasmissioni erano state interrotte dal governo dopo la dichiarazione dello stato di emergenza.

I soldati di guardia alla stazione satellitare usavano scudi e bastoni, cannoni ad acqua e gas lacrimogeni per fermare i manifestanti, ma si ritirarono quando divennero sopraffatti nel numero. Alla fine della protesta risultavano feriti 16 manifestanti e 5 soldati.

L’assedio dei manifestanti è terminato attorno alla stazione televisiva dopo aver raggiunto un accordo col generale Krisda Pankongchuen, comandante della polizia della provincia, e i dirigenti di Thaicom per cui la diffusione del segnale del People’s Channel sarebbe stata ripristinata. La stazione rimane in parte bloccata.

Human Rights Watch ha notato che sotto gli ordini del primo Ministro Abhisit, soldati e polizia inizialmente hanno mostrato un grande ritegno nonostante le provocazioni dei manifestanti. Entrambi l’assalto al Parlamento del 7 aprile e lo scontro alla stazione satellitare Thaicom sembravano essere stati calcolati per causare una risposta violenta da parte delle forze di sicurezza.

Gli incidenti del 9 aprile hanno spinto il CRES, Centro per la risoluzione delle situazioni di Emergenza, organismo misto civile militare per le decisioni in situazioni di emergenza, presieduto dal Ministro Suthep, a rafforzare il tentativo di porre fine alla protesta dell’UDD.

Più di mille soldati sono stati mobilitati per le operazioni di dispersione della folla. Le battaglie di strada sono scoppiate attorno all’1 di pomeriggio quando il leader ha condotto i manifestanti dal ponte Phan Fa a fronteggiare i soldati di stanza nel quartier generale della I regione dell’esercito su Rajadamnoen Nok Road.

Quando i manifestanti hanno provato a invadere il recinto, sono stati fermati dai cannoni ad acqua, mentre i manifestanti buttavano pietre contro i soldati che usavano bastoni e scudi, lacrimogeni e proiettili di gomma per disperdere la folla. Resoconti video e fotografici mostravano i soldati sparare con munizioni normali in aria in tutto il pomeriggio. Human Rights Watch ha raccolto foto che mostrano che i caricatori di quei fucili d’assalto erano caricati con munizioni normali. Le bombe lacrimogene erano buttate da elicotteri militari sui manifestanti con conseguente rischio di morte e di ferite serie tra i manifestanti.

La violenza degli scontri a Bangkok cresce il 10 di aprile

La situazione il 10 di aprile divenne più violenta con la serata quando entrambi gli schieramenti hanno ingaggiato sparatorie. I manifestanti si raggruppavano e rispondevano con tubi di metallo e lance di bambù affilate. Alcuni hanno lanciato bombe molotov verso i soldati, mentre altri attaccavano i soldati con improvvisati strumenti esplosivi. Alcuni soldati sono stati ripresi mentre sparavano con munizioni vere direttamente contro i manifestanti con i loro fucili d’assalto.

Nella notte del 10 aprile, manifestanti armati con fucili M16 e AK47sparavno contro i soldati all’intersezione Khok Wua sulla Rajdamnoen Road. Alcuni sparavano granate M79 e lanciavano granate a mano M67 contro i soldati. Le riprese video mostrano che questi uomini armati operavano con professionalità e coordinamento. Alcuni dei loro attacchi sembravano specificatamente volere uccidere e colpire ufficiali di comando delle unità dell’esercito coinvolte nelle operazioni di dispersione della folla.

Testimoni hanno raccontato ad Human Rights Watch che alcuni dei manifestanti bloccavano le ambulanze nella loro corsa verso gli ospedali e dopo aver estratto i soldati feriti dall’ambulanza li picchiavano.

Alla luce del numero crescente di vittime il governo annunciava alle 9 di sera che le operazioni di dispersione della folla sarebbero state fermate. In aggiunta alle morti e ai feriti, l’UDD sostiene che molti manifestanti sono scomparsi dopo gli scontri del 10 aprile.

Nathawut, un leader UDD, ha pubblicamente invitato i manifestanti ad assaltare e distruggere i centri commerciali di lusso in quell’area. Nonostante la pressione dei militari che chiedevano di liberare l’area di Ratchadaprasong, Abhisit ordinava al governo di non provare a disperdere i manifestanti dell’UDD all’incrocio Ratchadaprasong per paura che ci possano essere molte più vittime e danni.

Human Rights Watch ha salutato con piacere l’annuncio di Abhisit che ci sarà un’inchiesta veloce, reale e imparziale sulla violenza politicamente motivata e sugli abusi di tutte le parti.

“L’annuncio del primo ministro che farà un’inchiesta sulla condotta delle forze di sicurezza è senza precedenti, ma deve mostrare la volontà e la capacità per dare seguito.” sostiene Adam “Allo stesso tempo, indipendentemente dalle loro rimostranze affermate, quelli dell’UDD che si sono macchiati di crimini devono essere portati davanti alla giustizia. I leader dell’UDD devono capire che quando usano la violenza, non possono più affermare di essere un movimento pacifico.”

Human Rights Watch ha sottolineato che tali inchieste devono determinare chi nelle forze di sicurezza ha dato ordine di sparare munizioni vere e sotto quali circostanze. Nella protezione della salute pubblica, le autorità thailandesi sono obbligate a metodi legali, incluso l’uso della forza in proporzione al livello della minaccia o agli obiettivi legittimi.

Abhisit, durante una conferenza pubblica sul 10 aprile, ha detto che i soldati potevano usare munizioni cariche solo in due casi: per sparare colpi di avvertimento in aria e per difendersi quando era minacciata la loro vita. I principi fondamentali delle Nazioni Unite sull’uso della forza e delle armi da parte degli organi di polizia sostiene che le autorità devono, per quanto possibile, applicare mezzi non violenti prima di usare la forza e armi da fuoco. Ogni volta che l’uso legale della forza e delle armi è inevitabile, le autorità devono usare accortezza e agire in proporzione alla serietà dell’attacco.

Una forza letale può essere usata allorché strettamente inevitabile per proteggere la vita. I Principi Fondamentali richiedono un rapporto effettivo ed un processo di revisione specialmente nei casi di morti e di danni seri.

A questo riguardo, Human Rights Watch ha espresso preoccupazione sull’immunità vasta prevista nel Decreto di Emergenza sulla amministrazione pubblica in uno stato di emergenza (Decreto di Emergenza), dichiarato in origine dal Governo di Thaksin. La sezione 17 del decreto afferma che chiunque abbia un potere ufficiale per portare aventi un compito di emergenza non è soggetto alle responsabilità civili, criminali o disciplinari se l’atto è fatto in buona fede, è non discriminatorio e non è irragionevole nelle circostanze. Estendendolo come si fa a tutte le operazioni di polizia, comprese quelle che possono violare tali diritti fondamentali come quello alla vita, la sezione 17 del decreto di emergenza viola gli obblighi internazionali della Thailandia, compresi quelli nella Convenzione dei diritti civili e politici, di investigare su tali violazioni indipendentemente dalle circostanze e di assicurare i colpevoli alla giustizia.

“Ci si augura che le battaglie nelle strade finiscano, ma la violenza politica può ricominciare in ogni momento in Thailandia. Ora è tempo che leader politici seri si accordano per trovare una situazione politica prima che la violenza scoppi di nuovo. Una parte della soluzione è di assicurare i colpevoli alla giustizia indipendentemente dalla loro affiliazione politica.”

Gli attacchi ai media e la censura

Human Rights Watch ha anche espresso grave preoccupazione per la salvaguardia dei giornalisti e ha condannato la censura del governo thailandese. Il cameraman della Reuter Hiro Muramoto è stato sparato ed ucciso l’11 aprile durante uno scontro violento tra i dimostranti e le truppe thailandesi. Non è chiaro chi lo ha ucciso. Muramoto era un cittadino giapponese che lavorava per la Reuters da più di 15 anni.

Alcuni leader dell’UDD e i manifestanti hanno reagito con aggressività verso i giornalisti Thailandesi che criticavano la loro protesta o mettevano in luce gli atti di violenza e gli abusi. Il giorno 11 aprile i giornalisti erano pressati a lasciare il luogo della protesta sul ponte Phan Fan. Nello stesso giorno, mezzi mobili delle stazioni televisive Modern Nine e TPBS TV erano state sequestrate dai manifestanti negli uffici della Thaicom nella provincia di Pathumthani. I manifestanti dell’UDD hanno preso come obiettivo delle proteste la stazione TV NBT del governo compresi attacchi com bombe M79 al quartiere generale della NBT e agli uffici provinciali. Manifestanti dell’UDD hanno attaccato Channel 5 a Bangkok con bombe a mano M67.

Human Rights Watch ha detto che il governo ha messo in pericolo fortemente la libertà dei media e la libertà di espressione quando il ministro Suthep ha usato i poteri dell’emergenza per autorizzare la chiusura di 36 siti web, stazioni televisive e radiofoniche, di radio e televisioni online con l’accusa di diffondere cattiva informazione e di incitare all’insurrezione. La maggior parte di questi siti o televisioni o radio sono o allineati all’UDD o appartengono ad esso.

Human Rights Watch ha richiesto al governo di togliere da subito la censura ed altri limiti alla liberà di espressione online e di diffusione sotto il decreto di emergenza, o di incriminarli secondo dovuto per istigazione secondo il codice penale consistente con la legge internazionale.

“Il governo mina la propria credibilità di essere democratico quando cerca di mettere mano ad una censura così vasta di opinioni politiche. La libertà dei giornalisti e dei media è sotto rischio a causa del conflitto politico”

HRW

La morte di Hiroyuki Muramoto negli scontri di Bangkok

Mentre è salito il numero di morti e dei feriti, Reporters Without Border chiede un’inchiesta indipendente che accerti come sia stato ucciso il giornalista giapponese della Reuters Hiroyuki Muramoto mentre seguiva gli accadimenti a Rajdumnoen Road.

Muramoto è morto per un proiettile al capo ed è stata chiesta un’autopsia e perizia balistica per accertare la verità in modo trasparente, con l’aiuto se necessario anche di esperti stranieri.

“L’indagine deve essere eseguita ai più alti livelli del comando militare allo scopo di accertare se le truppe hanno usato proiettili veri dal momento che proiettili in caucciù e granate a gas lacrimogeni sono di solito impiegati peril controllo dei disordini.”

Si vuol verificare inoltre se, considerato che da elementi del movimento delle magliette rosse c’era stata una rivendicazione di sequestro di armi dei militari, i proiettili non possano provenire dal lato dei manifestanti.

15 morti per le strade di Bangkok al ponte Phan Pa

15 morti, dei quali 4 militari e 11 civili, e tra essi vi è un giornalista giapponese, è il risultato degli scontri a Bangkok allorché la polizia si è mossa per liberare il ponte Phan Pa, svincolo importante tra la Bangkok vecchia e quella più moderna.

scontri a bangkok Phan Pa

La notizia è del Bangkok Post, dell’11 aprile ore 1,40 di notte, ore locali (circa le 21,00 italiane). Il ponte è attualmente controllato dalle forze di sicurezza. Al momento la zona commerciale di Rajaprasong rimane ancora occupata dalle magliette rosse. Gli scontri si sono allargati verso il monumento per la democrazia e la zona di Kao Sarn Road.

Durante gli scontri la polizia ha fatto uso di idranti, fucili con pallottole di gomma, lacrimogeni; l’uso delle armi era autorizzato solo nel caso di difesa personale e per sparare in aria (!). I morti sono stati tutti colpiti da fucili M40; durante gli scontri si sono uditi oltre a colpi di arma da fuoco anche esplosioni di granate.

Questa svolta è giunta dopo alcuni giorni di scontro aperto in cui i manifestanti e Polizia si sono confrontati dinanzi a molti luoghi caldi.

Va ricordato lo sfondamento dei cancelli del Parlamento e l’invasione dei manifestanti; la chiusura della radio delle magliette rosse e la sua riapertura a causa dell’invasione delle magliette rosse con disarmo della polizia mandata lì a vigilare: in tutti questi casi la polizia è stata disarmata, le armi riconsegnate alla polizia stessa.

Quando sono stati consegnati i mandati di arresto per alcuni leader della protesta, un folto gruppo di manifestanti (da alcune fonti 300) si è diretto al comando di polizia e pretendendo di entrare come avevano fatto in altri luoghi. Dalla risposta della polizia e dall’ordine del ministero degli interni sono partiti gli ordini di smobilitare.

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