Chiunque abbia viaggiato in Thailandia si è spesso imbattuto o ha visto incontri di Box Thailandese, Muay Thai, combattuti da grandi ma anche da pugili bambino.
Qualche incontro tra due bambini di cinque anni, il cui peso raggiunge appena i 17 chili per combattere in una divisione come si legge sul TheThaiger, ha suscitato reazioni differenti.
I bambini non avevano le protezioni della testa, l’intervento dell’arbitro consisteva solo nel riportare i due bambini al centro del ring.
Voler far passare questi incontri come una dimostrazione delle tradizioni thailandesi è proprio una totale eresia intrisa di cattiveria e qualcuno si è accorto per fortuna che non è una cosa del tutto accettabile. Qualcun altro addossa la colpa alle famiglie che hanno fame di soldi, o forse solo fame, perché questi piccoli nascono in grande maggioranza da famiglie povere.
La Mahidol University si è preso la briga di fare una ricerca sull’argomento:
“Lo studio ha mostrato un danneggiamento del cervello e di perdita di memoria, come anche un alto rischio di disordini neurologici tra i giovani pugili rispetto ai loro coetanei che non praticano la box” ().
In un suo articolo Pravit Rojanaphruk scrive:
“i bambini che combattono soffrono di danni celebrali non rilevati con conseguente abbassamento del IQ, ridotto controllo emotivo e un maggior rischio della malattia di Parkinson.
Più a lungo combattono minore il loro IQ e la loro intelligenza. Quello è il loro futuro, come ha detto la dottoressa Jiraporn Laothamatas in una conferenza presso il Ramathibodi Hospital. La dottoressa ha aggiunto che bambini che hanno meno di 15 anni vanno incontro a maggiori danni celebrali rispetto agli adulti quando colpiti sul capo.
Lei ha detto che mentre non si conosce il numero preciso di pugili nel paese con meno di 15 anni, le stime parlano vanno da 100 mila a 300 mila di pugili, con una percentuale che va dal 1% al 4% in quel gruppo di età.”
In questo studio si sono messi a confronto 335 pugili bambino con meno di 15 anni con 252 bambini della stessa età e ambiente socioeconomico che non hanno mai fatto box.
Dai test si ricava che i pugili bambini avevano un indice IQ minore di dieci punti rispetto all’altro gruppo, mentre si ritrovavano danni ai lobi temporali e agli ippocampi con accumulo di ferro nel cervello. Sono stati anche fatti paragoni ai danni celebrali di persone che hanno sofferto di colpi alla testa o danni ai tessuti connettivi causati da incidenti stradali.
Sono danni che costringono questi pugili bambino a continuare a fare quello che hanno imparato, Muai Thai, senza troppe possibilità di salire la scala sociale attraverso la scuola.
Chatsuda Chandelling, che presiede il gruppo della Commissione Nazionale sui diritti umani per vecchi, bambini, istruzione, salute pubblica e disabili, sostiene che è tempo di intervenire su questa questione anche in ragione che i pugili bambino partecipano a gare in cui sono stabiliti dei premi.
La legge thai sulla boxe del 1999 prevede che i pugili di Muai Thai devono avere almeno 15 anni per poter per poter essere registrati come tali, ma comunque deve essere modificata per tener conto della legge di Protezione e dei diritti del Fanciullo.
I combattimenti fatti da minori di 15 anni sarebbero perciò non autorizzati e tenuti durante eventi differenti.
Scrive ancora Pravit:
“Adisak Plitpornkarmpim aggiunge che il ministro del lavoro non lo considera lavoro minorile (il partecipare a gare in cui si compete per una somma di denaro) e che le scuole promuovono incontri di box per bambini. Dice che i genitori di povere famiglie mandano i loro bambini di cinque o sei anni a combattere per un premio.
Non esiste un’età sicura per combattere, ma cerchiamo un bilancio tra salute e diritto a decidere di combattere. Ai bambini con meno di 12 anni dovrebbe essere vietato combattere in incontri competitivi, ed aggiunge che solo pochissimi finiscono nel professionismo ed il resto deve tornare nella società con problematiche che rendono il loro futuro più a rischio”